Il Quattrocento nell'arte
A Firenze, in un breve arco di anni, un
architetto
Brunelleschi,
uno scultore
Donatello,
un pittore
Masaccio,
attuarono una rivoluzionaria trasformazione della concezione e delle
funzioni dell'attività artistica.
Le possibilità fornite dal mezzo prospettico di misurare, conoscere e
ricreare uno spazio a misura umana, sono espresse nella chiara scansione
geometrica delle architetture di Brunelleschi, nel proporzionato
ambito spaziale che accoglie le figure “eroiche” dei rilievi di Donatello
e dei dipinti di Masaccio.
La libertà, l'autonomia, il vivace sperimentalismo con cui vennero
interpretati i termini fondamentali della cultura rinascimentale, danno
ragione della molteplicità di espressioni dell'arte fiorentina, che a
rigorose esperienze prospettiche.
Il mecenatismo dei signori fece dell'arte non solo l'ornamento della vita
della corte, ma propriamente la giustificazione ideologica del potere, lo
strumento di prestigio dell'azione politica. Si spiega con ciò il fenomeno
di piccole città che diventarono intensi centri culturali per il concorso di
letterati, umanisti, artisti e artigiani alla corte del signore.
La Repubblica di Venezia, tesa ad ampliare i suoi domini nell'entroterra e
venuta quindi a contatto con Padova e Verona, accolse artisti da Firenze e a
Venezia giunse a maturazione l'esperienza di
Antonello da Messina.
Nella seconda metà del Quattrocento Firenze era ancora la capitale
indiscussa della cultura italiana: il mecenatismo dei Medici toccò il suo
punto più alto alla corte del grande Lorenzo.
Piero della Francesca,
Van Eyck,
Botticelli e
Carlo
Crivelli,
furono artisti molto importanti di questo secolo.
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