Realismo e nuova configurazione

 

REALISMO E NUOVA CONFIGURAZIONE

Con la scomparsa del "consenso verso la realtà" non scompare nell'arte del '900 il realismo che per il versante più tradizionale diventa una questione di scelta programmatica, determinata e perseguita con coerente consequenzialità in prese di posizione derivanti perlopiù da precise collocazioni politiche e di critica sociale, o da naturali inclinazioni della sensibilità dell'artista; per un altro versante, più aderente alle urgenze del tempo, l'immagine riconoscibile, variamente deformata, diviene lo strumento espressivo e comunicativo dei temi e problemi che più coinvolgono anche in termini di imperativi morali l'uomo contemporaneo. Si tratta spesso di una iconografia umana ritenuta punto di incontro privilegiato, centro degli interessi dell'artista e dei destinatari dell'opera d'Arte e di conseguenza mezzo più idoneo per parlare più direttamente e chiaramente possibile al pubblico.
 


Renato Guttuso


Pablo Picasso


Realismo e figurazione, da una parte tengono conto degli sviluppi dei grandi movimenti storici del primo novecento, in primo luogo il Cubismo di
Picasso e il Surrealismo (e in Italia la Metafisica), dall'altra coprono un arco qualitativo e quantitativo di produzione vastissimo per varietà di accenti ora espressionisti, ora surreali, ora addirittura risalenti a precedenti classici, rinascimentali e neoclassici, ora anticipatori, come in Guttuso, di caratteristiche che saranno tipiche di una figurazione posteriore di qualche decennio.

 

 

 

La parte più interessante di questo "realismo" che non si chiude nell'esercizio della propria abilità artigianale o in compiacimenti estetici fini a se stessi, è senz'altro tutta la rilevante produzione di artisti vicini alle problematiche sociali, politiche ed esistenziali dell'uomo contemporaneo.

Tralasciando tutti gli artisti che pur mantenendo il referente reale in qualche modo riconoscibile e centrale nella loro opera sono più collocabili in ambiti o poetiche definite come il Pop, il Nouveau Realisme, l'
arte Concettuale, tra le figure dei realisti del secondo '900 emerge quella di Francis Bacon (1909-1992 / "Tre studi di figure per la base di una crocifissione", 1944; "Papa Innocenzo X", 1953; "I Lottatori", 1980).

L'opera di Bacon ha certamente una linea di continuità con quella di
Van Gogh e Munch e ancor prima con quella di Grunewald, ma le figura umane dell'artista inglese, sempre al centro dei suoi dipinti, non sembrano distorte e deformate da drammi esistenziali e interiori, ma dall'azione coercitiva e torturatrice dell'ambiente al limite della mutazione antropologica e genetica.


 

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Bacon
non presenta le cause delle deformazioni che intende già conosciute e sofferte da tutti, ne illustra con fredda e spietata lucidità gli effetti, offrendo alla vista la mostruosità di corpi da cui sembra sia stata estratta l'anima presi da atroci e sfiguranti convulsioni. E la condizione di queste figure appare senza speranza, senza via di uscita, come un preinferno terreno; è una prigionia di terrore, solitudine e sofferenza forse mai espressa con tanta definitiva convinzione.


 

L'opera di Bacon vive però di una contraddizione derivata dall'adozione di una tecnica pittorica di altissima qualità formale, che lascia trasparire la voluttà insieme sadica e masochistica dell'uso di un colore capace di rendere tanto strazio, dei viola acidi, dei rosa taglienti, degli aranci brillanti mescolati a tinte di un magma scuro e marcescente.  Una tecnica elevata che traspare anche dalla calcolata composizione di forme che sono sospese in uno spazio da cui sembra essere stata tolta l'aria, incarnate nella tensione boccheggiante e convulsa di corpi che si contorcono e rattrappiscono o si sfaldano confondendo i loro confini con lo spazio vuoto che li sostiene. In questo senso l'opera di Bacon è un'ultima espressione dell'estetica del sublime che pone la lucida constatazione della realtà a confronto con le più alte espressioni ideali, benché frustrate, dell'anima.

La violenta carica espressionistica baconiana ha avuto una forte influenza su molti artisti dell'area definita "nuova figurazione", caratterizzata da un riaccostamento all'iconicità e dal reinserimento dell'elemento figurale nella pittura e nella scultura o nell'insieme delle due non infrequente negli artisti di questa tendenza. Questa necessità iconica, che riaffiora come insopprimibile bisogno di riferirsi alla realtà più vicina all'uomo e al suo mondo visibile si manifesta non solo nell'appropriazione  dei  simboli  e  delle  debolezze della società dei consumi tipica del pop, ma anche in un rapporto più impegnato e introspettivo con la condizione esistenziale dell'uomo moderno nella sua collocazione sociale e politica, prevalentemente urbana. Se il pop aveva analizzato le influenze del sistema sulla vita e sulla psicologia dell'uomo medio, questa "Nuova figurazione" ne analizza le conseguenze sulla debole struttura umana. E l'uomo nelle opere di questa tendenza mostra tutte le tracce, ferite e cicatrici del suo essere sottoposto ad un modo di vivere inadeguato alle sue aspirazioni, del suo essere travolto da un'esistenza che non vuole più rispettarne l'integrità fisica e morale. E' un uomo deformato dal coinvolgimento con la vita urbana; sempre più simile e adeguato all'ambiente, ma con un grido sempre represso e in agguato che sta per esplodere nella rivoluzione o cadere nella demenzialità. Ma si tratta comunque sempre di riprese iconiche progressiste, che tengono conto del cammino compiuto dalla storia recente dell'arte e di tutti i fenomeni coevi.

"Nuova figurazione" non è una scelta operativa programmatica, realismo contro formalismo o altro; è uno dei mezzi che ha l'artista per parlare, scelto non per le sue caratteristiche formali, ma per la sua funzionalità comunicativa. La figura è un referente del mondo visibile che non rappresenta più la sua accettazione da parte dell'artista, ma bensì uno dei codici del suo linguaggio che è sempre più onnicomprensivo. L'ordine iconografico e iconologico viene sì ripreso, ma per essere ad ogni momento annullato con gli stessi materiali che lo costituiscono. La prospettiva è spesso casuale, non dipende da un ordine mentale, ma da una condizione esistenziale, così come i rapporti tra le immagini e quelli tra le figure e lo spazio. E' così che mentre l'urgenza e la pressione dei contenuti porta sovente i neofigurativi a deformare al limite estremo del riconoscibile la figura o l'immagine reale, l'indipendenza da schemi, la nuova coscienza di libertà e polivalenza nell'uso dei media e nelle pratiche dell'arte acquisita con le esperienze informali, astratte e pop, nei confronti delle quali i neofigurativi sono tuttavia generalmente polemici, immettono nelle loro opere, pur all'interno di una tecnica che rimane pittorica, elementi quanto mai eterogenei, surreali, espressionisti e persino astratti.

 

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