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New Dada Nouveau Realisme Il movimento New Dada in America e il gruppo dei Nouveaux Realistes in Europa riprendono in parte negli anni Cinquanta l'atteggiamento mentale del Dada che può essere così riassunto: In linea con tali principi il New Dada recupera l'uso dell'oggetto e dell'esperienza quotidiani rispetto alla prevalenza dell'uso della pittura e della scultura (persistente anche nell'informale europeo e nell'action painting americano).
Il New Dada americano (il movimento ha protagonisti anche in Europa), con i suoi maggiori rappresentanti, Rauschenberg e Johns, rimane tuttavia profondamente legato all'opera e non ha la carica ironica e dissacratoria tipica del Dada; in tali artisti l'oggetto utilizzato nel quadro ha l'evidente oggettività della realtà viva, ma si trasforma sempre totalmente in pittura o scultura, anche se costituita da una combinazione di oggetti neutri o da simboli stereotipati.
Più svincolata da pittura e scultura è invece la versione italiana del New Dada con Piero Manzoni, la cui opera si avvicina più a Duchamp.
Anche il Nouveau Realisme è più vicino a Duchamp e al Dada; pone l'accento sul progetto mentale, sull'evento e sull'azione dell'artista, più che sull'opera, in un processo di appropriazione della realtà nelle sue coordinate spaziali e temporali che supera anche la sorta di feticismo insito nel ready made duchampiano.
Il New Dada di Robert Rauschenberg (1925 / "Letto", 1955; "Mercato nero", 1961; "Buffalo II", 1964; "Retroactive I", 1964) risente con evidenza degli echi dell'Action Painting, ma alla pittura sono mescolate cromie solo mentali come nell'opera "Small Rebus" del 1956, con la scala di colore applicata in piccoli ritagli di plastica e soprattutto sono assemblate immagini, riproduzioni e oggetti presi tali e quali dalla realtà quotidiana della comunicazione di massa e della vita metropolitana: immagini video, fotografie, cartoline, ritagli, si mescolano a larghe campiture e segni gestuali ponendosi al limite tra concettualismo e pop-art, di cui l'artista è inoltre considerato uno dei maggiori rappresentanti.
I suoi "combine-paintings" si oppongono così alla divisione gerarchica tra materiale artistico ed extrartistico, gettando un ponte verso la dimensione più pragmatica del mondo contemporaneo. Anche Jasper Johns (1930 / "Bandiera", 1955; "Three Flags", 1958; "Numeri colorati", 1959) abbandonando ogni reminiscenza di Action Painting declina il suo talento nella rappresentazione dei simboli propri della società contemporanea; nel caso della bandiera degli Stati Uniti, oggetto che, avendo perso nello stereotipo corrente la sua forza rappresentativa, egli recupera in modo nuovo fornendogli rinnovata identità. Lo stesso lavoro Johns compie su altre immagini banali e consuete di cui rivaluta il cliché visivo ormai privo di contenuto per eccessiva familiarità. La rappresentazione dell'oggetto però coincide in toto con la pura pittura; l'oggetto diviene, sulla tela, pittura nel contempo astratta e figurativa.
Si apre così la via alla ricerca centrata esclusivamente sull'azione considerata completamente avulsa da qualsiasi contesto di produzione e agente solo nel rapporto stabilito durante il suo verificarsi con il pubblico. E' il segno di una via più diretta, a volte anche violenta, di stabilire un rapporto realmente efficace e comunicativo con il pubblico, anche attraverso l'azione polemica o provocatoria. Su questa linea è la sostituzione della pittura con la raccolta e presentazione di oggetti di consumo ordinario (piatti, posate, letti, ecc. ) che vengono sottoposti ad azione distruttiva simile a quella operata sui valori della società, oppure di raccolta e conservazione, opposta polemicamente a quella di vertiginoso consumo operato dalla società.
Sono le tematiche dell'assemblage di Arman, e Daniel Spoerri, del suo opposto dissemblage e del décollage di Mimmo Rotella.
Yves Klein (1928-1962 / "Monocromi", 1946-58; "Antropometria - Sudario ANT-SU 2", 1961; Tableaux-Feu", 1961; "Ritratto -rilievo di Arman", 1962) si muove tra sperimentalismo e spiritualismo alla ricerca di valori assoluti e universali dell'arte e dell'esistenza. Molta parte della sua opera è dedicata allo studio del significato simbolico del colore nella sua dimensione fisica e immateriale, con una predilezione per il blu oltremare, che rappresenta per lui , come scrive Pierre Restany, "il supporto di intuizioni non racchiudibili in formule" e, nella sua vicinanza all'idea del cielo e dell'universo, il veicolo ideale di emozioni profonde a livello di intuizione e di comunicazione. Precedentemente al '56, anno della "rivelazione" del blu, alla fine degli anni Quaranta, Klein aveva realizzato oltre ad una sinfonia monotona costituita da un unico lungo suono seguito da un similare silenzio, i primi monocromi, che dovevano rappresentare lo strumento di individuazione di uno spazio di pensiero non occupato da una qualsiasi figurazione conchiusa, ma identificante nello stesso colore bianco un elemento catalizzatore dell'energia che può agire sui sensi di ognuno.
In un linguaggio radicalizzato in modo assoluto come spazio mentale l'artista italiano Piero Manzoni (1933-1963 / "Achromes", 1958-63; "Fiato d'artista", 1960; "Merda d'artista", 1961; "Linea di lunghezza infinita", 1963) attua una tabula rasa dei referenti delle implicazioni cromatiche e materiche attraverso l'azzeramento, il monocromo bianco, anzi l' " achrome", l'assenza del colore ottenuto con stesure di anonima biacca su teli di stoffa o con garze, cotone, lana, di vetro e altri materiali contraddistinti dall'assenza del colore e di una forma qualificabile espressivamente con termini di aderenza a fattori di psicologia individuale. L'oggetto d'arte comincia ad avere conseguentemente una sua esistenza indipendente, una sua fisicità autonoma e assoluta.
Più che evidente è il debito che a Manzoni deve tributare tutta l'arte dei decenni successivi e in particolare il comportamentismo e la Body Art. La sua opera, insieme con quella di Fontana e di Klein, rappresenta perfettamente il mutamento culturale avvenuto a cavallo degli anni '50 e '60 non solo nel campo delle arti ma anche in quello più generale delle tendenze sociali e del costume. Si diffonde infatti in questo momento una serie di atteggiamenti tendenti a sovvertire completamente i principi di individuazione mentale della forma acquisiti dalla tradizione.
Ne scaturisce un fermento vitale che ritiene di potersi realizzare in ogni possibile direzione del pensiero con una predilezione per il radicalismo assoluto e la provocazione guidata da profonde e spesso poetiche convinzioni. Da Fontana che può essere considerato il precursore assoluto di tale tendenza, con il suo uso della tela come realtà spaziale e non come superficie da ricoprire con una "rappresentazione" del mondo, a Klein con il suo anelito all'universalità spirituale, a Manzoni con la sua dichiarata e programmatica antirappresentazione, concretata essenzialmente nell'idea "dalla quale può scaturire la scintilla mentale (e l'intuizione poetica) di un rapporto fra l'artista e il mondo" come scrive Giuliano Briganti, si giunge lungo un processo progressivo e coerente anche se quanto mai diversificato in molteplici esperienze alle manifestazioni dell'arte concettuale e "povera". Una coerenza fenomenologica che può comprendere la massima diversità delle singole storie culturali degli artisti impegnati in un costante vagabondaggio del pensiero tra i confini della storia e della storia dell'arte.
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