Lorenzo Bartolini
Prato 1777 - Firenze 1850

Scultore

Nato a Savignano di Prato nel 1777, studiò all'Accademia di Firenze e si trasferì poi a Parigi, ove scolpì uno dei bassorilievi della colonna Vendome e un busto di Napoleone; Dallo stesso Napoleone fu inviato a Carrara a dirigere l'Accademia di scultura dove, nonostante l'ostilità dell'ambiente scolastico, e forte della stima della principessa, eseguì vari busti e statue di "Napoleonici" tra cui una statua colossale dell'imperatore destinata a Livorno ma poi inviata a Bastia.

Dopo la morte dell'imperatore si stabilì a Firenze, avversato per il suo passato di bonapartista e per i suoi caratteri di innovatore: egli infatti, contro il gusto accademico neoclassico, sostenne l'imitazione della natura, richiamandosi ai grandi scultori del primo Rinascimento; finì così a ridursi all'isolamento in un ambiente ligio al più sterile feticismo canoviano. Trovò però vari estimatori in una cerchia di facoltosi stranieri che lo sovvennero nelle sue disagiate condizioni finanziarie con varie commissioni.

 

 

Ma di tale nuova apertura mentale e programmatica egli doveva dare la più compiuta e felice prova assai tardi, verso il 1818, con l'Ammostatore, un fanciullo in atto di pigiare l'uva, la cui nitida impostazione compositiva esemplata su Donatello e sul Verrocchio, appare rivissuta con una attenta osservazione del vero e una delicata finezza di modellato.

Richiami al quattrocento fiorentino anche nel gruppo della Carità educatrice, scolpito nel 1824 per una cappella della villa di Poggio Imperiale, ma acquistato poi dall'Accademia di Belle Arti e quindi collocato nella Galleria Palatina.

 

Nel 1835 il Bartolini scolpiva la sua opera più famosa: la statua della Fiducia in Dio, ispirata nella posa ad una Maddalena penitente del Canova. Questa scultura venne richiesta a Bartolini da Rosina Trivulzio Poldi Pezzoli, madre di Gian Giacomo, proseguendo un rapporto di committenza tra i due già iniziato qualche anno prima, nel 1828, allorché lo scultore aveva realizzato il busto-ritratto della Marchesa. Rimasta vedova nel 1833 del marito Giuseppe Poldi Pezzoli, Rosina chiese a Bartolini una statua domestica e consolatoria, a espressione del confidente abbandono nella fede da lei coltivato dopo il lutto.

 

 

Bartolini dette forma a questi nobili sentimenti attraverso una giovane figura nuda, seduta in stabile posizione con le mani giunte e quietamente appoggiate, esprimente nel volto un sentimento di intima e intensa devozione.  Il marmo ispirò al poeta Giuseppe Giusti un famoso sonetto.

Nello stesso periodo, dal 1830, il Bartolini si accinse a quella che doveva essere la sua maggiore impresa di statuario, il monumento ala conte Nicola Demidoff, Ciambellano dello Zar di Russia, composto di cinque gruppi e figure, che venne compiuto dal discepolo Romanelli e collocato nel 1871 nella omonima piazzetta di Firenze: la statua più bella, e interamente del Bartolini, è quella della Beneficenza nella quale, con maggior complessità compositiva, ritorna il naturalismo affettuoso della Carità educatrice di circa vent'anni prima.

Ma l'ultimo capolavoro dello scultore è il monumento sepolcrale alla principessa polacca Sofia Zamoyski in Santa Croce cui egli attese, valendosi di aiuti, dal 1837 al '44.

Belle furono le figure isolate, come la raccolta e pensosa Inconsolabile della tomba Mastiani nel Camposanto di Pisa (1840) e la "charmante" Ninfa dello Scorpione (1845) che fu con tale qualifica grandemente elogiata dal Baudelaire.

Bartolini fu soprattutto uno splendido ritrattista, richiesto dai più illustri personaggi del tempo.

 

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