Pittore, scultore, grafico, operatore estetico e critico d'Arte. Svolge inizialmente attività di scrittore, (Riconoscimento ufficiale Presidente della Repubblica Enaudi). Successivamente si dedica sempre più all'arte, limitando l'attività di scrittore alla critica e alla saggistica. Svolge inoltre attività nel campo editoriale e dell'organizzazione associativa nel settore delle Arti. bibliografia: Esposizioni: Critica: E’ pittore, scultore, operatore fotografico. E’ siciliano d'origine. È perennemente nomade. Ha una spiccata preferenza per le grandi città. Ha la sua area operativa soprattutto in Italia, Francia, Svizzera e Spagna. Non appartiene ad alcuna corrente artistica. Non presenzia alle sue mostre personali. Non si ha una sua fotografia pubblicata. Il modo di esprimersi di Massimo Platani è sempre mutevole, non si è mai fissato in un segno caratteristico e caratterizzante, in un modulo, soprattutto in pittura. Molti trovano perciò strane le notevoli differenze esistenti tra le sue opere di diversi periodi ed anche all'interno di opere singole, differenze insolite oggi nell'opera di un artista. Con la caduta del problema formale relativo ai tratti morfologici e topologici dell'opera artistica e alle sue qualità percettive, l'esperienza estetica tende a trasferirsi nel mondo del comportamento e delle situazioni mentali, a farsi esperienza e concetto, inteso anche nell'accezione di metodo e di conduzione dell'intelligenza. Come ha scritto Tommaso Trini è probabile che l'arte e l'estetico dopo che per tanti anni l'estetico è entrato nell'arte non più di quanto ne stia u scendo attualmente non possano sottrarsi ad una funzione di vasi comunicanti che regoli quegli scambi che nessuno può seriamente pensare di eliminare. Ciò è vero per Platani, la cui novità saliente relativa all'ultimo periodo della sua attività è da ricercare nella peculiarità della sua proposta di riflessione sia sull'arte, come tra dizione e memoria, sia sull'arte come esperienza e processualità in fieri aperta e imprevedibile per la sua organica connessione con la vicenda storica reale. La figuratività, nell'opera di Platani, é presentata esclusivamente per il carattere tautologico del rapporto esistente tra l'elemento iconico e quello semantico, per cui è costretta a manifestarsi come denotante se stessa. L'operazione tende, come ha rilevato Dorfles, "ad una definizione dell'attività artistica" che si stacchi "dai formulari tradizionali divenuti ormai del tutto arrugginiti", per porsi, invece, come affermazione di un modo di formare inesistente, o, meglio, di una formatività la cui esistenza è privata dalla materia di cui ha bisogno ogni principio di individuazione. Siamo così di fronte non solo ad un’idea da "opera aperta" che coinvolge il fruitore ad una partecipazione attiva e dialettica, ma anche e soprattutto di fronte ad una manifestazione estetica tale da spostarne la verifica fuori dal campo dell'artisticità e della illusoria figuratività e da rompere la struttura chiusa che la isola dalla realtà per porla nell'orizzonte del comportamento e della riflessione. Il processo di nientificazione di Platani è ora trasferito dal piano della realtà socio-culturale a quello del linguaggio investendo l'oggetto della stessa categoria artistica. Questo è posto in una situazione che il tempo modifica liberandolo dalla normatività del codice: esso diviene così processualità e sviluppo, rifiuta di definirsi in risultati acronici e di assumere i tratti di un surrettizio statuto ontologico. Per effetto dei bianchi, delle associazioni iconiche e delle interruzioni delle sequenze significanti, la forma non si chiude, ma si fa stimolo e germe di infinite dilatazioni». In sostanza, si dovrebbe definire la pittura di Massimo Platani molto pessimistica. « In effetti - afferma Platani lo è in gran parte, ma non sino in fondo. Il massimo del pessimismo è il concetto dell'inutilità, il nichilismo. Io dipingo, lavoro il ferro, agisco nelle città, quindi non posso essere del tutto pessimista a meno di non essere incoerente oppure uno stupido. In realtà esistono delle forze interiori nell'uomo che Io spingono ad agire. Di questo dato dl natura bisogna prendere coraggiosamente atto e considerarlo senza false prospettive per quello che è: un bisogno significante, una realtà misteriosamente naturale che può essere chiarita solo attraverso l'opera stessa. Questo giustifica l'esistenza di gran parte del mio lavoro, dei prodotti della mia mente e delle mie mani». Sandro Cairoli |