Surrealismo

 

Il Surrealismo

Movimento artistico nato in Francia negli anni Venti e precisato ufficialmente nelle sue linee programmatiche nel "Primo manifesto surrealista" del 1924 ad opera dello scrittore André Breton.

Caratteristica del movimento è l'attenzione alla dimensione dell'uomo che oltrepassa la sua realtà ordinaria e percepibile con gli strumenti della logica. 

Grazie anche alla diffusione delle ricerche psicoanalitiche di Freud il sogno e l'onirico entrano nell'universo costitutivo dell'arte non come fantasie allegoriche o stravaganti come nel passato, ma come diretta espressione dell'inconscio portato così alla luce dalla profondità dell'io.

In questo atteggiamento programmatico si riconosce il tentativo di saldare la realtà storica con quella onirica, allo scopo di liberare tutte le potenzialità espressive della natura umana.

La poetica surrealista si rivolge all'inconscio, ma ha come obiettivo ultimo un cambiamento della coscienza e della società. Conseguente a ciò è l'impegno dei surrealisti nella politica, la loro iscrizione alla Terza Internazionale Socialista, il nome significativo dato alla loro rivista "Révolution surrealiste", poi divenuto "Le surrealisme au service de la révolution".

Le pratiche dada hanno una diretta influenza su quelle surrealiste della scrittura automatica e della creazione affidata alla provocazione del caso.

 

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Jean Hans Arp


Rappresentanti maggiori del movimento sono, oltre al teorico del gruppo Breton,
Ernst, Masson, Magritte, Delvaux, Mirò e Dalì. Periodi, influenze o esiti del surrealismo si hanno anche in Picasso, Arp, Klee, Man Ray, Moore.

Il movimento ha presto una diffusione mondiale, giungendo sino in Giappone e in America, dove figure di rilievo sono il cileno Matta e il cubano Lam.

 

L'interiorità dell'animo umano è esplorata nel corso della storia dell'arte soprattutto a partire dal Romanticismo, quando artisti come Turner, Friedrich e Gericault si addentrano in questa dimensione della realtà umana sempre esistita ma di cui non si è avuta per lungo tempo coscienza precisa.

I romantici continuano però a rapportare lo sguardo verso il profondo con il mondo esteriore, proiettandolo cioè nell'aspetto della natura. E' nel corso del XX secolo che si assiste alla creazione di forme atte a rappresentare la parte oscura della coscienza, quell'inconscio ampiamente teorizzato nello stesso periodo da Sigmund Freud, padre della psicoanalisi.

Spetta al movimento surrealista, riunito attorno alle idee di André Breton, il compito di fornire immagini fortemente suggestive in grado di fissare sulla tela i dettami imposti da quell'interiorità che scaturisce manifestandosi allo stesso modo nell'arte come nel sogno.

I surrealisti tentano la rielaborazione in chiave creativa del pensiero psicoanalitico, determinante per gli sviluppi delle loro opere e della teoria del movimento. La psicoanalisi, nel suo compito di liberazione e svelamento delle forze occulte dell'inconscio, dei tabù e delle costrizioni che la coscienza troppo rigida impone alla personalità soprattutto nella sfera sessuale, dà l'impulso principale al progetto surrealista di rifondazione dei veri aspetti dell'esistenza umana, proprio a partire da un atto di liberazione da qualunque consapevolezza razionale e culturale che non permetta il libero accesso e l'immediata trasposizione della fantasia sulla mano che guida il realizzarsi dell'opera d'arte.

I surrealisti infatti inizialmente tentano di assumere a metodo il concetto di automatismo psichico; ciò avviene soprattutto attraverso prove di "scrittura automatica" con la quale si intende l'operare dell'artista che procede secondo un'immediata corrispondenza tra inconscio ed azione pittorica, ma anche poetica, che porta alle estreme conseguenze alcuni elementi sia delle passate poetiche romantiche, come abbiamo visto, ma anche di quelle simboliste, una rappresentazione cioè non precedentemente meditata.

Il contributo fornito dal movimento surrealista all'arte contemporanea è di fondamentale importanza perché avvia un percorso ancora inesplorato e che troverà la sua massima espressione poetica specialmente nel secondo dopoguerra (basti pensare a quale adeguata soluzione approderà la tecnica della scrittura automatica nell'Action Painting americana).

 

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Max Ernst

In un secondo tempo, soprattutto ad opera dell'artista tedesco Max Ernst (1891-1976 / "L'elephant célèbes", 1921; "Oedipus Rex", 1922; "La femme 100 têtes", 1929; "Une semaine de Beauté" 1934), la poetica surrealista si avvale della tecnica dello "spaesamento", dell'accostamento cioè nell'immagine di elementi estranei fra loro, di natura assolutamente diversa con esiti di sorpresa e, perciò, surreali.

Ernst, dopo un periodo dadaista in cui è attivo nel gruppo di Colonia con Hans Arp e dove sperimenta nel collage la tecnica più idonea per la formalizzazione del suo pensiero, partecipa nel 1921 all'esposizione organizzata da Breton a Parigi, aderendo ufficialmente al surrealismo.
 

 

Alcune opere di Ernst sono realizzate con una particolare tecnica disegnativa dal processo casuale, il "frottage", che consiste nello strofinare la matita su di un foglio appoggiato ad una superficie movimentata, ad esempio un pavimento, per poi sviluppare dall'immagine così risultante tracce e suggestioni da questa suggeritegli, come nella "Foresta imbalsamata" del 1933. Attraverso la serie di  "La femme 100 têtes" e "Une semaine de Beauté" egli trasforma i linguaggi popolari dell'illustrazione e del feuilleton creando opere che trasudano inquietudine, soprattutto allo scopo di sovvertire le regole e le certezze dell'immaginario collettivo del periodo.

Il movimento surrealista è accompagnato fin dalla nascita da innumerevoli manifesti e dichiarazioni programmatiche che esplicitano i nuclei portanti della sua poetica, così come le numerose riviste pubblicate dal gruppo affermano la presenza di un forte collante ideologico rappresentato dalla teoria bretoniana, ma anche dalla scelta di assumere modelli di riferimento precisi e individuabili ad esempio nel Rimbaud delle "Illuminations", in Lautremont, o ancora nel settore figurativo in Bosch, nel simbolismo di Redon e Moreau, e nella più vicina Metafisica di de Chirico.

 


Renè Magritte

All'interno del Surrealismo assume rilievo l'opera di René Magritte (1898-1967 / "Il tradimento delle immagini", 1929; "Questa non è una pipa", 1929; "Tempo trafitto, 1932; "La condizione umana II ", 1935, "Le chant de la violette", 1951; "L'uomo con la bombetta", 1964) particolarmente influenzato proprio dalla spazialità metafisica di de Chirico, partendo dalla quale l'artista belga si muove nella ricerca di nuove possibilità di relazione tra gli uomini e le cose.

 

 

Nel 1926 si avvicina al gruppo surrealista e, influenzato dallo "straniamento" di Ernst, inizia la realizzazione di opere che racchiudono al loro interno le immagini più familiari, accostate però imprevedibilmente e trasformate in modo da stravolgere l'idea che si ha di esse e delle relazioni che normalmente suggeriscono, facendo così cadere ogni barriera e ogni rapporto negli usuali schemi mentali che classificano interno ed esterno, contenitore e contenuto, oggetto e nome che lo designa; mentre spazialmente vengono alterati i rapporti prospettici e di scala.

Un'opera come "Questa non è una pipa" del 1929 è significativa dell'intento di Magritte di scardinare per ridefinire le usuali corrispondenze tra l'oggetto, la sua immagine e la sua definizione verbale, ponendo le basi per quell'arte definita negli anni Settanta "concettuale" che partirà proprio da quei meccanismi e associazioni mentali da lui visualizzati, confermando come il suo surrealismo non sia fantasmatico e visionario, ma proceda da una attenta analisi degli elementi rappresentativi e significativi dell'immagine dipinta.

La grandezza e la novità di Magritte risiedono proprio nell'esplicitare visivamente il meccanismo concettuale attraverso una figurazione che non concede nulla di più nell'esecuzione a ciò che è strettamente necessario per esprimere l'idea. Proprio questo tipo di figurazione, realizzata con la semplicità didattica dei libri d'infanzia e probabilmente derivata dalla grafica pubblicitaria e dall'illustrazione popolare del primo '900, esercita a partire dagli anni '60 la propria influenza sia sulla cultura propriamente artistica, soprattutto pop art e come già detto arte concettuale, sia sulle immagini dei mezzi di comunicazione di massa.

E' a partire da Magritte che l'arte inizia a coincidere con  il processo riflessivo su se stessa, che troverà altre soluzioni in anni a venire: l'artista non solo continuerà a interrogarsi sui fondamentali quesiti dell'essere, ma anche sul senso stesso delle sue interrogazioni.

 

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Juan Mirò


Personalità di rilievo del periodo surrealista è anche lo spagnolo Juan Mirò ("La casa delle palme", 1919; "Il carnevale di Arlecchino", 1924-25; "Personaggio di fronte alla natura", 1935; "Costellazioni", 1939-40; "Donne e uccelli al levar del sole", 1946) fino al 1919 interessato al Fauvismo. In quell'anno, in occasione del suo primo viaggio a Parigi entra in contatto con Picasso prima e con i dadaisti poi, sino ad aderire nel 1924, attraverso l'incontro con André Masson, al Surrealismo.

 

 

Mirò è un artista dalla pittura solare, caratteristica riscontrabile già in opere giovanili di paesaggi calati in atmosfere sospese e incantate di sapore metafisico (a Mirò il movimento italiano è ancora sconosciuto) in cui già compaiono un disegno tracciato in punta di matita con assoluta precisione e forme zoomorfe e fitomorfe che paiono appena posate nel paesaggio, matrici dei successivi lavori in cui il proliferare di segni e forme organiche dà vita ad un universo magico intriso di lirismo, realizzato attraverso una straordinaria rapidità disegnativa che compie deformazioni fantastiche e fortemente evocative di elementi naturali immersi nei colori più accesi, neri, rossi, gialli, azzurri, verdi, quasi a testimoniare come un surrealista, ricercando nella profondità del proprio essere, possa anche ritrovarvi un universo spensierato.

Tra gli altri esponenti di rilievo della ricerca surrealista va annoverato André Masson (1896-1987 / "Battaglia di pesci", 1927; "Pesce nella sabbia", 1927; "Paesaggio irochese", 1944) che elabora a partire dal 1924 una sua "scrittura automatica" particolarmente veloce e convulsa, una immediata trascrizione degli impulsi trasmessi dalla parte oscura della coscienza. Nella sua opera egli mantiene i riferimenti iconografici al mondo naturale e biologico ed è abile manipolatore di forme e materiali, come testimoniano i suoi celebri dipinti sulla sabbia, materiale che gli permette di sperimentare sulla superficie cromie e matericità sempre diverse e nuove. Durante un soggiorno americano negli anni '40 l'opera di Masson si appropria di elementi del mondo primitivo dell'arte indiana, che già attira l'attenzione dei surrealisti non tanto attraverso una rimeditazione delle forme, quanto sulla possibilità di evocazione del "feticcio", del lato cioè magico e oscuro e degli enigmi che lo accompagnano.

Il gruppo surrealista ha influenza su alcune spiccate individualità artistiche del Novecento come Picasso e Klee che, pur non aderendo mai esplicitamente al movimento, hanno da questo tratto spunti significativi per i loro dipinti, specialmente degli anni Trenta, a conferma dell'importanza rivestita dalla diffusione di una poetica fortemente innovativa in quanto strettamente legata all'esplorazione dell'inconscio, sede privilegiata di ogni intuizione artistica.


Un'altra faccia del Surrealismo è costituita da una pittura risolta attraverso la rappresentazione di immagini tratte dai sogni o anche di associazioni figurative che, seppure talvolta sorprendenti, si concretizzano non già attraverso le innovazioni tecniche e concettuali di Ernst o Magritte e più in generale dell'estetica di Breton, ma con una tecnica ed un impianto fortemente tradizionali, ai limiti del virtuosismo, con il conseguente recupero di valori pittorici ormai avulsi dall'incalzante procedere delle vicende artistiche.

E' di questo genere il surrealismo cupo e angosciante di Salvador Dalì (1904-1989 / "La persistenza della memoria", 1931; "Preannunzio della guerra civile", 1936; "Il grande paranoico", 1936) che produce una pittura illusionistica, costruita su immagini ossessive di castrazione, putrefazione, voyeurismo, sino a giungere ad una sorta di delirio deformante risolto con sempre più alte iperboli pittoriche.

 

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