Ernesto Bazzaro
Milano, 1859 - 1937Scultore
È stato uno dei protagonisti più rappresentativi della scultura lombarda
allo scorcio del XIX secolo. Ha frequentato i corsi di Antonio Borghi
all'Accademia di Brera, ma i suoi veri maestri sono stati lo scultore
Giuseppe Grandi e i pittori Daniele Ranzoni e Tranquillo Cremona,
artisti che tendevano al rinnovamento dell'arte in senso antiaccademico.
Nel 1881 ha vinto il premio Canonica presso l'Accademia
di Brera con il Sordello,
un'opera ancora legata all'ambiente accademico.
Le opere successive riflettono invece una piena adesione
alle ricerche impressionistiche grandiose. Tra queste ricordiamo:
La Madre che ha suscitato grande
interesse per la novità della concezione dell'opera, che ha vinto il
premio Principe Umberto nel 1892, e un
Autoritratto degli anni intorno
al '91. Ha inoltre realizzato parecchi monumenti funebri per il Cimitero
Monumentale e numerosi ritratti, come il
Segantini, che sono tra i suoi
lavori più originali. Tuttavia il suo capolavoro rimane il
monumento a Felice Cavallotti
a Milano (1901-06), l'opera è del 1903.
Cavallotti, ardente uomo politico milanese, già garibaldino
nelle guerre risorgimentali, polemista intransigente, poeta e oratore
impetuoso, deputato radicale avverso al trasformismo e alla politica
crispina, morì a Roma nel 1898 in un duello col direttore della «Gazzetta
di Venezia»: era il suo trentatreesimo duello. Personaggio popolare,
universalmente noto e amato dalla sinistra, l'idea di fargli un monumento
nacque il giorno stesso in cui si diffuse la notizia della sua morte,
il 6 marzo. Si promosse allora una sottoscrizione pubblica patrocinata
dal quotidiano democratico «Il Secolo».
Dopo un primo concorso d'esito non soddisfacente,
ne venne bandito un secondo nel 1901, che fu vinto dal Bazzaro.
Il monumento venne inaugurato a Milano il 15 luglio 1906, in Piazza
della Rosa, oggi Piazza Pio XI. Della collocazione era contento il
Bazzaro, ma non erano di certo contenti i preti che di fronte
alla Biblioteca Ambrosiana, loro esclusivo dominio, si vedevano alzato
quell'imperituro "ricordo" di un così fierissimo difensore dei valori
laici. Perché venisse rimosso si addussero pertanto pretesti di viabilità
e d'accesso alla Biblioteca, ma in realtà i motivi erano quelli di spostare
altrove l'immagine provocatoria dell'avversario radicale. Né Bazzaro,
finché visse, acconsentì a quella operazione d'ipocrisia: lo spostamento
si compì solo nel 1943, allorché il monumento fu trasferito dov'è tuttora:
all'imbocco di via Marina, dalla parte di via Senato.
Vi è rappresentato Cavallotti che pronuncia un discorso alla folla;
che è presente fra il popolo napoletano durante il colera dell'84; e
che, infine, è rimpianto da una moltitudine accorsa ai suoi funerali.
Tali episodi separati si svolgono tuttavia, nella composizione, con
un ritmo di continuità, risolvendosi l'uno nell'altro, proprio come
Grandi aveva insegnato nel Monumento alle Cinque Giornate. E nell'articolarsi
delle varie parti, anche qui, il tessuto delle superfici si sgrana in
un marmo fittamente lavorato a trattenere l'incidenza variabile della
luce.
Bazzaro è morto il 18 maggio del 1937 a settantotto anni.
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