Warhol Andy

Andy Warhol

 


Andy Warhol

Se la Pop Art è un movimento per il quale il guadagno e il successo rivestono molta importanza, l'artista che più di ogni altro incarna questa definizione è Andy Warhol (1930-1987),  il più celebre degli artisti pop, le cui opere sono tra le più convulse, violente e drammaticamente rispecchianti la condizione di frenetico coinvolgimento dell'uomo nel sistema; può essere preso come caso limite, ma emblematico dell'arte pop, essendo egli stesso divenuto uno dei miti della cultura americana, allo stesso livello delle sue immagini di Marylin Monroe, Jaqueline Kennedy, Elvis Presley. Come scrive Achille Bonito Oliva: "Il teatro di Andy Warhol è l'America, dove la merce è la grande madre che accudisce il sonno, i sogni e gli incubi dell'uomo americano; che lo assiste in tutti i suoi bisogni, fino al punto di incentivare e creare altri nuovi consumi.

 

La città è lo spazio, l'alveo naturale dell'American dream, inteso come sogno continuo di opulenza e di stordimento organizzato dalla merce. L'arte diventa il momento di esibizione splendente ed esemplare di tale sogno, la pratica alta che mette sulla scena definitiva del linguaggio lo stile basso delle immagini, prodotte dai mezzi di comunicazione di massa, dalla pubblicità e dagli altri strumenti di persuasione occulta  ed esplicita dell'industria americana. "In tale contesto l'accettazione estrema dei modi di vita della società contemporanea pone al primo posto della scala di valori il consumo e di conseguenza all'interno di questa logica anche la pittura e l'arte in generale hanno senso in quanto rientrano nel circuito del consumo. Lo stesso Warhol afferma che "... un buon affare è la migliore opera d'arte...".

 


Andy Warhol

 

Nel '60 Warhol, proveniente come molti artisti pop dalla grafica pubblicitaria e dalla cartellonistica,  crea le prime opere basate sui comics (Dick Tracy, Superman, Braccio di Ferro) e sulla Coca-Cola. Da qui inizia a proporre serie di immagini analoghe di oggetti commerciali, eseguite anche con procedimenti meccanici, in una schematizzazione grafica spiccatamente pubblicitaria.
 

 

Scrive ancora Bonito Oliva: "Il metodo del prelievo, dell'assunzione dell'immagine decontestualizzata dal suo ambito naturale, quello del consumo, trova i suoi antecedenti nell'opera di new dada e ancora prima nel lavoro di De Chirico, del dadaismo storico, in particolare quello di Duchamp, vissuto a lungo in America a partire dall'Armory Show. Il "ready made" di Duchamp è naturalmente, insieme alla tecnica della Metafisica, la matrice linguistica della pop-art. Warhol ha una maggiore coscienza felice in tale operazione, in quanto sostenuto da una mentalità che non soffre  i disagi della civiltà tecnologica, come produttrice di alienazione. Egli si muove con un maggior cinismo operativo, sollevato dal peso dell'ideologia e spinto in tal senso dall'adesione ideale a un tipo di società opulenta e affluente. Il paesaggio artificiale della città viene vissuto come unica natura possibile, come sfondo naturale dell'uomo moderno. Da qui parte l'artista della pop-art per effettuare un prelievo di immagini che non avviene in termini critici ma in termini assolutamente operativi e strumentali, nel senso di un atteggiamento impersonale. Non esistono preferenze affettive in questo prelievo, spinte emotive che determinano la scelta. Al superficialismo splendente delle tecniche di riproduzione, tipiche dei mezzi di informazione di massa, Warhol oppone un assoluto adeguamento, quanto a intenzionale freddezza emotiva e valenza espressiva." Il quadro per lui non è che "la riproduzione di un oggetto artistico fatto per essere riprodotto". Da questa premessa deriva l'utilizzo della serigrafia su tela, che, oltre naturalmente a permetterne la vendita in numerosi esemplari, spoglia l'immagine di ogni qualità sensoriale riducendola intenzionalmente ad un puro segno grafico, esasperando così ancor più la già fredda presentazione grafica delle sue immagini.

 


Andy Warhol

Del 62-64 sono le scatole di Campbell Soup che, con le figure dei miti hollywoodiani come Marilyn Monroe o Elvis Presley ancora del '62 e con le scatole Brillo del '64, determinano i suoi primi successi; anche i dipinti con le immagini dei dollari risalgono agli stessi anni.
"L' artista diventa colui che interviene specificamente nel campo dell'immagine, per produrre un paesaggio da un grado basso ad uno alto. Egli sottrae l'immagine dall'ambito del consumo di massa, per introdurla in ambito colto, quello dell'arte.

 

 

Lo strumento é quello di uno stile che non rifiuta il sistema meccanico di riproduzione dell'immagine o perlomeno dell'ottica e dello spirito che determina questa ultima,  ma anzi ne accoglie il procedimento e la neutralità di fondo che la sorregge. Perché questo avvenga é necessario eliminare ogni discriminazione per quanto riguarda l'ambito dove l'immagine nasce, cresce e si sviluppa." (Bonito Oliva).


Tra le immagini dei media in seguito Warhol adotta quelle di incidenti stradali, la serie degli "Scontri", e di esecuzioni,  la serie delle "Sedie elettriche", che realizza con giustapposizioni di fotogrammi uguali o di diversa intensità cromatica o luminosa, in modo da far perdere al racconto drammatico la forza d'urto iniziale attraverso la ripetizione seriale. L'insieme degli elementi che entrano in gioco nelle sue opere, dalla scelta dei soggetti alla tecnica esecutiva, all'uso del particolare ripetuto, tende inoltre ad annullare qualsiasi distinzione tra figurativo e astratto, così come nell'ambito dei contenuti non appare mai un qualsiasi giudizio morale o politico, o ideologico la cui formulazione Warhol rimanda sempre come uno specchio alla coscienza dello spettatore.
"Tutti si rassomigliano e agiscono allo stesso modo, ogni giorno che passa di più. Penso che tutti dovrebbero essere macchine. Penso che tutti dovrebbero amarsi. La pop art è amare le cose. Amare le cose vuol dire essere come una macchina perché si fa continuamente la stessa cosa. Io dipingo in questo modo perché voglio essere una macchina e sento che quando faccio una cosa e la faccio come se fossi una macchina ottengo il risultato che voglio." Così dichiara Andy Warhol su Art News nel 1963. Lo standard viene assunto a livello antropologico: la cancellazione di ogni psicologia individuale e la celebrazione snobistica dell'inespressivo.

 


Andy Warhol

Con la sua presenza fredda e distaccata, Warhol cancella ogni profondità e i suoi quadri, i suoi ritratti, diventano la celebrazione della superficie. Così l'artista adopera nell'arte l'idea del multiplo, dell'oggetto fatto in serie: l'individuo ripetuto in uomo di massa, in uomo moltiplicato, portato dal sistema in una condizione di esistenza stereotipata. Al prodotto unico subentra l'opera ripetuta, la cui ripetizione comporta non più un'angoscia esistenziale ma il raggiungimento di uno stato di indifferenza che diventa l'ottica attraverso cui Warhol guarda il mondo. Infatti nei suoi quadri ogni intenzione di segretezza viene ribaltata in ostentazione, che è la premessa di quel consumo cui la civiltà americana non intende sfuggire.

 


L'occhio cinico dell'artista ci restituisce una condizione oggettiva dell'uomo medio americano alla quale egli stesso non sfugge, a cui non intende sfuggire, in quanto i modelli adoperati non sono fuori dalla realtà americana ma dentro. Dentro ci sono le espressioni, le facce inespressive dell'uomo folle, gettato nella sua solitudine quotidiana, separato dagli altri uomini, incidenti d'auto, opere d'arte mistiche, nature morte di fiori, volti celebri od anonimi, riprodotti con gelida allegria attraverso il procedimento meccanico della serigrafia.
Così Warhol ribadisce e accetta lo stato di manipolazione di ogni cosa, anche dell'uomo, senza disperazione, senza possibilità di alternativa, applicando la considerazione irreversibile dell'uomo come "uomo consumato". Anche l'artista vive dentro una realtà già definita, in cui ogni prodotto è segno della merce.
L'accumulo grammaticale delle immagini è l'effetto di una mentalità che non ha il mito della complessità del mondo ma che anzi ha individuato le istanze dell'uomo e l'ineluttabile e necessaria esibizione di tali istanze, collegata alla dimensione non negativa di spettacolarità insita nel sistema sociale ed economico. Così Warhol situa le proprie immagini per associazione elementare, che riflette con cinica disperazione il destino dell'uomo: l'esibizione come esibizionismo, quale ineluttabile cancellazione della profondità e riduzione ad uno splendente superficialismo. Lo spegnimento della profondità psicologica segna il punto di massima socialità nell'opera di Warhol.

 

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