Alviani Getulio |
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Getulio Alviani (Udine 1939) è protagonista della vicenda dell’arte programmata e ghestaltica che tenne banco sulla scena italiana fra gli anni Sessanta e Settanta grazie anche al sostegno critico e teorico di Giulio Carlo Argan. Le superfici a testura vibratile realizzate da Alviani nel 1960 si imposero subito all’attenzione: il trattamento dei piani in alluminio ed acciaio dava vita a strutture di immagini cangianti a seconda della rifrazione della luce. Erano la prima espressione di quella poetica del concretismo, cresciuta in Italia sulla scia dell’esperienza storica del Bauhaus e di maestri come Albers, Wachsmann, Max Bill. La costruzione visiva, secondo Alviani, sviluppandosi secondo rapporti di geometria elementare, si fa espressione di un ideale di ordinamento razionale della realtà anche sociale. Questa concezione si è espressa nella indagine sui materiali tecnologici e la loro organizzazione (superfici metalliche, cronogrammi, stesure calcolate di colore, opere di grafica e design). Arte dunque come problema di natura conoscitiva da risolvere nella concretezza dell’ambiente. "Penso ad esempio alle città, alla loro urbanizzazione, ai trasporti sino alle istanze più sottili", scrive fra l’altro postulando un impegno comune di "ingegneri, architetti, designers, artisti".
![]() Anelli 1967 |
![]() Superficie a testura vibratile 1972 |
![]() Superficie a testura vibratile nel blu 1972 |
![]() Superficie a testura vibratile 1973 |
CENNI BIOGRAFICI
1955-1959
Si interessa di strutture plastiche e cognizioni visive in campo industriale, frequentando studi di architetti ed ingegneri. Realizza anche le prime opere a struttura vibrante in alluminio.
1960-1970
Nel 1960 entra a far parte del GRAV (Group de recherche d'art visuel), di cui fanno già parte Castellani e Bonalumi, che rappresenta la punta avanzata di ricerca nel campo di quella che sarà poi definita Arte Optical o Cinetica.
Si concentra sull'alluminio e, attraverso un processo composizione di lastre a levigatura differenziata, produce superfici ottico-dinamiche indagando le vibrazioni della luce.
Nel 1962 partecipa alla mostra Arte Programmata a Venezia, Roma, Dusseldorf e Leverkusen, e alla mostra Zero nella Galleria Diogenes di Berlino.
Prima personale all'estero presso la Galerie Denise René di Parigi nel 1963 seguita da una seconda, nello stesso anno, al Museo Civico di Leverkusen.
Nel 1964 è invitato alla Biennale di Venezia ed espone nella mostra Nouvelles Tendences al Palazzo del Louvre di Parigi.
Nel 1965 partecipa alla mostra The Responsive Eye al MOMA di New York e crea le prime stanze-ambienti con pareti a superficie vibrante.
Nel 1968 partecipa a Documenta 4 a Kassel.
1971-2003
Negli anni '70 approfondisce e sviluppa con coerenza i temi che gli sono cari, approfondendo lo studio delle sfumature dei colori.
Tiene mostre personali in vari paesi.
Nel 1976 è nominato alla cattedra di pittura dell'Accademia delle Belle Arti di Carrara e, nel 1981, diviene Direttore del Museo d'Arte Moderna di Ciudad Bolivar, Venezuela.
Nuovamente invitato alla Biennale di Venezia nel 1986 e nel 1993 (sala personale), attualmente si dedica principalmente all'organizzazione di mostre.
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M. Fagiolo dell'Arco, L'iperluce di Alviani, Bulzoni, Roma, 1964
Getulio Alviani. Programmazioni plastiche, cat. Galleria Il Cavallino, Venezia, 1967
Getulio Alviani, cat., Ferrara 1980
Getulio Alviani. Ouvres 1960-80, cat., Galerie Denise René, Parigi, 1980.
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