Minimal art e arte ambiente

 

Minimal Art e Arte Ambiente

Tendenza sviluppatasi verso la metà degli anni Sessanta che vede soprattutto negli Stati Uniti artisti come Andre, LeWitt, Morris, Stella, Serra, impegnati nella creazione di dipinti o sculture dalle forme elementari, primarie, che riducono al minimo la quantità di elementi espressivi e decorativi, ma che realizzano nello stesso tempo il massimo dell'informazione sulla forma, che risulta articolata, anziché in strutture espressive, nella modulazione di elementi semplici che intendono essere solo quello che sono, pure forme lontane da ogni velleitaria illusione rappresentativa o espressiva.

 



Carl Andre



Sol LeWitt



Robert Morris

Frank Stella

Le dimensioni dell'arte minimal sono spesso gigantesche, sino a divenire addirittura percorribili come pavimenti o altre superfici vivibili ripetuti ritmicamente e serialmente a dare una forma che identifica solo se stessa e lo spazio in cui viene a trovarsi o che costituisce.

Nell'Arte minimal è tuttavia sempre la presenza di un oggetto-scultura a strutturare o ristrutturare l'ambiente, ma il confine tra la scultura e la struttura-ambiente diventa sempre più incerto.

 

 

Con l'Arte Ambiente e la Land Art è direttamente l'ambiente ad essere ristrutturato per divenire esso stesso una forma estetica fruibile come opera d'arte.

L'origine dell'arte Minimal si può far risalire alle possibilità fatte intravedere dalla psicologia della percezione, che considera l'opera come campo nel quale agiscono linee di forza che vengono coscientemente o inconsciamente percepite e che operano secondo determinate leggi scientifiche (maggiore incidenza nella verticale, nell'orizzontale e nelle diagonali che passano per il centro, differente peso nel campo a destra o a sinistra, in alto o in basso, in grandi o piccole dimensioni, in colori chiari o scuri ecc.).

Il prodotto artistico si identifica così con la sua struttura, la rappresentazione viene posta in secondo piano rispetto ad elementi come superfici, forme, angoli, spessore, distanze, colori, ecc. La forma non è più quindi espressiva, ma attiva, attraverso i messaggi ottico - percettivi che manda tramite la luce, lo spazio e il tempo. Il supporto, la materia, il colore, prendono il posto della rappresentazione.

L'oggetto fisico da supporto diviene elemento inscindibile della forma d'arte, opera. Esso può essere lasciato scoperto nella sua forma più elementare e primaria ed assolverà ugualmente la sua funzione di campo di forze; vi si potranno inserire elementi che mutino la sua azione, la conformino diversamente, ma non si sostituiranno ad esso, non lo capiranno come la pittura tradizionale copre la tela o la tavola. Può quindi assumere forme diverse dalla bidimensionalità, può essere oggetto colorato e può assumere le forme dell'ambiente, sconfinando anch'esso dai limiti del prodotto mobile al cospetto del fruitore per divenire ambiente dove e che il fruitore può vivere, realizzando una più completa esperienza estetica.

Tutta la Land Art con il suo uso dell'ambiente naturale come materiale per l'operazione estetica è la conseguenza ultima di tale poetica che si mescola poi con altre di diversa natura, soprattutto concettuali, che antepongono cioè il progetto, l'idea, a tutto quanto può scaturire da essa, sia azione che prodotto di qualsiasi natura, o puro evento che si esaurisce nel suo farsi, senza lasciare traccia o lasciandone una testimonianza puramente fotografica o testuale.

La Minimal Art si basa quindi pressoché esclusivamente su forme solide geometriche, spesso gigantesche in cui viene realizzata l'assenza di relazioni dell'oggetto con altre realtà diverse da se stesso e l'ambiente in cui è collocato; il gigantismo raggiunge un effetto di costante estraneità dell'oggetto rispetto all'ambiente e l'impossibilità di proporsi in direzione intima, interiore, soggettiva.

I lavori dell'arte minimal sono sempre compatti, rigorosi, freddi, contrari a qualsiasi ricchezza e varietà qualitativa e tantomeno decorativa, si basano spesso su moduli, aperti tuttavia a infinite possibilità teoriche di combinazione.


Robert Morris (1931)  è considerato il maggiore esponente del Minimalismo. Nei primi lavori di Morris gli oggetti presentano la possibilità di un uso, ma esso è inutile, fine a se stesso. Ciò che in realtà  conta già in essi è la  forma,  la  superficie,  l'andamento,  lo  spessore,  la  dimensione. La monumentalità  delle sue opere è solo la manifestazione della volontà di portare agli estremi tali elementi, riducendo o eliminando del tutto la possibilità di distrazione nel particolare. La "forma per la forma" di Morris è il contrario dell' "arte per l'arte", in quanto l'intenzione è espressamente comunicativa e nel più elementare, diretto e comprensibile dei modi.

Morris ha una poetica rigorosa ma non circoscritta in quanto a soluzioni formali: nella stessa ottica minimal individua di forme in cui siano comprese e comprensibili concezioni primarie che in quanto tali risultano naturali anche se connotate da una impronta fortemente tecnologica dovuta ai materiali usati e alle tecniche costruttive adottate. Così sono i suoi "feltri", grandi lavori in strisce di materiale sintetico che scendono secondo la legge di gravità dal punto di ancoraggio al pavimento avvicinandosi ad una concezione naturale della forma, in un certo senso ad una "anti-forma" in quanto non costruita dall'autore ma dal suo assecondare le leggi di natura scoprendone le valenze simboliche.

 


Robert Morris


Donald Judd


Donald Judd (1928) porta alla completa riduzione di ogni significato interno dell'opera, eliminando qualsiasi possibilità di rimando a significati diversi dalla presentazione di una forma valida in sé. Per ottenere questo risultato procede ad essenzializzare  le sue sculture costruendole in materiali industriali come il metallo e il plexiglas e realizzando in modo freddo e impersonale forme elementari e senza possibilità di rimandi come cubi o parallelepipedi. Anche la disposizione seriale nella quale sono organizzate le forme ripetute e disposte nello spazio è tenuta all'interno della poetica minimal: gli elementi della serie sono ovviamente tutti uguali e disposti a distanze uguali con una organizzazione volutamente elementare, minimal anch'essa, conservando il carattere di distacco e di distanza oggettiva tipica del movimento.

 



La "flooorness", ossia la riduzione della scultura a una superficie corrispondente alla sua pianta, è la caratteristica dell'opera di
Carl Andre (1935). La riduzione è giocata nella varietà di colore e di materiale, ma mantiene il concetto dell'eliminazione del superfluo portata all'estremo, che giunge a snaturare la scultura eliminandole il volume, anche qui in ossequio ad una sorta di ateismo estetico quale assenza di legami con qualsiasi tipo di rappresentazione.

 


Frank Stella


Richard Serra

Una operazione minimal in pittura è realizzata da Frank Stella (1936), in opere di carattere geometrico in cui le forme si presentano nella loro pura dimensione spaziale e oggettiva senza rimandi ad altri significati.Supera la pura poetica minimal verso lo sconfinamento nell'arte ambiente l'opera di Richard Serra (1930) che agli inizi è vicina a quella di Andre, con le grandi superfici metalliche bidimensionali poggiate a terra e percorribili. Successivamente le sue grandi strutture si basano su rapporti dinamici di spinte e controspinte tra diversi elementi, spesso speculari, derivate dalle loro stesso caratteristiche di  dimensione, peso, forma e collocazione nello spazio gli uni rispetto agli altri, in modo da far risaltare una situazione statica di equilibrio dall'annullamento delle forze messe in essere.

 



Anche l'anti-form di Morris è stata ripresa da Serra con strisce di gomma in luogo dei feltri, ma la sua opera più rappresentativa è costituita dalle gigantesche installazioni di forme semplici e monumentali, ma allo stesso tempo capaci di esprimere una dialettica che nega senza annullarla la pesantezza dei materiali grazie alle relazioni formali che stabiliscono con l'ambiente, che in Serra non è estraneo all'opera ma anzi ne è parte costitutiva.

Le categorie che Serra assume sono quelle "leggere" della simmetria, della specularità, della trasparenza e ciò conferisce alle sue spesso mastodontiche  installazioni la levità caratteristica del pensiero.

Dal Minimal al concettualismo dichiarato spazia invece Sol LeWitt (1928). Anche LeWitt usa forme essenziali ridotte ai minimi termini formali, realizza sculture basate su moduli ripetuti o combinati in serie, ma a monte per lui c'è un procedimento preordinato di relazioni in cui si troveranno poi gli elementi di cui è progettato l'uso, una serie di norme operative che permetteranno di mettere tali elementi in relazione. Questa è l'idea del lavoro e la realizzazione non è che "una faccenda meccanica", come egli stesso dice. Sue parole sono anche le seguenti: "Nell'arte concettuale l'idea o concetto è l'aspetto più importante del lavoro". I materiali e le tecniche vicine al minimalismo fanno tuttavia del concettuale di LeWitt un incontro tra logica progettuale e logica visuale.

 

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