Filippo De Pisis
1896 - 1956

Luigi Filippo Tiburtelli, Filippo De Pisis in arte è nato a Ferrara nel 1896.


Campo dell'angelo Raffaele Venezia

La chiave rossa

La Darsena a Milano

Marina
con conchiglie

Negli anni della giovinezza ferrarese De Pisis porta a termine gli studi regolari, ma coltiva ad un tempo molteplici interessi: dalla botanica alla storia dell'arte, dalla pittura alla letteratura. Molte di queste esperienze, e in particolare quella letteraria, riaffiorano e tornano utili in seguito al suo lavoro pittorico. Altrettanto vale per l'incontro avvenuto a Ferrara, nella seconda metà degli anni Dieci, con i padri della pittura metafisica: De Chirico, Savinio e Carrà.

 

Anche i frutti di quell'esperienza maturano più avanti, negli anni di Parigi. Nel 1920 si trasferisce a Roma, dove lavora alla definizione di un proprio linguaggio figurativo.
Esiti interessanti di quel periodo non mancano, ma è a Parigi, dove si trasferisce nel 1925, che, anche grazie allo studio dei grandi ottocentisti francesi e dei contemporanei, raggiunge la piena padronanza dei suoi mezzi, avviando uno dei più straordinari itinerari della pittura del Novecento, non solo italiano.

Il suo pennello diventa infatti una sorta di sismografo capace di registrare con inimitabile immediatezza ciò che accade nell'attimo dell'incontro-scontro tra la sensibilità dell'artista e l'emozione che gli procurano le cose, anche le più umili: una semplice penna d'oca a terra, nel mezzo di una strada, o una conchiglia abbandonata su una spiaggia.

 
 


Natura morta
con pipa e libri

Natura morta
marina

Natura morta
con carciofo e conchiglia

Parigi
la Torre Eiffel

Natura morta
con candeliere e violino

Paesaggi, nature morte, frutti, fiori, animali e uomini sono tratteggiati, sulle sue tele, con pennellate lievi, vibranti, luminose, fragili in apparenza, ma dure in realtà come il fil di ferro.
È così per tutto il quindicennio trascorso a Parigi, e poi anche in Italia, a Milano e Venezia, dove risiede principalmente a partire dal 1939.
Vengono, infine, gli anni di Villa Fiorita.

 

 

Anni di sofferenze che si riflettono nelle opere di quel tempo estremo della sua arte, ma che non gli impediscono di prosciugare la sua "vena pittorica", costruendo una sintassi figurativa ridotta all'essenziale, capace di esiti all'altezza di quanto di più grande e di più moderno andava avvenendo in pittura, in Italia e fuori.
Mentre compiva gli studi classici cominciò a disegnare sotto la guida del Domenichini e del Longanesi. Laureatosi in lettere, insegnò per qualche tempo.

Nel 1925 si trasferì a Parigi, dove acquistò solida fama anche come poeta. Se vogliamo riferirlo alla tradizione nostrana vengono in mente Magnasco e Guardi, specialmente Guardi.
Agli inizi interpreta a modo suo la pittura di De Chirico e di Carrà rendendola effervescente.

 


Pesci  sacri

Quai de la Tournelle

Lungosenna Voltaire

La salute a Venezia

  Vaso di fiori


T
ra il 1924 e il 1927 realizza le nature morte marine, "dove la lezione di Manet è visibile anche nella scelta della tavolozza, nell'uso delle lacche rosse, affondate nella dolcezza delle terre gialle o bruciate, degli accordi sui complementari giallo-oro e blu di Prussia e l'infinita scala dei verdi accordata coi rossi.

 

Sulla tela dalla lievissima imprimitura si espandono le pennellate a furia, larghe, non grasse di colore, intense nella materia, scorrevoli, asciutte e solo a tratti raggrumate in una sosta più densa, come i nodi in una canna di bambù" (Raimondi).

De Pisis muore a Milano nel 1956.

 

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