Caravaggio

 

CARAVAGGIO
(Merisi Michelangelo)
Caravaggio, 1573 - Porto Ercole, 1610

 

Allievo a Milano di Simone Petranzano, risente in parte dell'influenza di pittori veneti come Lotto, Savoldo, Campi, che avevano mitigato il luminismo veneto con le forme ancora vive dell'arte lombarda. Recatosi a Roma, conosce momenti di miseria, lavorando con il Cavalier d'Arpino e con Prosperino delle Grottesche.


Ragazzo con il canestro di frutta

1593-1594, olio su tela
Galleria Borghese, Roma

Bacco
1595-1596
olio su tela,
Galleria degli Uffizi, Firenze

Canestro di frutta
1596, olio su tela,
Pinacoteca Ambrosiana Milano

Grazie alla protezione del cardinale dal Monte gli vengono commissionati dipinti sulla vita di San Matteo per la chiesa di San Luigi dei Francesi, la chiamata di S. Matteo, il Martirio di S. Matteo, S. Matteo e l'angelo (in due edizioni, dopo che la prima gli viene respinta dai committenti per eccessivo realismo e che fu conservata a Berlino fino alla distruzione durante la guerra del 1939-45).
Il suo carattere ribelle gli procura noie con la polizia romana e dopo aver ucciso un giovane in una disputa è costretto a fuggire a Napoli.
 

 

A Roma lascia altre sue opere di grande valore, il Riposo dalla fuga in Egitto, il Canestro dell'Ambrosiana, la Maddalena, la Buona ventura, il ritratto di Maffeo Barberini, la Cena in Emmaus di Brera, le Madonne dei Pellegrini e dei Palafrenieri, il Davide della Borghese, le splendide tele della Conversione di San Paolo e del Martirio di San Pietro della chiesa romana di S. Maria del Popolo, la superba Deposizione della Vaticana, la Morte della Vergine, rifiutata dai committenti, ora apprezzata al Louvre. Il soggiorno a Napoli è breve, ma vi esegue i Sette atti di Misericordia per l'omonimo Pio Monte, la Flagellazione di Cristo e il Davide di Vienna. Quindi è a Malta, dove lavora al ritratto di Alof de Wignacourt e all'Amorino dormiente della Galleria Pitti, da dove è costretto a recarsi in Sicilia per aver offeso un Cavaliere. A Siracusa dipinge la Sepoltura di S. Lucia, a Messina l'Adorazione dei pastori e la Resurrezione di Lazzaro, a Palermo un'altra Adorazione dei pastori.
Ma, inseguito dai Cavalieri di Malta, Caravaggio è costretto ad allontanarsi verso il continente, viene ferito a Napoli e dopo essere stato perdonato, tenta il ritorno a Roma. Dopo numerose traversie, imprigionato per errore, persi tutti i suoi averi, muore sulla spiaggia del Tirreno, ormai stanco, avvilito e colpito dalla malaria.

Caravaggio rappresenta uno dei cardini fondamentali della pittura italiana ed europea, la sua arte, profondamente classica, segna l'inizio della pittura successiva, sia per il naturalismo nella scelta dei soggetti, sia per il suo particolare luminismo,  ottenuto da un gioco di luci che movimenta il dipinto, sintetizzando con pochi elementi tutta l'umanità della sua arte, alla quale si ispirarono poi non solo i caravaggeschi dichiarati, ma i più grandi esponenti della pittura europea successiva, da Vermeer a Rubens, da Rembrandt allo Spagnoletto.

 


Cena in Emmaus
1601, olio su tela,
National Gallery, Londra

Giuditta decapita Oloferne
1598, olio su tela
Galleria Naz.  dell'Arte Antica, Roma

Crocifissione di San Pietro
1600-01, olio su tela,
Cappella Cerasi, Santa Maria
del Popolo,  Roma

Conversione di San Paolo
1600-01, olio su tela,
Cappella Cerasi, Santa Maria
del Popolo,  Roma

La sua storia

Figlio di Fermo, «maestro di case» poco meno che architetto  al servizio del marchese del luogo, Michelangelo Merisi nasce in Caravaggio il 28 settembre del 1573; appena adolescente, che non ha undici anni, è già a Milano, nella bottega di Simone Peterzano, impegnato per quattro anni da un contratto di discepolato; ed è tutta qui, in Lombardia, la rapidissima formazione: quando ancora molto giovane si trasferisce a Roma "prima del '90", è già capace di dar vita ad opere impegnative, e tali da rivoluzionare la pittura del tempo.

 

 

 
Ma a Roma, in partenza, deve superare condizioni di vita molto difficili, tanto da essere costretto per qualche tempo a faticar di grosso con Antiveduto della Grammatica, e poi a far da aiuto al Cavalier d'Arpino: tentativi esauritisi prestissimo, ed affatto insoddisfacenti, che potevano valere solo d'avvio pratico in questi anni di sciagurata "bohème", di miseria, di disordine e di malattia.
Una certa sistemazione gli venne finalmente dal Cardinale Del Monte, che gli concede, con la protezione, un alloggio e uno stipendio; ma intanto le sue opere cominciano a destare interesse, e già nella cerchia degli estimatori si contano figure di primo piano nella vita della città, il Marchese Giustiniani, Asdrubale Mattei, i Barberini, i Massimo, i Colonna ed anche, più interessato di tutti a questa nuova pittura, il Cardinale Scipione Borghese.

Sul finire del secolo giunge la prima commissione importante, per la Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi, ed a questa succedono altre per molte delle maggiori chiese di Roma. All'apparenza un successo rapido e sicuro, anche se da più parti contrastato; e tuttavia a giudicare dalle vicende biografiche intese come cronaca di eventi quotidiani, precocità ed ingegno non riescono mai a disgiungersi da sregolatezza di vita e di abitudini: sempre in rotta con il bargello e con i birri, con i compagni di taverna e quelli di lavoro, randagio e rissoso, più  volte chiamato in giudizio, e sempre pronto a dar di spada per ragioni di giuoco e di donne e non si tratta di leggenda: i documenti sono tutti lì a circostanziare.

Del 1600 è la notizia di una sua lite con il pittore Marco Tullio, composta poi per l'intervento dell'architetto Onorio Longhi; nel 1601 ferisce un certo Flavio Canonico; l'anno successivo è chiamato in giudizio,un processo famoso, tutto fissato nelle carte d'archivio da Giovanni Baglione, che lo accusa d'aver divulgato uno scritto diffamatorio (con lui sono citati il già ricordato Longhi, amico inseparabile, il Gentileschi ed il Trisegni).
 


L'incredulità di San Tommaso
1601-02, olio su tela
Neues Palais, Potsdam

Il sacrificio di Isacco
1603, olio su tela
Galleria degli Uffizi,  Firenze

L'ispirazione di S. Matteo
1602, olio su tela,
Cappella Contarelli
S. Luigi dei Francesi, Roma

San Giovanni Battista
Nelson Gallery, Kansas City

 

E in quell'occasione viene anche arrestato, ma è rilasciato subito per intervento dell'Ambasciatore di Francia.

La deposizione dell'artista in quel processo resta un documento fondamentale per rendersi conto delle convinzioni estetiche e della sensibilità di questo singolarissimo personaggio.

 

 

 

Nuove denuncie si susseguono nel 1604, perché litiga con un servitore dell'osteria del Moro, poi perché prende a sassate le guardie, e di qui altro arresto; successivamente fermato di notte, ancora dalle guardie, perché mostri il permesso di andare armato, non sa trattenersi dall'insolentire con frasi ingiuriose, e va di nuovo in n prigione.

Rimesso in libertà non passa qualche mese ed eccolo ritornare in carcere a causa di una certa Laura e di sua figlia Isabella. Per un'altra donna, una tale Lena, che sta in piedi a Piazza Navona, ed, è una donna di Michelangelo, si  legge nel verbale, viene a lite con Mariano Pasqualoni,  sostituto del notaio Spada, e lo ferisce.  Scappa  a  Genova   ma rientra qualche settimana più tardi e rifà la pace col Pasqualoni. E però non finisce qui la serie degli atti di intemperanza e di violenza di questo «cervello stravagantissimo», come lo definiva il Cardinal Del Monte: è nuovamente denunciato perché, una sera, si abbandona ad una sassaiola contro le finestre di Prudenzia Bona, che è stata sua affittacamere e gli ha trattenuto certe masserizie quando è andato via senza pagare il fitto; ma l'incidente più grave, quello che deciderà del suo destino, è del 29 maggio 1606. In un'ennesima lite insorta per futilissimi motivi, un «giudizio dato sopra un fallo» in un campo di gioco «alla racchetta» dalle parti di Villa Medici, Caravaggio ammazza un tale Ranuccio Tomassoni da Terni, e deve lasciare Roma di urgenza "sebbene anch'egli gravemente ferito" nascondendosi prima nella campagna romana, tra Palestrina e Zagarolo, sotto la protezione di Don Marzio Colonna, e .infine rifugiandosi a Napoli.

Da Caravaggio la pittura moderna

È generalmente accettato ormai (in opposizione ad un'aulica discendenza della cultura veneta, sostenuta da certa critica tradizionalista) il valore portante di questa formazione "provinciale", maturata lontano dai centri classici della  Rinascenza Roma, Firenze o Venezia, e che affonda le radici nelle esperienze del Cinquecento lombardo, tra Cremona, Brescia e Bergamo; in quest'ambito già Lotto, Moretto, Savoldo, e poi ancora l'Anguissola e i Campi, avevano tentato, in diverse chiavi, un processo di ri
cerca sul vero, non di rado complicato da singolari effetti di luce naturale e di lume artificiale, e sempre al di fuori degli schemi manieristici toscani o romani. In tutte le più antiche opere del Caravaggio si avverte il richiamo a queste origini, anche se della primissima produzione nella terra natale non si è conservato nulla; al contrario è abbastanza ampio quanto è rimasto degli inizi romani: tele di soggetto profano, scene della vita di ogni giorno, figure prese dalla strada, autoritratti, qualche natura morta ed anche scene sacre, ma acconciate in termini di rappresentazione moderna.
 


Amor vincit omnia
1601-02, olio su tela
Gemaeldegallerie, Berlino

Decapitazione di San Giovanni
Battista 1607-1608, Cattedrale di San Giovanni Battista La Valletta, olio su tela, Malta

San Giovanni Battista bambino
 olio su tela, Musei Capitolini, Roma

Riposo durante la fuga in Egitto
Galleria Doria Pamphili, Roma

 


Temi elementari ridotti alla loro formulazione essenziale: un ritratto ed un autoritratto nella mezza figura del Bacco agli Uffizi ed alla Borghese e, ancora sul piano della ripresa dal vero, ritratti con splendidi inserti di natura morta, il Suonatore di liuto di Leningrado, il Ragazzo col cesto di frutta, della Borghese, e sempre nella più diretta interpretazione della realtà quotidiana, con lo stesso impegno di trasfigurazione attualizzante, la Buona ventura del Louvre, accanto ai temi della Scrittura, come la Fuga in Egitto o la Maddalena convertita, entrambe alla Doria.

 

 

Tutte opere da dislocarsi a partire dal '90 e prima del '95.

In aperta opposizione ad ogni indugio culturalistico lo scandaglio amoroso della realtà che ogni altro intento o emozione assorbe ed annulla e, di conseguenza, un riconoscimento affatto nuovo per glielementi "minori" che partecipano alla composizione, drappi, frutta, bocce e fiale di vetro, erbe e fiori, che valgono di volta in volta  a richiamare e a ristabilire, con assoluta fermezza, i termini della maggiore concretezza terrena.
Ed è proprio attraverso questa inedita angolazione, per la quale il particolare assume una propria validità autonoma, che Caravaggio apre alla pittura moderna il nuovo e fortunato capitolo della natura morta italiana; la Fiscella della Pinacoteca Ambrosiana, dipinta dal Caravaggio nel 1595 per il Cardinal Federico Borromeo (opera compiutissima, e talvolta ritenuta a torto "dettaglio" proprio per la novità dell'impaginazione, che però nel corso della pittura italiana appariva allora affatto inedita) è da considerare il capostipite illustre di un secolo e più di tradizione nostrana, contrapposta a quella fiamminga, ed in genere nordica; un accaldato e denso sentimento della vita, una contemplazione ferma ed estatica della forma rivelata alla luce: natura, o meglio, umanità della natura. Ed al proposito è estremamente significativa l'acutissima testimonianza di un contemporaneo ed amico del pittore, il marchese Giustiniani, il quale così appuntava: «e il Caravaggio disse che tanta manifattura gli era a fare un quadro buono di fiori come di figure». Spezzata una volta per sempre la vecchia gerarchia dei "generi", ogni rappresentazione, quale ne sia l'argomento, riguadagna la sua dignità di fatto pittorico autonomo, ragione sufficiente ed assoluta dell'ispirazione e dell'operare artistico......

 

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