Giovanni Cappelli
1923-1994

Cappelli Giovanni

 


immagine onirica 1990

Nato a Cesena nel 1923, frequenta a Bologna dapprima il Liceo Artistico ed in seguito la Scuola del Nudo dell’Accademia sotto la guida di Virgilio Guidi. Le sue prime prove risentono della nostra tradizione ottocentesca, in particolare dei Fattori e del Lega, ma, anche se paiono rinviare a certi “topoi” del neorealismo, rivelano sempre una particolare attenzione per i modi di strutturazione delle immagini, per gli aspetti compositivi e per i valori cromatici.
Dopo un soggiorno a Torino ed uno a Roma, entrambi con l'amico Alberto Sughi, allestisce con opere ispirate alla vita in terra romagnola, al mondo dei contadini e degli umili, la sua e prima personale nel 1953 a Milano, presso la galleria Bergamini, presentata in catalogo da Corrado Maltese.
In questa fase la critica apprezza soprattutto le sue qualità disegnative, e non è quindi casuale che nel 1956 l'artista sia invitato alla Biennale di Venezia per l'appunto con tre disegni. L'anno seguente tiene una personale alla Galleria dei Pincio di Roma e giunge a nuove formulazioni linguistiche nel corso del 1958 allorché, dopo un soggiorno a Lipari, le sue immagini si appropriano di una differente luminosità e si arricchiscono di un più consistente e significativo impasto cromatico.


Natura morta

Nel 1959 si trasferisce a Milano, attratto dal clima artistico nella città, e lavora sulla stessa lunghezza d'onda dei vari Ferroni, Banchieri, Vaglieri, ovvero di quegli artisti che, richiamandosi a Bacon e Giacometti, sono alla ricerca di un nuovo approccio alla realtà e di un diverso racconto figurale. L'incontro con la metropoli accentua il suo già vivo "esistenzialismo non-cristiano, laico", che si traduce, come afferma lo stesso Cappelli, in "un impegno appassionato ad accertare le contraddizioni interne dell'uomo contemporaneo". Il suo discorso pittorico a questo punto si modifica ed assume toni inquietanti e di drammatici, affrontando l'artista dapprima i temi dell’alienazione urbana e divenendo poi coerentemente, sempre più intimista, portatore di un disagio esistenziale e di una profonda, insopportabile solitudine.
Numerose sono le mostre personali allestite nei corsi degli anni '70 e '80, ed altrettanto copiose sono le sue partecipazioni alle più importanti manifestazioni artistiche nazionali. Importanti antologiche a Grosseto (Fortezza delle Mura Medicee, 1988), a Milano (Palazzo della Permanente, 1989), a Ferrara (Palazzo dei Dia­manti, 1989), a Forlì, (Palazzo Albertini, 1992) ed a Taranto (Circolo Ilva, 1992) hanno criticamente riproposto in questi ultimi tempi l'intera vicenda dell'artista, fino alle cromaticamente raffinate e luministiche opere recenti, in una sequenza che parla del quotidiano vivere in chiave di dramma non urlato, ma sopportato con silenziosa e macerata rassegnazione.

 


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