Il Futurismo
Movimento artistico
italiano e internazionale nato con la pubblicazione nel 1909 a Parigi del
manifesto omonimo ad opera del fondatore ufficiale
Filippo Tommaso Marinetti
e al quale aderiscono tra gli altri i pittori
Boccioni,
Carrà,
Russolo,
Severini,
Balla,
Depero,
l'architetto
Sant'Elia,
il cineasta e fotografo Bragaglia.

Antonio Sant'Elia
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Presupposti formali
del futurismo sono la scomposizione divisionista del colore e cubista della
forma, ma la caratteristica saliente del movimento è il suo spirito vitalistico,
ai limiti dell'anarchia, e l'adesione totale alla vita moderna, al progresso,
al mito della velocità e della macchina, ai ritmi dinamici della nuova realtà
di una società ormai totalmente industrializzata.
Il movimento, il gesto e la parola entrano nell'opera non come realtà fissate
in un attimo irripetibile come nell'impressionismo, ma nel loro ripetersi,
nella progressione del loro dinamico accadere, costituendosi in un
nuovo linguaggio, concitato e rutilante, esplosivo, carico di tensione drammatica.
La totale ed entusiastica adesione alle caratteristiche del tempo porta
anche i futuristi a vedere positivamente l'esperienza interventista che
conduce alla prima guerra mondiale e successivamente del movimento fecero
parte artisti coinvolti in prima persona nella politica culturale fascista
come Sironi o altri massimi rappresentanti del ritorno all'ordine propugnato
da quel regime.
Dopo la seconda guerra mondiale, nonostante che i componenti del gruppo
abbiano avvertito la crisi sociale e politica del dopoguerra e ormai spento
gli entusiasmi eroico - combattivi per rivolgersi ad un approfondimento
più interno alla forma, la vicinanza col fascismo causa una condanna ideologica
del Futurismo di cui viene più tardi però riconosciuta l'importanza fondamentale
e la natura anticipatrice degli sviluppi dell'arte moderna.
Nel primo decennio del '900 si verifica a Roma un radicale mutamento rispetto
alle correnti neo-rinascimentali e preraffaellite che hanno dominato la
scena artistica italiana nel decennio precedente, soprattutto per merito
di alcuni personaggi che, con formazione di pensiero e di idee diverse,
sensibili al socialismo e al nuovo credo nelle correnti divisionistiche
e simboliste, giungono nella capitale del Nord Italia, tra cui
Giacomo
Balla,
Giuseppe Pellizza da Volpedo
e Giovanni Prini.
Costoro, insieme ad altri, musicisti, poeti e letterati, formano una vivace
isola di cultura anti-borghese, di opposizione al genere tardo ottocentesco
e al facile divisionismo applicato al ritratto e alla scena intimista, che
anima le esposizioni annuali degli "Amatori e Cultori". Gli interessi dominanti
di questa cerchia di artisti che ha poco sostegno dall'ambiente circostante
sono rivolti verso le scienze, la filosofia e il pensiero sociale, la curiosità
per ideologie diverse (Marx, Nietzsche, Schopenhauer, Tolstoj), la
comprensione delle relazioni fra l'arte e i fatti politici ed economici.
Ciò che viene realizzato segna una radicale rottura con lo storicismo ed
il verismo e porta invece all'indirizzo comune di un'arte legata alla vita
contemporanea, capace di comunicare contenuti psicologici e oggettivi.
I risultati non sono omogenei,
né circoscrivibili ad una tendenza definita. Le figure maestre sono soprattutto
Balla, Prini,
Cambellotti
e Boccioni, quest'ultimo elemento trainante del gruppo. In tutti
questi artisti dominante è la tendenza alla sintesi, l'abbreviazione e la
stilizzazione, fino alla deformazione espressiva per lasciare emergere l'anima
delle cose.
Un valore assolutamente nuovo è assegnato dalle nuove ideologie all'intuizione,
facoltà che coglie il dinamismo, il continuo fluire della coscienza, mentre
si ricollega ad una tradizione spiccatamente italiana lo slancio nazionalista,
che come vedremo darà un figlio eroico all'esaltazione del progresso
e della modernità.

Filippo Tommaso
Marinetti
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La pittura pre-futurista
riesce così a sbloccare una situazione di stasi e provincialismo attraverso
il diritto dell'artista di affermare la propria individualità, di porsi
in sintonia con il proprio tempo e fare dell'arte un'esperienza totalizzante,
identificatesi con la vita stessa.
E' in tale contesto
che Filippo
Tommaso Marinetti
scrittore e teorico, dà vita al movimento futurista, partendo da istanze
di rinnovamento di tipo letterario, pubblicando nel 1909 il Manifesto
del Futurismo su "Le Figaro", dove scaglia il primo sasso contro un passato
opprimente, attraverso il suo linguaggio onomatopeico: "... fondiamo oggi
il Futurismo, perché vogliamo liberare questo paese dalla fetida
cancrena di professori, d'archeologi, di ciceroni e d'antiquari".
"I tempi evolvendosi impongono nuove realtà e rinnovati mezzi tematici,
formali e linguistici in grado di rappresentarne la quintessenza."
In questo senso i manifesti vengono considerati i fondamentali mezzi di
comunicazione privilegiati per la diffusione di nuovi valori estetici e
comportamentali al punto che dal 1909 al 1916 ne vengono resi pubblici
oltre cinquanta sui più disparati argomenti.
L'ideologia del movimento coinvolge tutti i piani dell'esperienza: dall'arte
alla politica, dal costume alla morale, basata su una fede nel primato della
vita, della creatività e dell'azione, oltre la ragione e i passati sistemi
di pensiero.

Russolo
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Marinetti raccoglie
con molto entusiasmo nel 1910
Boccioni,
Russolo
e
Carrà
che vanno a proporgli un proclama sulla pittura, firmato anche da Balla
e Severini, nel quale, con tono aggressivo viene disprezzato l'accademismo,
il classicismo, e tutto ciò che di antico vi è nell'arte di quel periodo.
Il Manifesto Tecnico della Pittura Futurista enuncia: "... Il gesto, per
noi, non sarà più un momento fermato dal dinamismo universale: sarà, decisamente,
la sensazione dinamica esternata come tale. Tutto si muove, tutto corre,
tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare
e scompare incessantemente"... "I pittori ci hanno sempre mostrato cose
e persone poste davanti a noi. Noi vorremmo lo spettatore nel centro del
quadro".
Si dichiara che la sensibilità moderna ha acuito la facoltà dello sguardo
e che i colori devono urlare la loro iridescenza e il loro splendore, in
una radiosa visione luminosa.
Tramite
Severini,
stabilitosi a Parigi già dal 1906, i compagni del Futurismo vengono informati
di tutte le novità artistiche e avvenimenti culturali che avvengono nel
resto dell'Europa, in special modo riguardanti il Cubismo e le diverse tendenze
che vanno formandosi in seno ad esso. E' solo alla fine del 1911 che da
parte di Boccioni e Carrà avviene la conoscenza diretta delle
opere cubiste, al Salon de l'Automne, in cui sono esposti i lavori dei maggiori
cubisti. La maggiore preoccupazione rimane comunque per i futuristi l'idea
di creare una pittura nuova, ad immagine dei tempi moderni, cercare un'espressione
formale che uguagli la foga dei loro discorsi e sia libera da qualsiasi
vincolo con il passato. Ed è proprio attraverso il confronto con i cubisti
che emergono nuove soluzioni pittoriche, pur rimanendo centrale per i futuristi
rappresentare l'essenza stessa della velocità, mentre per i cubisti lo è
la rappresentazione dell'essenza del soggetto.
Pittoricamente la grande differenza è proprio questa: se la visione francese
è "classica" e statica gli italiani intuiscono invece di dover rappresentare
la realtà in movimento, la percezione cioè che unisce la mobilità dell'occhio
all'ininterrotto mutare della realtà. Per raggiungere effetti di dinamicità
e vibrazione della superficie pittorica i futuristi ricorrono a forme divisioniste,
legate sia al realismo sociale di Morbelli e Pellizza da Volpedo
che al
simbolismo
di Gaetano Previati.

Umberto Boccioni
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Le due soluzioni
fondamentali della rappresentazione futurista sono quelle di Umberto
Boccioni e Giacomo Balla.
Umberto Boccioni
(1882-1916 - "La città che sale", 1910-11; "Stati
d'animo- Gli addii", 1911; "Visioni simultanee", 1911; "Forme uniche nella
continuità dello spazio", 1913) frequenta lo studio di Balla a Roma dal
1901.
Dopo le prime opere ancora fortemente legate al simbolismo e al divisionismo
egli inizia un lavoro di ricerca sulla rappresentazione dell'identità spazio-temporale
attraverso l'istanza, propria della poetica futurista, di "simultaneità
dinamica" delle forme e dei valori cromatici, realizzata mediante accostamenti
di colori complementari, per meglio giungere alla fusione tra oggetto e
ambiente.
Egli introduce
il concetto delle linee forza, come principio assoluto di dinamicità, come
nel dipinto "La città che sale", uno dei quadri maggiormente anticipatori
del XX secolo, in cui la rappresentazione del movimento è ottenuta attraverso
un incalzare di forma-colore lungo la diagonale del dipinto, da destra verso
sinistra: una sorta di onda che tutto travolge al suo passare avvolgendo
in un vortice questa periferia italiana che perde forma, contorni, dimensione,
quasi anticipando i getti di materia dell'ancor lontana action painting.
Giacomo Balla
(1871-1958 - "La pazza", 1905; "Compenetrazioni
iridescenti", 1912-14; "Ragazza che corre al balcone", 1912; "Velocità astratta
+ rumore", 1913-14) è maggiormente interessato all'analisi oggettiva e scientifica
della scomposizione della luce in relazione al movimento, che rappresenta
in modo cronofotografico (dai risultati della cronofotografia di
Etienne Jules Marey a cui si rifanno
i fotografi futuristi nel tentativo di rendere visivamente la velocità e
la traiettoria di un corpo nello spazio). Questa infatti la chiave di lettura
di un'opera come "Ragazza che corre al balcone", simile al risultato ottenibile
se si impressionassero su una pellicola diversi istanti statici di una figura
in movimento.

Giacomo Balla
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Totalmente astratte
sono le opere di Balla a partire dal 1913 in cui egli esemplifica il suo
personale concetto di "dinamismo", inteso soprattutto come traiettoria cromatica
e luminosa, ritmata da chiaroscuri che movimentano, nel loro succedersi,
l'intera composizione.
Gli esiti compositivi perseguiti dai vari artisti futuristi nell'elaborazione
degli stessi concetti appaiono differenziati e tra loro emergono elementi
autonomi: in Carrà il colore va aggregandosi come in una struttura molecolare
e a scansione ritmica, sintesi di cubismo e futurismo ("La Galleria di Milano",
1912; "Donna al balcone", 1912); in Boccioni, come abbiamo visto, la sua
profonda sensibilità luministica, unita alla percezione del movimento, crea
nella tela una accentuata tensione lineare; in Severini prevale la sinuosità
del disegno e la frammentazione delle figure, creando vivaci intonazioni
timbriche ("Dinamismo di una danzatrice", 1912); Balla studia il susseguirsi
delle forme azionate da un ritmico spostamento sulla superficie del quadro
(oltre all'opera già citata "Bambina che corre sul balcone" del 1912, esemplare
è "La mano del violinista" dello stesso anno).
I futuristi si presentano sulla scena francese nel 1912 alla galleria parigina
Bernheim Jeune alquanto aggressivi e provocatori, scatenando reazioni immediate:
in realtà molta della loro forza si basa proprio su questo modo singolare
di farsi pubblicità e di asserire la propria individualità.

Gino Severini
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Ulteriormente diverso
è il lavoro di Gino Severini (1883-1966)
che a Parigi vive il periodo del
cubismo
sintetico, i cui valori entrano nelle sue opere attraverso la rielaborazione
di spunti suggeritigli dalla realtà, dalla Tour Eiffel alla gioia di vivere
dei brulicanti boulevards. Egli utilizza anche, a partire dagli esempi di
Braque
e
Picasso,
la tecnica del collage, introducendo sulla superficie del dipinto frammenti
di carta, oggetti di bigiotteria e pezzi di stoffa, sulla scia del "polimaterismo"
coniato da Boccioni con l'intento di giungere all'unione del dato
reale con quello pittorico: la sintesi da sempre perseguita tra oggetto
e ambiente.
Per anni i futuristi si trascineranno
in polemiche che, se da un lato allargheranno il campo d'azione a un ambito
più internazionale, dall'altro creeranno diffidenze tali da restringere
l'orizzonte della loro partecipazione. Marinetti, già dal 1912, cerca
di diffondere le poetiche futuriste in Inghilterra, che si dimostra all'inizio
pronta ad accogliere le nuove teorie meccanicistiche sulla velocità, ed
in Russia poi, nel 1914, attivo centro al corrente di tutte le esperienze
avanguardiste.
Numerosi altri manifesti vengono lanciati in quegli anni, come quello della
scultura, in cui Boccioni esplora anche le possibilità dinamiche
della forma plastica, creando insiemi scultorei di intensa complessità spaziale;
Sant'Elia
scrive un testo sull'architettura ed intanto si accolgono i nuovi adepti
quali
Depero,
Sironi,
Prampolini,
Rosai,
Morandi,
Arturo Martini.
Lo scoppio della prima guerra mondiale vede la poetica futurista impegnata
nell'esaltazione della lotta e nell'ideologia interventista, legate ad una
precisa volontà di "rigenerare" il mondo secondo i nuovi ritmi dettati dalla
produzione industriale e i miti della macchina; confidando in questi la
visione futurista della realtà è , malgrado la guerra, giocosa ed ottimista.
E' attraverso tale concezione che si spiegano opere come "Insidie di guerra"
di Balla del 1915, caratterizzate da un'accesa ed essenziale cromia e dall'andamento
di forme fluttuanti nello spazio.

Fortunato Depero |

Enrico Prampolini |
Nello stesso anno
la stesura del "Manifesto della ricostruzione futurista dell'Universo",
firmato da Balla e Fortunato Depero
(1892-1960) apre la seconda fase del Futurismo, che, dopo la morte
di Boccioni e Sant'Elia in tempo di guerra, tenta di superare la crisi apertasi
al suo interno. Il tentativo di "... ricostruire l'Universo rallegrandolo,
cioè ricreandolo integralmente ..." si estende alla progettazione e produzione
di una vasta gamma di oggetti ed arredi: nasce il "giocattolo futurista",
il "vestito trasformabile", ed altri congegni che ripropongono ancora in
definitiva il mito della macchina.
Al proposito
Enrico Prampolini (1894-1956) firma
il manifesto "L'arte meccanica" e quello sulla "Scenografia futurista",
con il quale si impone tra le due guerre come uno dei protagonisti
del rinnovamento della messa in scena internazionale.
In Russia il
futurismo
raggiunge uno dei massimi vertici di espansione; inizialmente definendosi
attraverso il termine cubofuturismo, che raccoglie personalità artistiche:
pittori cubisti e poeti futuristi, uniti nel preciso intento di rinnovamento
culturale, tra cui V. Majakowsky V. Tatlin, K. Malevic,
N. Goncharova e M. Larionov.
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