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Pierre Auguste Renoir Pittore, incisore e scultore francese. La vita di Renoir si può dividere in due momenti: il primo, quello della giovinezza, in cui egli lavora come artigiano solido di divenire pittore, il secondo, quello in cui egli felicemente sogna e fa sognare lavorando sulle tele da vero, grande pittore. Fuori di questa entusiasmante avventura artistica, cosparsa di capolavori ma vissuta come un mestiere, l'esistenza, di Renoir corre sui binari della più assoluta normalità. Nel 1858 lascia la decorazione di porcellane per passare, alla più redditizia pittura di ventagli e di stoffe, dimorando grande abilità di mano e una sorprendente rapidità esecutiva. Messi da parte un pochi soldi, nel 1862 si iscrive all'Ecole des Beaux-Arts ed entra nell'atelier di Gleyre. Qui entra in contatto con altri giovani allievi, Monet, Bazille, Sisley e con loro si lega di un'amicizia che durerà tutta la vita: '63 va spesso al Louvre a copiare l'antico e a dipingere dal vero nella foresta di Fontalnebleau, dove, l'anno successivo, incontra l'anziano maestro della scuola di Barbizon, Diaz il quale gli insegna ad amare la natura e il colore. Sono anni di esperienze che il pittore vive con entusiasmo, benché si trovi spesso in gravi difficoltà economiche: talvolta viene accettato al Salon, la grande rassegna statale d'arte che si tiene ogni anno a Parigi, ma più spesso è rifiutato per la sua adesione a correnti Moderne, Courbet che è l'idolo di Renoir, è considerato un rivoluzionario e un corruttore della buona pittura. E senza figurare al Salon è difficile, se non impossibile, vendere quadri.
Per fortuna Bazille, di famiglia agiata, lo accoglie nel suo studio e lo aiuta: nel '68 la Lise è accettata al Salon, ottenendovi un discreto successo, e Renoir, ormai introdotto nel mondo artistico parigino, frequenta spesso il gruppo che si raccoglie al Café Guerbois, accanto a Manet, che si atteggia un po’ a maestro, si vedono Degas, Bazille, Sisley, Monet, Pissarro, Cézanne, Fantin, il fotografo Nadar, i critici e scrittori Astruc, Duranty, Duret, Zola.
E’ proprio da queste riunioni che nasce l'idea di una mostra di gruppo: la mostra degli impressionisti appunto, la cui realizzazione è ritardata dapprima dalla franco-prussiana del 1870, poi dalla disparità di vedute tra i vari artisti, oltre che dalle difficoltà economiche. Soltanto 1874, e molto per merito dell'entusiasmo di Renoir, la mostra si realizza nelle sale del fotografo Nadar: è un grosso scandalo, il pubblico ride e s'indigna, ma l'esposizione ottiene un indubbio successo, che è quello di far conoscere le ricerche di artisti così frequentemente rifiutati, o mal esposti, ai Salons ufficiali.
Inoltre questa mostra, alla quale ne succedono altre '76, '77, '79, '82 Renoir, in seguito a dissensi con Degas non partecipa a quelle dell'80 e dell'86, allarga l'area degli estimatori degli impressionisti, i quali lentamente vengono affermandosi: grazie, anche, al sostegno dato loro dall'illuminato mercante Durand-Ruel.
In questi anni Renoir è particolarmente vicino a Monet, col quale va spesso a dipingere, e si sposta frequentemente nei dintorni di Parigi, lungo la Senna, poi in lungo e in largo la Francia, ora per rendere visita o ritrarre amici e conoscenti, ora per trovare luoghi congeniali alla sua sensibilità pittorica. Intorno al 1880 si innamora di una sua modella, Aline Charigot, che diventerà sua moglie, e nel 1881 intraprende un viaggio un viaggio in Algeria, ma soprattutto la sosta in Italia, a Roma e Pompei lo allontanarono dall'impressionismo per suggerirgli nuove visioni pittoriche ispirate allo studio degli antichi maestri, soprattutto nella ricerca plastica della figura che egli prediligeva molto.
Tra le opere più significative di questo periodo basta ricordare le Bagnanti della collezione di Durand Ruel, la collezione Gold e negli anni successivi, il Jugement de Paris, le Bagnanti del Louvre, opere nelle quali esplode, nella luce e nella leggerezza delle forme, tutta la sua felicità creativa e coloristica che fa di lui uno dei più insigni pittori dell'età moderna, l'erede diretto delle tradizioni plastiche, che già in Rubens si erano particolarmente affermate. Ormai Renoir ha raggiunto una certa notorietà e un certo benessere economico, ma che i tempi non siano ancora maturi per la comprensione piena dell'Impressionismo è dimostrato dalle lotte che egli deve sostenere nel 1894 per fare accettare allo Stato francese la donazione della raccolta Caillebotte, un amico di cui egli è l'esecutore testamentario: come si sa la meravigliosa collezione viene accolta solo tre anni dopo, per di più decurtata, specie e a danno di Cézanne. In questo periodo Renoir comincia ad avere i primi attacchi di reumatismi e frequenta principalmente il Sud: nel 1899 passa l’inverno Cagnes, dove si fissa nel 1905. Nel '12 è costretto, in seguito all'aggravarsi del male, a dipingere con pennelli legati alle mani, ma nemmeno questa infermità intacca il suo entusiasmo e il suo slancio creativo.
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