Domenico Beccafumi
detto Domenico di Giacomo di Pace
Pittore
senese del cinquecento
Beccafumi Domenico (Montaperti,
Siena, 1486? - Siena 1551), fu il più grande pittore senese del Cinquecento; di
famiglia contadina, fu avviato all'arte da Lorenzo Beccafumi, padrone del
fondo su cui lavorava la famiglia di Domenico, e dal suo protettore prese
il nome.
Nel 1518 fu pagato per gli affreschi nell'oratorio di San Bernardino a
Siena e nel 1519 iniziò una lunga attività quale fornitore dei disegni per
il pavimento del Duomo di Siena; sempre a Siena, nel 1523 eseguì la
Natività per la chiesa di San
Martino, fra il 1529 e il 1535 affrescò la sala del concistoro nel Palazzo
Pubblico e negli stessi anni eseguì gli affreschi per Palazzo Agostini,
oggi Bindi-Sergardi, e la Natività della Vergine, oggi nella Pin. Naz.
Nel 1539 spedì a Pisa i grandi quadri per il Duomo. Sono ignote le date
di due fra le sue opere più famose, ambedue a Siena: il
San
Michele
al Carmine e la Caduta degli angeli (Pin. Naz.). Beccafumi fu uno
dei massimi manieristi toscani. Dalla complessa cultura con cui venne a
contatto (a Siena, a Firenze, a Roma e attraverso le stampe nordiche)
trasse un linguaggio personalissimo, aspro di contorni e dai colori agri e
sulfurei, percorsi da lame di luce.
Le sue prime composizioni (Stimmate di santa Caterina, 1515
ca, Siena, Pin. Naz.; San Paolo, ora nel Mus. dell'Opera del Duomo di
Siena), sebbene impostate su strutture di impianto classico che risentono
di contatti con Fra Bartolomeo, appaiono già venate di inquietudine;
l'influsso della cultura figurativa romana del primo Cinquecento si
manifesta soprattutto nel ciclo di Palazzo Bindi Sergardi (ora Casini
Casuccini) a Siena, mentre le sue opere mature, estremamente articolate,
presentano piani che si accavallano e si inseguono con esiti di complessa
spazialità: Discesa di Cristo al limbo (Siena, Pin. Naz.) e la
citata Natività della Vergine, Mosè spezza le tavole della legge
e Il castigo del fuoco celeste (Pisa, Duomo).
La sua attività di scultore iniziò negli ultimi suoi anni di vita,
quando modellò per la Cattedrale di Siena, otto bellissimi
Angeli portaceri:
fieri ragazzi di stirpe popolana dalle solide carni a malapena ricoperte
da sottili drappi, che con le loro grinze e giaciture, moltiplicano i
guizzanti riverberi delle fiammelle, traducendo in bronzo quegli arditi
effetti luministici che caratterizzano la maniera pittorica dell'artista.

Discesa di Cristo al Limbo
1530-35, Pinacoteca Nazionale, Siena |

Il sacrificio di Seleuco di Locri
1524-30,
Siena |
Per l'altare della cappella eseguì il
Trittico della Trinità:
primo dipinto su tavola pervenutoci dal pittore, che reca il cartiglio
con la scritta: Questa tavola ha fatto fare Battista Dantonio da
Ceva per sua devozione, si compone di tre pannelli con le
rappresentazioni dei Santi Cosma e Damiano, della Trinità
al centro e dei Santi Giovanni evangelista e Damiano a destra; se
vi si individuano, a parte evidenti squilibri compositivi, influssi da
Fra Bartolomeo, Filippino Lippi e dal Sodoma, l'impronta stilistica
nettamente manieristica è già pienamente individuale, nell'inquieto
movimento delle figure fortemente caratterizzate e nei violenti
contrasti cromatici.
Oggi nella Pinacoteca senese ma eseguita verso il 1515 per il monastero
delle benedettine di Monte Oliveto è la pala delle Stigmate di santa
Caterina, opera che consacra la sua fama, più debitrice
nell'impostazione a Bartolomeo piuttosto che al Perugino, con un morbido
paesaggio raffaellesco tradotto nell'eccentricità che gli è ormai
propria. "È una pietra angolare per il primo Manierismo toscano: per la
novità del rapporto tra figure e spazio, per il contrapposto della santa
in piena luce e la donna incappucciata in ombra, per l'alto cielo che
brumosa, misteriosa campagna a cui porta, come per allontanarla, la
prospettiva tesa del pavimento. È già manifesta l'intenzionalità
religiosa, l'alternativa oratoria di speranza e minaccia che
caratterizza tutta l'opera del Beccafumi" che si manifesta anche "nelle
accelerazioni e scivolate prospettiche, nell'addensarsi e diradarsi
della caligine, nel modo con cui la luce aderisce alle figure,
discioglie la cera dei volti, trapassa di tono, forma aloni,
dissolvenze, diradamenti" (Argan).

La Giustizia, 1530 - 1535
Palazzo Pubblico,
Siena |

Madonna col Bambino
angeli e santi 1537
Oratorio di San Bernardino,
Siena |

Natività della Vergine 1540-43
Pinacoteca Nazionale,
Siena |
Dello stesso anno è il San
Paolo in trono eseguito per l'ormai distrutta chiesa di San
Paolo, e ora al Museo dell'Opera: ai lati dell'Apostolo, seduto in un
trono incongruo, sono rappresentate le scene della Conversione e
della Decapitazione. Numerosi sono i riferimenti
individuati dagli studiosi nell'originale composizione anticlassica: il
Santo richiama le figure michelangiolesche dei Profeti
della Sistina, mentre le figure di fondo sono accostate a Dürer e a
Paolo di Cosimo.
Il 9 febbraio 1516 acquista la casa nell'attuale via Sarrocchi, nella
quale visse per tutta la vita e l'anno dopo compera un podere nel comune
di Tressa.
Già attribuita al Bachiacca da Adolfo Venturi, la
Sacra
Famiglia di Monaco, datata variamente dal 1515 al 1525, è stata
restituita al Beccafumi da tutta la critica successiva che l'ha
riconosciuta come una delle opere più significative nella sua
meditazione della lezione di Leonardo, rapportata alla moderna cultura
figurativa fiorentina.
Il 31 dicembre 1518 gli vengono pagati gli affreschi dello Sposalizio e del Transito della Vergine
nell'Oratorio di San Bernardino, accanto alle composizioni del Sodoma e
di Gerolamo del Pacchia che mostrano la continuazione di una ricerca
espressiva originale, nella mescolanza di elementi tratti dalla
tradizione senese con la modernità fiorentina e romana.

Natività, ca 1524
chiesa di San Martino
Siena |

Sacra Famiglia con san Giovannino 1515-25
Alte Pinakothek,
Monaco |
Nel marzo 1519
riceve dall'Opera del Duomo di Siena i primi pagamenti per cinque
cartoni relativi alla decorazione del pavimento del Duomo con le Storie di Elia e di Acab, inserite nel grande esagono
sottostante la cupola: insieme a un Mosè che fa scaturire l'acqua
dalla roccia, sono gli unici forniti dal Beccafumi, che riceverà
l'ultimo pagamento il 18 giugno 1524; se la generale impostazione si
rifà agli arazzi e alle decorazioni di Raffaello delle Logge vaticane,
le ampie proporzioni richiamano l'insegnamento di Michelangelo. Proprio
il riferimento alle Logge, terminate nel 1519, ha fatto ritenere certo
un suo secondo viaggio a Roma.
Intorno al 1521 dovrebbe risalire il suo matrimonio con una certa
Andreoccia, dalla quale ha una figlia nel 1522 e un figlio l'anno
successivo.
A proposito della pala della Natività nella chiesa
senese di San Martino, del 1524 circa, Vasari osserva che "cominciò
Domenico a far conoscere a coloro che intendevano qualche cosa, che
l'opere sue erano fatte con altro fondamento che quelle del Sodoma. E in
effetti, se la pala mostra riferimenti, nell'aspetto compositivo, alla
Natività di Francesco di Giorgio nella chiesa di San
Domenico, la tradizione figurativa senese viene aggiornata da Beccafumi
all'esperienza tosco-romana ove però "le forme acquistano un significato
nuovo, uno spirito di irrealtà che, costituendo il lato più vitale della
visione del pittore, infirma i presupposti di classica armonia sui quali
si impernia la composizione" (Sanminiatelli). È stata notata anche la
possibilità che il primo pastore, raffigurato a sinistra, sia un suo
autoritratto.

San Paolo in trono ca 1515,
Siena |

Stimmate di santa Caterina ca 1515,
Siena |

Trittico della Trinità 1513
Pinacoteca Nazionale
Siena |
Variamente datati dal
1524 al
1530, gli
affreschi che decorano la volta di una sala del Palazzo Bindi Sergardi,
oggi Casini Casuccini, sono tra le maggiori espressioni della sua arte.
Al centro, due grandi riquadri, con lo Zeus che
ritrae Elena e La continenza di
Scipione, che simulano arazzi coprenti illusorie aperture del
soffitto, di tonalità a pastello, sono circondati da sei ottagoni con
episodi di storia romana tratti da
Valerio Massimo e da dieci tondi con rappresentazioni mitologiche
tratte da
Ovidio, che mostrano un cromatismo più acceso e contrastato.
Di
grande libertà espressiva e per questo giudicata dal Vasari come
un'opera in cui Beccafumi "andò come capriccioso, pensando a una nuova
invenzione per mostrare la virtù e i bei concetti dell'animo suo", è il
San Michele che scaccia gli angeli ribelli, concepita per la
chiesa di San Nicolò al Carmine e ora nella Pinacoteca senese. Per la
chiesa senese il Beccafumi compose una seconda e diversa versione, più
classicamente composta nella definizione dei volumi ma con i tipici
effetti di luce e le fosforescenze del colore.
|