Sironi Mario

Mario Sironi
1885-1961

Sironi nasce a Sassari, secondo di sei figli, il 12 maggio del 1885. Il padre Enrico lavora, in quel periodo, per il Genio Civile come ingegnere. La madre Giulia Villa è la figlia di un curioso personaggio fiorentino, il Prof. Ignazio, noto per i suoi molteplici interessi che spaziano dall'astronomia, all'architettura, alla scultura.

Un anno dopo la nascita di Mario, la famiglia Sironi si trasferisce a Roma dove il padre Enrico viene trasferito e qui Mario compie gli studi elementari, medi e superiori, palesando una forte inclinazione per il disegno.


il ciclista 1916



Il camion giallo 1918

Paesaggio urbano con camion 1921

paesaggio urbano 1922


Il 1898 è l'anno del primo grande dolore di Mario, infatti, a causa di una malattia polmonare, muore il padre Enrico, proprio quando la moglie Giulia è in attesa del sesto figlio. È un brutto momento che Giulia riesce a superare anche grazie al sostegno economico del suo fratellastro Libero. Intanto Mario frequenta l'Istituto tecnico di San Pietro in Vincoli, uscendone diplomato nel 1902. Nello stesso anno si iscrive alla facoltà di Ingegneria di Roma dove inizia a frequentare i corsi.

 

 

L'anno seguente, però, si ammala di nervi (psiconevrosi) ed è costretto ad un lungo periodo d'inattività dal quale il giovane esce con la ferma determinazione di dedicare tutte le sue energie alla pittura. Abbandona quindi l'Università ed inizia a seguire i corsi della Scuola Libera del Nudo presso l'Accademia di Via Ripetta. Lì ha modo di conoscere sia Melli che Balla e quest'ultimo lo introduce presso i suoi amici Severini e Boccioni.

Sironi diviene in breve molto amico di questi pittori che lo incitano e lo convincono ad aprire un suo studio nel centro di Roma. Intanto altri amici e parenti lo aiutano a sbarcare il lunario procurandogli piccole commesse come quella d'illustratore presso "La lettura", che Sironi, come egli stesso testimonia in una lettera, non ama particolarmente, anche se deve fare di necessità verità.

In questo primo periodo produttivo, Sironi si dedica allo studio del divisionismo forse influenzato da Balla e Boccioni; tuttavia mantiene solidi legami con altra pittura più squisitamente realista. Del 1905 è il ritratto di "La madre che cuce", dove è evidente la commistione di queste tendenze pittoriche. Ed è proprio in casa della madre che Sironi ha modo di radunare, grazie anche alle doti pianistiche di sua sorella Cristina, molti degli artisti ed intellettuali conosciuti fra l'Accademia e la "terza saletta" del Caffè Argano.

 


Coppa Baracca 1924

la madre che cuce 1925

Nudo con albero 1930

L'Italia corporativa
mosaico


A cavallo fra il 1905 ed il 1906 è da datarsi il primo soggiorno di Sironi a Milano, presumibilmente ospite del cugino Torquato che l'aiuta anche in solido passandogli una specie di borsa di studio. Sironi, però, continua a non stare bene e ciò è testimoniato da un appunto di Boccioni. Con questi Sironi vive un rapporto conflittuale, senz'altro dovuto alle forti personalità di entrambi. Sembra comunque che Sironi abbia raggiunto l'amico a Venezia in un soggiorno del 1907.

 

Nel 1908 Sironi è a Parigi (anche qui dubbia la presenza di Boccioni) e in Germania, precisamente a Erfurt, ospite dello scultore Tannenbaum che aveva precedentemente conosciuto al Caffè Aragno di Roma. Un secondo soggiorno a Erfurt è ancora del 1908 e Sironi invia sue notizie alla madre rassicurandola circa il suo stato di salute. Un terzo ed ultimo viaggio in Germania nel 1911, sembra più una fuga da chi, compresa la madre, lo ritiene maturo per il sanatorio.

Dal 1912 cominciano le tematiche futuriste. Il 1914 è l'anno dell' "interventismo", ma anche l'anno in cui, nella Galleria "Permanente Futurista" di Sprovieri, a Roma, si tengono le prime mostre di questo movimento. Sironi è presente a quella denominata "Esposizione libera futurista" (aprile-maggio), comprendente anche pittori non direttamente coinvolti, con una serie di sedici dipinti. Conosce, sempre nel '14, la sua futura moglie, Matilde Fabbrini. La fine del 1914 e l'inizio del 1915 inizia a prestare la sua collaborazione ai due periodici di "La Tribuna": "Noi e il mondo" e "La Tribuna illustrata".

 


La giacca azzurra 1955

L'architetto

L'Italia tra le Arti

Composizione

Nello stesso anno si trasferisce a Milano  e prende a collaborare anche con la rivista "Gli Avvenimenti". Il fidanzamento con la Fabbrini è ormai ufficiale. Alla fine di marzo Marinetti lo inserisce fra i dirigenti del Futurismo, felice di aver potuto rimpiazzare l'uscita di Soffici con "un ingegno almeno cento volte superiore". Nel 1919 Sironi converge silenziosamente verso temi metafisici, trattati, nella solita personalissima maniera, con le figure più che mai scandite nei vigorosi chiaroscuri.

 

 

Nel 1920 Sironi  frequenta la casa di Margherita Sarfatti a Milano, critico d’arte e mecenate degli artisti milanesi. Alla fine dell’anno partecipa, in veste futurista, alla Mostra italiana dell’Esposizione d’Arte Moderna di Ginevra, venendo notato come una delle figure italiane più significative dell’intera rassegna.

Nel 1922 Sironi diviene illustratore e grafico del quotidiano organo del Partito Fascista: "Il Popolo d’Italia". Ancora nel 1922 una svolta: Sironi, assieme ad altri sei pittori (Bucci, Dudreville, Funi, Malerba, Marussig, Oppi) e sotto gli auspici della Sarfatti, fonda, nella "Galleria Pesaro" di Milano, il movimento "Novecento", o più propriamente, "Sette pittori del Novecento".
Sironi partecipa, ancora nel maggio del '26, ad una mostra di artisti novecentisti a Parigi, presso la Galleria Carminati e ad un’altra mostra di pittori italiani presentati a New York dalla Società Italo-Americana. Nel febbraio del '27 lo troviamo ancora a Milano, alla "Galleria Scopinich", dove espone assieme ad altri "15 artisti del Novecento": in marzo Sironi è a Zurigo, alla mostra "Italianische Maler", presso il Kunsthaus, per cui ha realizzato il manifesto. Era intanto entrato a far parte del Comitato artistico direttivo della Biennale monzese che nel '27 tiene la sua terza edizione. In quella sede espone caricature ed illustrazioni realizzate per "Il Popolo d’Italia", incontrando grande fortuna critica. Nell’ottobre dello stesso anno partecipa ad un’altra mostra di artisti italiani (Campigli, De Chirico, Tozzi, De Pisis, ecc.) allo Stedelijk Museum di Amsterdam e alla fine dell’anno realizza il manifesto del "Crepuscolo degli dei" di Wagner, rappresentato alla Scala di Milano.

 


Cavallo sellato

Paesaggi urbani

Periferia


Nel 1928 partecipa con nove opere alla XVI Biennale di Venezia e ad una mostra di "Sette pittori moderni" tenuta nelle sale della Galleria Milano. Inizia inoltre una collaborazione con l’architetto Muzio con il quale cura la sistemazione del Padiglione della Stampa italiana alla mostra "Pressa" di Colonia e del Padiglione del "Popolo d’Italia" alla Fiera di Milano.

 

 

Nel 1929, Sironi aveva intanto partecipato ad altre mostre. Innanzitutto alla rassegna di novecentisti italiani organizzata dalla Società des Beaux-Arts di Nizza (mostra ripetuta in giugno anche a Ginevra presso la Galleria Moos), poi alla mostra presso la "Galleria Milano" (a Milano) dove esponevano gli stessi artisti dell’anno prima ed infine, alla II Mostra del Novecento italiano, sempre tenuta alla Permanente di Milano.

Nel 1930 si apre con la partecipazione di Sironi, alle mostre della Kunsthalle di Basilea e Berna. Segue la sua partecipazione alla XVII Biennale di Venezia e alla Mostra del Novecento Italiano a Buenos Aires e realizza, per la prima volta, le scene teatrali per "L’isola misteriosa" di U. Betti, messa in scena al Teatro Manzoni di Milano. Sempre nel '30 Sironi incontra Maria Alessandra (Mimi) Costa, giovanissima modella, graziosa e avvenente. Si separa dalla Fabbrini e decide di vivere con lei.

Nel 1931 si apre con l’inaugurazione della I Mostra Quadriennale di Roma dove Sironi partecipa con una "personale" di 23 opere fra cui "La famiglia". Durante l’anno espone ancora ad Atene, Trieste, Monaco, Helsinki, Stoccolma, Baltimora e Pittsburgh, dove gli viene riconosciuto il secondo premio alla XX Mostra Internazionale di Pittura del Carnegie Institute.

Dal 1932 comincia a dedicarsi al problema della pittura murale e ne scrive su "Il Popolo d’Italia". A marzo espone con altri ventuno artisti italiani alla "Galleria Bernheim" di Parigi. Durante l’estate partecipa alla XVIII Biennale di Venezia. A ottobre si inaugura la Mostra della Rivoluzione Fascista (decennale) a Roma (Palazzo delle Esposizioni, Via Nazionale) e a Sironi è affidato l’incarico di realizzare alcune delle sale più importanti, quelle cioè della "Marcia su Roma", il "Salone d’onore" e la "Galleria dei fasci", con un grande bassorilievo, "L’Italia in marcia". Realizza, infine, anche il manifesto della mostra.

Nel 1933 l’evento principale è la V Triennale di Milano (Esposizione Internazionale d’arte industriale ed architettura moderna), del cui direttorio Sironi fa parte insieme a C. A. Felice e Gio Ponti (architetti). Sironi si occupa della parte decorativa della mostra e a tale scopo chiama attorno a sé tutta la "crema" degli artisti di allora (pittori e scultori), da Carrà a Campigli, da De Chirico a Savinio, da Depero a Martini, Marini, ecc. Sironi, da parte sua, realizza, oltre ad altre opere, un grande dipinto murale (110 metri quadri), "Il lavoro", che viene però distrutto l’anno seguente.

Il 1934 vede Sironi realizzare le scene per "La Tosca" di Puccini, rappresentata dal Teatro dell'Opera Italiana in Olanda e partecipa con alcune opere all’Esposizione dell’Aeronautica italiana a Milano, presso il Palazzo dell’Arte.

 


Solitudine

squadra d'azione

Venere dei porti


Nel 1935 espone in Polonia, a Firenze, a Parigi (Jeu de Paume) e partecipa alla seconda edizione della Quadriennale di Roma. Sempre a Roma affresca l’Aula Magna dell’università appena costruita da M. Piacentini. Si tratta di un tema raffigurante "L’Italia fra le Arti e le Scienze", di ben 200 metri quadri, di sapore retorico, che viene poi riveduto e corretto nel dopoguerra da un altro pittore.

 

Nel 1936 cura la realizzazione del Padiglione FIAT alla Fiera di Milano e fa ancora parte del direttorio della VI Triennale di Milano, per cui realizza il manifesto e le medaglie commemorative. Ancora di quest’anno è il cartone per il mosaico "La Giustizia fra Legge e Forza", che, una volta realizzato, viene sistemato nell’Aula della Corte d’Assise del Palazzo di Giustizia di Milano. Un altro affresco, "L’Italia, Venezia e gli studi", Sironi lo termina nel '37 per l'Istituto di Economia e Commercio dell’Università Ca’ Foscari di Venezia; inoltre quell’anno la Biennale di Venezia organizza all’Akademie der Bildend Kunste di Berlino, "Arte italiana dall’Ottocento ai giorni nostri", in cui Sironi espone alcune opere.

Nel 1938-39 progetta una "Annunciazione" (vetrata concava policroma) per l’Ospedale Niguarda di Milano ed è presente alla Mostra del Dopolavoro presso il Circo Massimo di Roma. Nel '39 e '40 scolpisce due grandi bassorilievi per la nuova sede di "Il Popolo d’Italia"; espone in una collettiva alla "Galleria Barbaroux" di Milano e in una rassegna di artisti italiani nel Kunsthaus di Zurigo. Nel '41 espone a Cortina d’Ampezzo (Coll. Rimoldi), Milano ("Galleria Il Milione") e Genova (Gallerie "Genova" e "Rotta"). Progetta le scene per il "Dottor Faust" di Busoni, messo in scena da Salvini all’ VIII Maggio Musicale Fiorentino. Fra il '42 e il '43 partecipa ad altre esposizioni in gallerie di Milano, Venezia, Firenze e Zurigo. Collabora particolarmente con la "Galleria del Milione" di Milano. Alla fine della guerra è costretto a sfollare per evidenti motivi politici, avendo infatti aderito, in precedenza, alla Repubblica Sociale Italiana. Ripara a Dongo e a Bellagio.

Nel 1946 si occupa ancora di teatro realizzando scene e costumi del "Tristano e Isotta" di Wagner, che viene messo in scena nel '47 al Teatro alla Scala di Milano. Continua peraltro la serie delle esposizioni anche all’estero con mostre a Losanna nel Museo Cantonale, a Buenos Aires ("Galleria Muller") e Madrid, al Museo Nazionale d’Arte Moderna.

Nel 1948 si uccide la sua figliola prediletta, Rossana. è per lui un grande dolore. Ancora nel 1948 è la realizzazione scenica, particolarmente riuscita, di "I Lombardi alla Prima Crociata" di Verdi, rappresentata nell’ambito del Maggio Musicale Fiorentino.

Nel 1949 espone in una mostra personale alla "Galleria Genova" di Genova. Sempre nel '49 espone in una personale alla "Galleria Cadario" di Milano.

 


Uomo Seduto

Tre totem

Nel 1950 alla "Galleria Annunciata" di Milano. Sempre nel 1950, oltre alle ormai innumerevoli partecipazioni a mostre collettive in ogni dove, propone e ottiene per l’anno seguente, che l’Ambasciata d’Italia in Francia, istituisca un Premio Parigi di pittura da tenersi a Cortina d’Ampezzo, che lo vede fra i membri della giuria assieme a Campigli, Carrieri, Casorati, Marini, Pallucchini, Rimoldi, Severini, ecc..

 

 
Nel 1951, inoltre, partecipa ancora alla IX Triennale di Milano e alla II Biennale di Arte Sacra di Novara.

Nel 1952 Sironi contrae una malattia alle ossa. Per questo i suoi soggiorni a Cortina diventano sempre più frequenti. Egli, a Cortina; è curato all’ospedale ortopedico Rizzoli Codivilla dal suo amico primario Prof. Antonio Allaria. Lo segue e accompagna ovunque il suo allievo, il pittore Italo Squitieri. Ancora nel 1952 espone alla "Galleria del Cavallino" (Venezia) in una mostra antologica con opere dal 1922 al 1935. La scelta è in chiara polemica con la Biennale di Venezia dello stesso anno. Nel 1953 prepara una "personale" per la "Galleria Per" di Oslo, e la "Galleria del Milione" di Milano organizza una mostra di sue importanti opere, itinerante in molte città degli Stati Uniti. Nel 1954 espone nell’ampia mostra antologica dedicata alle celebrazioni dei "Trent’anni della Triennale" di Milano. L’Accademia di San Luca (Roma) gli assegna il Premio "Luigi Einaudi" e il Ministero della Pubblica Istruzione La Medaglia d’Oro come "Benemerito della cultura". Nel 1956 diventa membro dell’Accademia di San Luca.

Nel maggio 1960, la "Galleria Schwarz" di Milano allestisce una importante mostra di Picasso e Sironi. L’artista spagnolo, infatti, aveva sempre tenuto Sironi in somma considerazione, definendolo un "vero artista". Ancora nel 1960, nell’ambito della XXX Biennale di Venezia, vengono presentate otto opere, dal 1908 al 1917, che costituiscono una selezione del periodo futurista di Sironi. La rassegna, difatti, è il primo importante tributo a questo movimento storico in Italia.

Nel maggio 1961, infine, viene attribuito a Sironi il Premio Città di Milano, che risulta essere l’ultimo omaggio al grande Artista, visto che il 13 agosto, dopo essere stato ricoverato in una clinica milanese, Sironi muore all’età di settantasei anni. Viene tumulato nel cimitero di Bergamo, vicino alla madre ed alla prediletta figlia Rossana.

 

 

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