Millais John E


 

John Everett Millais
(1829-1896)

Millais è il più naturalmente dotato e tecnicamente brillante dei preraffaelliti. Tranne i contrasti della prima fase della sua attività, la sua vita è una serie ininterrotta di successi.

Nato in un’agiata e vecchia famiglia del Jersey e trascorsi i primi anni nella nativa Southampton, era giunto a Londra nel 1838. Nel 1840, a II anni, entra nelle scuole della Royal Academy, dove subito emerge per precocità e talento: il suo Cimone e Ifigenia, del 1848, è un saggio brillante di pittura accademica.

L’adesione alla P.R.B. darà alla sua qualità il senso di una direzione, e negli anni fra il 1850 e il 1860 l’artista dipingerà alcune fra le opere più significative del movimento.

Influenzato nei primi olii da Hunt e nei disegni giovanili dai soggetti macabri del primo Rossetti, egli assorbe rapidamente ogni suggestione, ottenendo risultati notevoli sia nell’osservazione della natura (e particolarmente quando vi associa soggetti poeti ci), sia nei ritratti.


Ritratto di John Ruskin


La Valle del riposo

Una storia particolare ha il Ritratto di John Ruskin (1853-54): il critico, rappresentato in piedi su massi rocciosi con una cascata sullo sfondo, aveva sicuramente contribuito a determinare l’impianto dell’opera. Nel IV volume di Modem Painters, infatti, le stratificazioni rocciose, definite «simboli dell’eterna paura», erano state associate al movimento delle acque: «Il fremito che si dilegua dal placido lago e dal fiume che scorre è racchiuso per l’eternità nelle rocce».

 

 

Un fremito che in quello stesso periodo percorrerà anche la sua vita, perché l’opera, eseguita durante una vacanza in Scozia, è contemporanea al nascere della passione tra Millais e la giovane moglie di Ruskin, Effie. Donna vivace e attraente, a disagio in un matrimonio non consumato, aveva rapidamente corrisposto all’amore dell’artista. Dopo scandalose pratiche di divorzio, i due potranno sposarsi nel 1855, dividendo l’opinione pubblica: la regina Vittoria riceverà la donna solo quando Millais glielo avrà chiesto dal letto di morte.

Aderendo ai temi più tipici del movimento, l’artista ne La figlia del boscaiolo (1851, storia dell’incontro fatale tra una fanciulla di umili origini e un bambino di nascita aristocratica) si cimenta in un soggetto sociale; ne Il salvataggio (1855), discusso anche con Dickens, si ispira a un fatto di cronaca; mentre ne La piccola cieca (1854-56), pur echeggiando il problema del vagabondaggio dei bambini e dei minorati, fa prevalere un tono patetico: il contrasto drammatico fra la cecità e la bellezza del paesaggio. In Foglie d’autunno (1855-1856) gli elementi narrativi scompaiono, sostituiti dal clima: la stagione, le morte foglie, il fumo e il tramonto sono tutte immagini della caducità delle cose. Anche la bellezza e la giovinezza delle fanciulle vanno lette in tal senso; e la mela nella mano della bambina a destra è un richiamo alla colpa originale. «Mi sono sempre sentito insultato, quando hanno guardato al mio quadro come a un piccolo episodio domestico... mentre intendevo che risvegliasse, con la sua solennità, le più profonde riflessioni religiose» dirà l’artista.

 


Ordine di scarcerazione

La piccola cieca

 

Alla metà degli anni ‘50, con Hunt in Terrasanta, Rossetti isolato nel suo mondo, Madox Brown attivo prevalentemente in provincia, il preraffaellismo è rappresentato soprattutto da Millais. Ma l’artista, allontanatosi dai climi narrativi dei primi anni con l’intento di dipingere opere più fini e di atmosfera, si alienerà una parte della popolarità conquistata, e poi abbandonerà rapidamente sia tale genere di quadri, sia la tecnica preraffaellita, J. E. Millais, troppo laboriosa per chi ha intenzione di guadagnare molto denaro. Riconoscerà, infatti, di non essere più in grado di «trascorrere un giorno intero a dipingere una superficie grande quanto una moneta da cinque scellini».

 

Una delle ultime opere che mostrino ancora un impianto preraffaellita, è La valle del riposo (1858), dall’ampio respiro paesistico, che raffigura due suore mentre scavano una tomba nel cimitero del convento: il tema della morte vi è reso esplicito.

Intorno al 1860 l’artista tornerà a un genere già adottato in opere di successo, come Ordine di scarcerazione (1853), storia probabilmente ispirata a Walter Scott, nella quale un ribelle giacobita, imprigionato dagli Inglesi, veniva soccorso da sua moglie che, forse sacrificando la virtù, si era procurata il documento atto a liberarlo. Il nero cavaliere di Brunswick (1860) infatti, propone ancora una storia d’amore nell’avversità, rappresentando il congedo di due amanti divisi dalle guerre napoleoniche.

La successiva carriera di Millais appartiene più alla storia dell’arte vittoriana che a quella del preraffaellismo. Unico della Confraternita ad avere completamente abbandonato i principi originari, avrà successo economico e popolarità maggiore degli altri. Le immagini che ci rimangono di lui in tweed, vestito alla cavallerizza o mentre fuma la pipa) sono più quelle di un signore vittoriano che quelle di un artista. Nel 1863 diventerà membro effettivo della Royal Academy, nel 1885 sarà nominato baronetto e nel 1896, lo stesso anno della morte, presidente della Royal Academy.

 

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