Robert Morris

 

Robert Morris

Nato il 9 febbraio 1931 a Kansas City, Missouri, Robert Morris frequenta dapprima il Kansas City Art Institute e l’università di Kansas City, proseguendo poi gli studi presso la California School of Fine Arts di San Francisco. Arruolato durante la guerra di Corea e congedato nel 1953, frequenta poi il Reed College di Portland, Oregon, dove i suoi interessi si concentrano sulla filosofia e la psicologia, due ambiti di pensiero che hanno sempre influenzato la sua arte e i suoi scritti.


Senza titolo

Labirinto

Cubi

Dopo il trasferimento a San Francisco, nel 1956, Morris volge la sua attenzione alla pittura.

In questo periodo organizza con la moglie Simone Forti, ballerina e coreografa, laboratori di danza sui movimenti comuni e non coreutici, sui rapporti del corpo con lo spazio, il tempo, il suono e la luce.

La sua prima personale di pittura si inaugura il 31 ottobre 1957 alla Dilexi Gallery di San Francisco.

 

 

Nel 1960 Morris si trasferisce a New York, dove frequenta, negli anni 1962-1963, lo Hunter College, ottenendo un diploma di laurea in Storia dell’arte, con una tesi sullo scultore Constantin Brancusi.

Inizia inoltre a lavorare con lo Judson Dance Theater di New York, curando la coreografia di una serie di danze che sottolineano il relazionarsi con i grandi oggetti e la manipolazione dei piccoli da parte del corpo umano. Anche in questo caso il rapporto del corpo con lo spazio circostante, con il linguaggio, il tempo, il suono e la luce da forma ai suoi lavori.

Come artista, Robert Morris ha sempre manifestato un vivo interesse per il corpo umano e per il suo movimento, nonché per il rapporto percettivo che esso intrattiene con lo spazio e gli oggetti. Un’altra fonte di influenza che attraversa il suo percorso critico e creativo è costituita dall’opera di Marcel Duchamp.

 


Senza titolo 1970

Travi 1965

Le opere di Morris hanno sempre mostrato un solido fondamento teorico e sperimentale.

Le sue realizzazioni artistiche in effetti si sono sempre accompagnate a un vasto corpus di saggi e altri scritti che, negli anni Sessanta e Settanta, hanno segnato importanti momenti per la scultura minimalista, la Process Art (Anti Form) e la Land Art (Earthworks).

 

Peraltro, nelle sue opere non mancano esplicite allusioni alle idee espresse da filosofi e pensatori come Platone, Kierkegaard, Wittgenstein, Nietzsche, Freud, Marcuse, Foucault e Davidson.


Nell’arco della sua carriera Robert Morris plasma la sua arte in vari idiomi e diversi media. Se alcuni dei suoi lavori possono richiamare nozioni e concetti come il Minimalismo o la Conceptual Art, sarebbe certo riduttivo inserire e circoscrivere la sua arte all’interno dell’una o dell’altra corrente. Morris ha sempre evitato di definire la sua identità artistica attraverso un unico medium, una forma o una struttura unica.

In effetti, i suoi lavori spaziano dagli oggetti al linguaggio alle installazioni ambientali, tese a esplorare diverse tecniche e una grande varietà di materiali, e insieme penetrano sino alle radici profonde da cui nascono i rapporti tra spazio e opera d’arte, tra spazio e osservatore, nonché il dualismo tra corpo e mente, l’antagonismo tra l’uomo contemporaneo e la cultura del passato.

Tra le personali si segnalano alcune importanti retrospettive presso prestigiose istituzioni pubbliche come il Guggenheim Museum di New York e il Centre Pompidou di Parigi, insieme a varie mostre presso numerose gallerie internazionali. Invitato in più di un’occasione a Documenta di Kassel e alla Biennale di Venezia nel 1993, Morris è noto anche per le installazioni di Site specific works realizzate in numerosi spazi pubblici sparsi nel mondo.

 

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