Espressionismo

 

L'Espressionismo

Corrente culturale formatasi in Europa nei primi anni del '900. L'espressionismo è caratterizzato dalla manifestazione diretta tramite il segno e il colore dell'esperienza emozionale e spirituale della realtà e spesso del disagio interiore provocato dal contrasto tra gli ideali umani e la reale condizione dell'uomo.
Tale disagio viene espresso, appunto, con la massima accentuazione cromatica e l'estrema e a volte volutamente sgradevole incisività del segno.
Anticipatori dell'Espressionismo furono
Gauguin, Van Gogh, Ensor e Munch.
 

gauguinla donna del re 6.jpg (80894 byte)
Paul Gauguin

van gogh gli zingari.jpg (15042 byte)
Vincent Van Gogh

ensor l'intrigo part.1890.jpg (31598 byte)
James Ensor

MunchN05035_9.jpg (47967 byte)
Edvard Munch

Il volto più drammatico del movimento è rappresentato dagli artisti tedeschi, dai componenti del gruppo Die Brücke (Il Ponte) tra cui spicca la figura di Kirchner e Nolde, a quelli del Blaue Reiter (Il cavaliere azzurro)  - punto di partenza dell'astrattismo - con Kandinskij e Marc - alla pittura oggettivamente oppressiva di Grosz, Dix e Beckmann, che documentano con impietosa lucidità la miseria dell'animo umano e la stoltezza del regime nazista e della classe borghese che lo sostiene, allo scultore Barlach.

Altrettanto drammatiche e macerate le visioni di due austriaci: Kokoschka e Schiele.  Altrove l'Espressionismo ha invece rappresentanti ugualmente tragici come Rouault, ma anche meno cupi e più mediterranei come Derain, Delaunay, Dufy e il multiforme Picasso. Accenti melanconici e inquietanti assumono le opere dei francesi immigrati come Soutine, Pascin, Chagall, Kupka.

La linea espressionista dell'arte contemporanea continua lungo tutto il XX secolo e giunge attraverso l'esperienza della Scuola Romana (Scipione) in Italia per passare nella grande testimonianza di personalità isolate come l'inglese Bacon o lo svizzero Giacometti, sino a giungere alle esperienze dell'espressionismo astratto americano (
Pollock) e alla nuova pittura selvaggia europea degli anni Settanta - ottanta (Fetting).


Pablo Picasso

Marc Chagall

Egon Schiele

Robert Delaunay

Per Espressionismo non si può intendere un vero e proprio progetto artistico unitario ed omogeneo, così come viene normalmente fatto quando si parla delle avanguardie cosiddette storiche del Novecento, dell'organizzazione cioè in gruppi e movimenti suggellati da manifesti programmatici, ma piuttosto di un clima culturale assai diffuso nei primi del '900, come tendenza rispecchiante il panorama globale della ricerca espressiva del periodo, comprendente molteplici esperienze  e modi di essere.

L'Espressionismo (il primo impiego del termine appare su una rivista nel 1911) nasce e si diffonde nei paesi di lingua tedesca tra il 1900 e il 1910, ma presto influenzerà, oltre che le arti figurative, la letteratura, il teatro, il cinema e l'architettura in altre nazioni dell'Occidente europeo. Tale poetica nasce in risposta all'incrinarsi degli ideali umanitari e della crisi di valori con cui l'Europa capitalistica si trova a dover fare i conti. L'instaurarsi di nuovi metodi di produzione industriale, con la conseguente perdita dell'economia agricola e la stravolgente e forzata urbanizzazione, porta a spaccature nell'ordine sociale ed agli inizi della "lotta di classe" nelle metropoli, mentre lo svuotarsi  del concetto di tradizione, sotto la spinta dell'incalzante modernismo, porta ad un senso di sradicamento dalle proprie origini che immediatamente si ripercuote sul piano creativo, dove gli artisti e gli scrittori più sensibili colgono nella crisi un'occasione per un mutamento dei mezzi di espressione, al fine soprattutto di utilizzare i nuovi strumenti contro la stessa società moderna. Nelle arti figurative si recuperano i linguaggi cosiddetti primitivi, per meglio esprimere drammaticamente il malessere diffuso: l'immagine risulta quindi semplificata, deformata, brutalizzata.

Paradossalmente gli espressionisti, per trattare toni fortemente legati all'attualità, ripristinano l'uso di elementi inattuali, che rimandano a stilemi arcaici e spesso di cultura selvaggia. Già questa rottura con la tradizione classica europea è rintracciabile, come abbiamo visto, in Gauguin, in cui se ne può trovare qualche accenno nei dipinti polinesiani, ma specialmente nelle visioni ossessive di Van Gogh e nell'angoscia di Munch.

Sono proprio questi artisti che aprono la strada all'epoca dei grandi visionari, di personalità che scrutando la realtà la percepiscono come un universo tormentato e rutilante di forme e colori, abbagliante e nel contempo culla di disperazione e infelicità, che la mente e l'occhio alterano in visioni fortemente deformate.
 


Vincent Van Gogh

Edvard Munch

James Ensor
kirchner lud-japanese_parasol.jpg (40858 byte)
Ernest Ludwig Kirchner


Proprio la deformazione, simbolo della crisi formale cui va incontro l'arte e strettamente correlata al dramma sociale a cui allude, è il punto di incontro degli artisti legati al gruppo espressionista per eccellenza, "Die Brücke" (Il Ponte), fondato a Dresda nel 1905.

Questi giovani pittori guardano a
Van Gogh, Munch ed Ensor, ma anche allo svizzero Böcklin e a Klinger e, affrontando i temi della degradazione della società moderna, la prostituzione, la miseria, lo sfruttamento, l'oppressione, il dolore, l'ingiustizia, compiono appunto una deformazione e distorsione delle coordinate della visione, così come è stata tramandata dalla cultura occidentale, per giungere alla creazione di uno shock visivo, trasmettendo, attraverso il disagio percettivo, il più profondo disagio umano, quel "grido" (il riferimento esplicito è a Munch) che viene a liberarsi dalla coscienza soggettiva, prioritariamente posta in primo piano nel rapporto con la realtà.

Formalmente l'avanguardia tedesca interviene con due elementi principali: il colore acceso, violento, e la linea spezzata, quest'ultima in netta antitesi all'eleganza delle linee curve postulate dagli artisti della Secessione (Art Nouveau in Francia, o ancora Liberty in Italia).

Attraverso questa novità viene espressa tutta la drammaticità del soggetto, non solo quando vengono direttamente rappresentati situazioni o soggetti angosciosi; per gli artisti della Brücke il dramma si impone anche nell'affrontare tematiche cosiddette di genere dell'arte, a testimoniare come il sentimento negativo negli espressionisti si manifesti sempre.

Esempi sono due opere come "Autoritratto con modella" del 1907 e "Donna allo specchio" del 1912 di Ernest Ludwig Kirchner (1880-1938 - "Cinque donne nella strada", 1913; "Nel caffè - giardino", 1914), forse la personalità più dotata del gruppo e suo fondatore, che afferma "la pittura è l'arte che rappresenta su di un piano un fenomeno sensibile. Il mezzo della pittura è il colore, come fondo e linea. Il pittore trasforma in opera d'arte la concezione sensibile della sua esperienza. Non ci sono regole per questo. Le regole per l'opera singola si formano durante il lavoro.", ponendo l'accento sul fatto che ogni opera, in quanto scaturita da un'unica e individuale psiche, non tiene conto di una regola e quindi compie una trasgressione sulle opere precedenti. Egli si dedica anche alla grafica e attraverso le sue tecniche elabora un segno fortemente comunicativo in quanto schematico e graffiante, capace di quella immediatezza espressiva propria dei linguaggi ingenui e primitivi.

nolde emil_-child_and_large_bird.jpg (29465 byte)
Emil Nolde


Paul Gauguin

Pierre Bonnard

Georges Braque

Nel 1906 aderisce a "Die Brücke" Emil Nolde (1867-1956 - "Danza del vitello d'oro", 1910; "Sole tropicale", 1914), ma solo dopo tre anni abbandona il gruppo e il periodo che va dal 1910 al 1920, accanto a crisi personali, vede la creazione delle sue opere più sovversive ed estreme come "Danza del vitello d'oro", in cui il tema di una danza pagana è spunto per una rappresentazione priva di alcun controllo formale, estetico e razionale e in cui il colore è gettato a macchie sulla tela. In un'altra sua opera lo stesso colore diventa materico e posto sulla tela in grumi pastosi e quasi informi, citati ripetutamente dalla pittura informale del secondo dopoguerra.
 

Una stretta ambiguità temporale si ha tra "Die Brücke" e il gruppo parigino dei Fauves (Belve), inizialmente così appellati da un critico che notava la loro predilezione per la "ferocia cromatica". è infatti l'esplosione coloristica il comune denominatore di questi artisti che pur avendo spesso poco in comune fra loro, portano alla estrema conseguenza il sintetismo di Gauguin, di Villard e Bonnard, ossia il postimpressionismo, non uscendo però ancora del tutto dalla tradizione estetica francese.

Una stretta ambiguità temporale si ha tra "Die Brücke" e il gruppo parigino dei Fauves (Belve), inizialmente così appellati da un critico che notava la loro predilezione per la "ferocia cromatica". è infatti l'esplosione coloristica il comune denominatore di questi artisti che pur avendo spesso poco in comune fra loro, portano alla estrema conseguenza il sintetismo di Gauguin, di Villard e Bonnard, ossia il postimpressionismo, non uscendo però ancora del tutto dalla tradizione estetica francese.

Il gruppo dei "Fauves", che già verso il 1905 contempla Albert Marquet, Raoul Dufy, Henri Matisse, Maurice de Vlaminck, André Derain e Georges Braque, poco ha in comune con l'insofferenza e la rabbia politica da cui sorge tutta l'opera dei tedeschi, ma il loro impiego del colore, di cui amplificano la valenza espressiva attraverso la sua stesura in tonalità pure, giunge agli estremi, e dunque più vicino agli artisti della Brücke, con la concezione della totale arbitrarietà e libertà del suo uso in un impiego selvaggio delle tinte più forti, da far esplodere sulla tela senza alcuna mescolanza fra loro. Fra i "Fauves" che maggiormente testimoniano un legame tra le due esperienze europee sono da segnalare.

Maurice Vlaminck (1879-1958), il cui impeto nell'uso del colore sembra precorrere la pittura gestuale, e Georges Rouault (1871-1958),la componente più dichiaratamente espressionista del gruppo, a cui aderisce solo per tre anni, e la cui pittura risponde a esasperate esigenze di passionalità religiosa e filosofica.

Parlando dei "Fauves" non si può non soffermarsi su uno dei più grandi pittori contemporanei, facente parte del gruppo, ossia di Henri Matisse (1869-1954 - "Ritratto con la riga verde", 1905; "La danza", 1909; "Lo studio rosso", 1911; "La finestra blu", 1912; "La lezione di piano", 1916-1917), i cui lavori, proprio a partire dall'esperienza fauvista, in cui diviene punto di riferimento per i giovani artisti, divengono sempre più saldamente costruiti intorno al motivo delle forze autonome del colore e, malgrado egli non rinunci completamente alla figurazione, gli sviluppi della sua opera saranno modello imprescindibile per le future generazioni dell'astrattismo, fino alla grande pittura americana del secondo dopoguerra.
 

de maurice vlaminck circus.jpg (68089 byte)
Maurice Vlaminck

matisse_dance_moma.jpg (79714 byte)
Henri Matisse

Alla consacrazione ufficiale del gruppo, al Salon d'Automne del 1905, egli risponde, a chi lo critica per aver usato troppi colori per il viso della donna nell'opera "La femme au chapeau" deridendone l'aspetto: "Signore, io non creo una donna io faccio un quadro".

 


E sicuramente si può immaginare come gli occhi del pubblico, abituati al tipo di analiticità tardo impressionista, potessero rimanere stupefatti anche analizzando un dipinto come "Ritratto con la pipa verde", in cui il disegno appare approssimativo e inesistente, con i colori usati così forti e puri, sicuramente non mescolati sulla tavolozza, e con la presenza di una riga verde che attraversa naso e fronte. Qui il soggetto, come anche nelle altre opere di Matisse, è solo il pretesto attraverso il quale ottenere e sviluppare le idee costruttive del suo lavoro.

La sua arte pone una sempre maggiore distanza tra sé e i suoi soggetti, ciò che conta per l'artista è fornire intensità all'opera attraverso il rafforzamento progressivo delle impressioni cromatiche: il colore come espressione di un sentimento, da interiorizzarne al massimo la forza espressiva. In uno dei capolavori di Matisse, "La danza" del 1909, egli realizza col minimo dispendio di colori il dominio dello spazio, attraverso poche linee ritmiche, spogliando e sintetizzando la forma con un colore assolutamente liquido, sempre perfettamente controllato nella quantità di luce che deve sprigionare.
Negli stessi anni una parte dell'Europa vive un periodo culturalmente importante e ricco di fermenti: è la Vienna di inizio secolo, patria di Sigmund Freud, Musil, Alfred Loos, dove si attua la rivoluzione in campo musicale ad opera di Arnold Schönberg che nel 1912 compie la destrutturazione della norma della tonalità (influenzato dalla precedente esperienza dell'espressionismo lirico di Gustav Mahler), seguito poi dal lavoro di Anton Webern e Alban Berg.
In questa città vive
Gustav Klimt (1862-1918 / "La morte e la vita", 1908; "Giuditta", 1910; "La Vergine", 1913), artista appartenente alla generazione più tarda del Simbolismo  e tra i fondatori della Secessione viennese, di cui è la personalità dominante. Influenzato in gioventù dai mosaici bizantini di Ravenna, egli compie uno scatto di qualità rispetto ai simbolisti di fine secolo: le sue opere sono arabeschi bidimensionali in cui ogni linea e ogni forma sembrano incastrate con capacità miniaturistica. Per Klimt la realtà è uno sconfinato intreccio di linee decorative, animata principalmente dalle due forze più potenti della vita: amore e morte, Eros e Tanatos. I suoi ultimi lavori denunciano una chiara apertura verso la corrente espressionista e un intenso rapporto di scambio di esperienze con i due suoi esponenti austriaci:

Oskar Kokoschka (1886-1980) ed Egon Schiele (1890-1918 / "Autoritratto con le dita aperte", 1911; "L'Abbraccio", 1917; "Nudo femminile bocconi", 1917). L'opera di Schiele è esempio di congiunzione tra Secessione viennese ed espressionismo tedesco; egli infatti deriva dal maestro Klimt l'uso di quella particolare linea tagliente e nervosa che promuove l'effetto drammatico dei suoi quadri, la cui valenza ideologica, ben lontana dal decorativismo liberty, è invece attinente  alle tematiche espressioniste, in particolare ad una concezione della vita come tragedia che trova nella morte la sua più profonda verità.

klimt_judith2.jpg (13626 byte) kokoschka.franzos.jpg (24736 byte)
Oskar Kokoschka
schiele_gerti_schiele.jpg (19494 byte)
Egon Schiele

La seconda ondata espressionista è rappresentata dal movimento "Der Blaue Reiter" (Il cavaliere azzurro) che a Monaco nel 1911 raggruppa Vassilij Kandinskij, Franz Marc, August Macke, Gabrielle Münter, Max Pechstein, Paul Klee e altri, con intenzioni maggiormente spiritualistiche rispetto al primo momento espressionista.
L'arte lascia da parte il soggettivismo anarchico della Brücke per proclamarsi espressione di un contenuto esclusivamente interiore, esaltando l'ingenuità dell'infanzia e dei primitivi come manifestazione di un rapporto non mediato con l'essenza della natura.

Gli artisti del gruppo, tralasciando i temi sociali moderni mostrano interesse per la pittura dei bambini, degli alienati, per il folklore e il naïf.

 

Vassilij Kandiskij (1866-1944 / "Paesaggio con campanile", 1909; "Con l'arco nero", 1912; "Sea Battle. Improvisation 31", 1913; "Paesaggio con macchia rossa", 1913) arriva a postulare affinità tra  pittura e musica, arte non narrativa e non descrittiva per eccellenza, ricercando quella "musicalità dei colori necessaria perché l'arte diventi astratta"; le sue opere del primo decennio del secolo, pur ancora figurative, sono caratterizzate da tale vocazione musicale, cercano soprattutto di ricreare il contrappunto attraverso l'accostamento forzato di macchie pittoriche di colore acceso, intenso, spesso freddo, che in questo modo risultano squillanti come appunto in una sinfonia di forti contrasti. E' soprattutto Kandinskij a teorizzare infatti la visione della pittura come linguaggio delle emozioni cromatiche complesse, in cui è il colore l'elemento capace di suscitare, di per se stesso, vivaci sentimenti.
Se "il suono musicale ha diretto accesso all'anima, e vi trova subito una risonanza, poiché ha la musica in se stesso", questo è vero anche per il colore. A partire dal 1910 le opere di Kandinskij si intitolano infatti "Improvvisazione", "Composizione", "Impressione" e vengono numerate come i brani musicali.
 

macke_farewell.jpg (53258 byte)
August Macke
marc.blue_horse.jpg (23666 byte)
Franz Marc

Vassilij Kandiskij
dix1-200.jpg (22031 byte)
Otto Dix     
grosz.gsz1.jpg (24086 byte)
George Grosz

I primi quadri non rappresentativi della pittura contemporanea sono proprio quelli creati da questo artista inseguendo il turbinio emotivo di assonanze e dissonanze, di crescenti e diminuendi.

Altri artisti de "Il Cavaliere Azzurro", come Macke e
Marc, coltivano invece una visione lirica del dato naturale ricavato dalla realtà, trasfigurandolo e interpretandolo sulla tela per la ricchezza di sensazioni in grado di provocare.

 

La figurazione non scompare mai del tutto dalle opere di questi due artisti e per August Macke (1887-1914 / "La tempesta", 1911; "Di fronte a un negozio di cappelli", 1913), che in alcune sue prime opere realizza una visione interiorizzata e quasi neoromantica della  natura, specialmente dopo i contatti con l'orfismo di Delaunay, che prelude a soluzioni astratte, e il futurismo, si può parlare di una sorta di sintesi improntata su quella cubista, resa attraverso sprazzi luministici, rifrazioni e mobili riflessi luminosi, con la quale abbandona progressivamente le inquietudini espressioniste per un nuovo felice formalismo che lo avvicina a Paul Klee.

Come abbiamo visto il complesso della stagione espressionista è dunque molto vario e si apre ad influenze ed evoluzioni che vanno ben oltre il limitato momento storico o il particolare gruppo.
Ancora dopo il 1920, nella repubblica di Weimar, si affaccia un altro gruppo, La Nuova Oggettività, che rappresenta l'estremo capitolo dell'Espressionismo.
Da un recupero della cultura artistica nazionale e un'indagine sulla situazione morale e sociale della Germania del primo dopoguerra, deriva una figurazione cruda, calata in atmosfere congelate ed estranianti, resa con minuzia di dettagli, "oggettiva" cioè nel comunicare il messaggio, forzato al di là del puro dato visivo dall'uso della deformazione caricaturale, di critica del momento sociale. Ne fanno parte artisti come
George Grosz (1893-1959) e Dix (1891-1969), la cui opera, oltre ad essere connotata da una mirata satira politica, rimanda ad un filone mai interrottosi di cultura tedesca: dalla pittura del passato di Dürer ai film di Fassbinder, Herzog e Wenders dei nostri giorni, dagli accenni alla cultura italiana e americana, al desiderio di avventura ed esotismo attraverso il quale Dix smaschera il disordine morale, la violenza e l'ipocrisia dell'ambiente berlinese del dopoguerra.

 

Home Su Cubismo

Copyright © Centro Arte 1999-2000