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La Transavanguardia Fenomeno nato agli inizi degli anni '80, allorché un gruppo di artisti italiani partecipa alla sezione "Aperto '80" della Biennale di Venezia riservata ai giovani artisti emergenti, con opere che riprendono pittura e scultura, sino ad allora negate risolutamente da parte di quasi tutto lo schieramento concettuale imperante, in senso rappresentativo, con connotazioni fortemente espressioniste, ma in piena coscienza del percorso compiuto dalla storia dell'arte. Sono protagonisti della tendenza Enzo Cucchi, Sandro Chia, Francesco Clemente, Mimmo Paladino, Nicola De Maria.
Achille Bonito Oliva teorizza criticamente i termini storici del fenomeno chiamato "Transavanguardia: "La transavanguardia ha risposto in termini contestuali alla catastrofe generalizzata della storia e della cultura, aprendosi verso una posizione di superamento del puro materialismo di tecniche e nuovi materiali e approdando al recupero dell'inattualità della pittura, intesa come capacità di restituire al processo creativo il carattere di un intenso erotismo, lo spessore di un'immagine che non si priva del piacere della rappresentazione e della narrazione" (Artisti italiani contemporanei, Electa, Milano 1983). L'artista opera per aprire varchi, per spostare la vista verso un incurvamento del tempo e dello spazio, che poi significa possibilità, oltre che di aggiramento, di affondo. L'arte è la pratica di questo movimento mediante il deterrente di molte immagini che costituiscono l'arsenale tattico attraverso cui l'artista esercita il suo rapporto con il mondo. Un rapporto certamente mosso da pulsioni ambivalenti, da desideri che lo portano verso una condizione all'incrocio di oscillazioni tra distruzione e costruzione che ne costituiscono l'identità, intesa come probabilità esistenziale.
L'artista si cala così internamente in tutti i materiali, nobili e meno nobili, appartenenti alla tradizione della scultura e della pittura ed al pratico inerte del quotidiano. Nel suo corpo a corpo egli li porta nello stato di una combustione articolata ed unificante che li riscatta dalla loro condizione di separatezza ed insignificanza iniziale. L'immagine risulta essere l'esempio splendente di una nostalgia, quella della totalità e dell'unità che l'artista stesso spesso non vuole raggiungere.
Il linguaggio dell'opera si dispone in uno stato di comunicazione non logico-discorsiva ma totale e compenetrante. Colore, segno, architetture fantastiche, alberi, barche, teschi, legni e metalli, colano direttamente nel corpo che fronteggia l'opera, artista e pubblico. In un flusso incessante che rompe il rapporto di frontalità e crea un corto circuito della sensibilità, avvolgente ed inarrestabile, che sconfigge ogni regola entropica in quanto si ricarica continuamente.
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