INFORMAZIONI ARTE 

ACQUAFORTE

Tecnica incisoria nella quale il disegno viene inciso su una lastra di rame mediante acido citrico (anticamente chiamato "acqua forte"). La lastra, precedentemente ricoperta di un sottile strato di vernice grassa resistente all'acido, viene incisa dal disegnatore con una punta d'acciaio fino a giungere al rame. Successivamente si passa alla "morsura": la lastra viene immersa in una soluzione di acido nitrico e acqua che intacca le parti scoperte, lasciando intonse quelle su cui c'è la vernice. Questa viene poi tolta, per passare alla fase dell'inchiostratura e della stampa. L'acquaforte si differenzia dall'incisione a bulino su lastra metallica per la naturalezza delle linee che dà effetti simili a quelli di un disegno a matita o a penna.

ACQUATINTA


Tecnica di incisione su lastra di metallo, analoga all'acquaforte, ma in cui la lastra, prima di essere incisa e poi immersa nell'acido, viene cosparsa di una polvere protettiva granulare, che conferisce alla stampa così ottenuta un delicato effetto di chiaroscuro.

AEROPITTURA

Espressione del Futurismo, che la celebrò con un apposito Manifesto, edito nel 1929. Da principio aveva un'accezione generica di esaltazione del volo e della vita aerea; poi, alla Biennale di Venezia del 1926, l'aeropittura assunse il carattere di formulazione plastica spaziale con elementi figurativi casuali e contrapposizione di piani in movimento. Eloquenti manifestazioni di aeropittura sono la decorazione dell'aeroporto di Ostia, realizzata da G. Dottori nel 1929, e il dipinto La candela sull'aeroporto di T. Crali.

AFFICHE

Manifesto stampato, affisso in luogo pubblico per reclamizzare o un prodotto, o un evento, o uno spettacolo. A partire dalla fine dell'Ottocento assume una sua dignità artistica per gli stretti contatti con i movimenti artistici d'avanguardia, di cui divulga in maniera immediata ed estremamente comunicativa contenuti e forme, fino a diventare parte della moderna pubblicità. Il periodo d'oro dell'affiche è legato all'art nouveau, quando artisti di altissimo livello si impegnano nella realizzazione di questi stampati, facendone vere e proprie opere d'arte. Vanno citati almeno i nomi dei francesi J. Chéret, A. Mucha, H. Toulouse-Lautrec; degli italiani M. Dudovich, F. Laskoff; dei tedeschi Gaigg, Wagulo; degli inglesi J. de Holden Stone, H. Dudley e dei polacchi J. Palka e Lipinski.

altarpiece

Un altarpiece è una scultura, verniciare, la scultura, schermo o la parete decorata fatta per un altar cristiano della chiesa, la tabella a cui si ammassa è detta. Variano enormemente nel formato e nella concezione, dalle immagini portatili molto piccole alle strutture enormi abbraccianti le arti di architettura, della scultura e di verniciatura. Normalmente, il altarpiece si riposa sull’altar, ma inoltre è trovato dietro o persino sopra. Il centro del altarpiece caratterizza un depiction di Christ, il virgin Mary o un san, con le pareti laterali che mostrano generalmente le scene per quanto riguarda la durata della figura centrale. Questi sono presentati nell'ordine cronologico e possono essere letti come una striscia comica. Le parti posteriori delle pareti laterali sono verniciate quasi sempre, dando una funzione rifinita al altarpiece una volta chiuse. A volte i pannelli sono fissati lungo la parte inferiore; ciò si riferisce al termine italiano 'predella '. Predella: Un'immagine sussidiaria che forma un annesso a più grande, particolarmente una piccola pittura o serie o pitture sotto un altarpiece.
Altarpieces si divide in due tipi principali: i reredos, che aumentano dal livello del suolo dietro l’altare ed il retable, che si leva in piedi sulla parte posteriore dell’altare in se o su un basamento dietro di esso. Molti altari le hanno entrambi.

ART DECO

Manifestazione artistica affermatasi nell'Esposizione delle arti decorative di Parigi del 1925 (viene infatti anche chiamata Stile 1925). Deriva dall'Art nouveau di cui però rifiuta le sinuosità e le formule lineari naturalistiche, prediligendo il geometrismo e l'essenzialità delle forme e delle composizioni. Con Art déco ci si riferisce non solo ai singoli prodotti della arti decorative di quel periodo ma al gusto che si afferma nel primo dopoguerra, soprattutto in Francia e in Austria, per poi spegnersi con la crisi del 1929. Agli inizi dell'Art déco si collocano la Compagnie des arts Français Suë et Mare, l'opera di ebanisti come Ruhlman e Rateau, il nuovo indirizzo preso dai laboratori viennesi (Wiener werkstatte) diretti dall'architetto J. Hoffmann. In Italia l'Art déco si sviluppa grazie all'opera di fervidi creatori quali G. Ponti, D. Cambellotti, T. Lancia, G. Balsamo Stella, le cui opere sono conosciute nelle Esposizioni di arti decorative che si svolgono a Monza ogni due anni.

ART NOUVEAU

Movimento artistico che ha coinvolto molti paesi europei e gli Stati Uniti, tra fine Ottocento e primo Novecento. Viene chiamato in modi differenti: Liberty o stile floreale in Italia, Modern style in Gran Bretagna, modernismo in Spagna, Jugendstil in Germania, Sezessionstil in Austria. Comune è la reazione all'arte accademica e storica, contro la quale si afferma la forza vitale di un'arte che trae la propria ispirazione direttamente dalla natura. Da qui deriva l'estetica naturalistica dell'art nouveau, il linearismo raffinato, la ricerca decorativa da applicare e questo è uno degli aspetti più interessanti in campo architettonico, uno dei più vitali non in modo circoscritto ma tale da coinvolgere in un unico e organico progetto decorativo tutte le parti, senza soluzione di continuità tra l'interno e l'esterno dell'edificio. I principali protagonisti dell'art nouveau sono in pittura A. Beardsley, G. Klimt, J. Toorop, F. Khnopff, F. Hodler; in architettura V. Horta, A. Van de Velde, J. Hoffmann, H. Olbrist.

ASSOCIAZIONE DEGLI ACQUARELLISTI

Nel 1875, ispirata alla Old Water Colour Society inglese, nasce a Roma l'Associazione degli Acquarellisti. Ne sono fautori Ettore Roesler Franz, Nazareno Cipriani, ai quali si aggiungono come fondatori, secondo il motto "decem in uno" altri otto artisti: Vincenzo Cabianca, Raimondo Tusquets, Cesare Maccari, Attilio Simonetti, Cesare Biseo, Pio Joris, Gustavo Simoni e Onorato Carlandi. Le prime mostre dell'associazione si tengono presso il negozio di colori di Dovizielli in via del Babuino e nelle sale del Caffehaus del palazzo Colonna in Santi Apostoli. Dal 1889 gli Acquarellisti espongono annualmente al Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale insieme agli Amatori e Cultori, servendosi spesso di uno stesso catalogo.

Arthur Liberty


In Italia l'Art Nouveau viene comunemente indicata con il termine Liberty, facendo riferimento al nome dell'inglese Arthur Liberty, il quale aveva fondato dal 1875 a Londra una ditta che commerciava in oggetti di arredamento di alto livello qualitativo ma destinato ad un largo numero di acquirenti.
Il termine usato in Italia sottolinea una delle caratteristiche principali della corrente: rendere validi esteticamente quegli oggetti di uso comune che le industrie vanno diffondendo, con il rischio altrimenti di un appiattimento e di una banalizzazione dovuti alla produzione in serie. L'altra definizione usata in Italia è "stile floreale", sta ad indicare che la decorazione e prevalentemente costituita da forme stilizzate tratte dai fiori o comunque ad essi simili. In qualunque modo venga chiamata questa corrente artistica è simile in tutta l'Europa. La morbida linea curveggiante e simbolica, il decorativismo floreale fine a se stesso, la disposizione planimetrica, sono elementi comuni all'architettura, come alla pittura, alla scultura e alle arti minori.


BIENNALE ROMANA

Le celebrazioni per il Cinquantenario di Roma Capitale (1920) sono l'occasione per l'istituzione delle Biennali Romane d'Arte, le cui uniche tre edizioni si svolgeranno dal 1921 al 1925. Le Biennali Romane scandiscono il periodo di ripensamento che attraversa gli artisti italiani, -già segnato dalla fine del futurismo legata alla morte di Boccioni, dalla nascita della metafisica e di "Valori Plastici"- evidenziando il desiderio di riflessione sulla storia della pittura e della scultura in Italia e conseguentemente la determinante svolta della classe artistica verso quello che sarà il "ritorno all'ordine". Contestualmente le Biennali vogliono offrire il più ampio panorama documentario sull'arte italiana, e successivamente straniera, dell'Ottocento e del Novecento.

BIENNALE VENEZIANA

La prima edizione risale al 1895, è la più antica e ancora la più famosa rassegna internazionale di arte contemporanea. Insieme al Padiglione Centrale dell'Italia, nei giardini della Biennale si trovano i Padiglioni dei principali paesi del mondo (di proprietà di ciascuna nazione, che nomina commissari propri). A partire dagli anni Settanta, non essendo più sufficienti i Padiglioni dei Giardini, le manifestazioni espositive della Biennale hanno progressivamente invaso gli spazi della città.

Bruxelles

Bruxelles è la città capitale del Belgio ed è inoltre la città capitale del mondo d'arte Nouveau. È impossibile da contare quante costruzioni sono state costruite verso 1900 nello stile d'arte Nouveau. Uno stile che inoltre ha cominciato in questa città con la Camera della nappa da Horta in 1893. Nel leggere i libri sull'arte Nouveau là non molto posto per altro funziona ma Horta o a volte inoltre Hankar. Questi due architetti sono i due maggiori ma il a.lot d’altri artisti ha fatto un lavoro che vale la pena di vedere: Blérot, Van de Velde, Hamesse, Taelemans, Vizzavona, Cauchie...
Nel 1900, la Bruxelles dei nowdays è stata divisa nel a.lot di poche città del surburb che hanno arrotondato il centro urbano. Nella seconda parte del XIX secolo, la parete della città è stata distrutta per fare un boulevard di circonduzione.
Il centro urbano non è stato molto toccato dall'Art Nouveau perché vi erano molte costruzioni più vecchie (quaters) ma dei surburbs come la st Gilles/Sint Gillis, Ixelles/Elsene, Forest/Voorst ed Uccle/Ukkel caratterizzano le centinaia di ville d’arte Nouveau o degli edifici.

Chez Maxim di Parigi
 

Parigi - Rue Royal n° 3 entriamo in un mito della ristorazione internazionale: Il Ristorante Chez Maxim's, che nel tempo è diventato un marchio che firma di tutto, dai sigari selezionati, ai battelli che percorrono la Senna, a gourmets sfiziosi, ad un profumo, al Residence omonimo [in Avenue Gabriel, 42 - Paris; un ristorante a Pechino, uno a Shanghai, uno a Citta' del Messico, per non dimenticare quelli di Ginevra e New York .

Per piu' di un secolo Chez Maxim's e' stato il simbolo di una certa 'art de vivre' tipicamente parigina, espressione ad un tempo di distinzione, frivolezza e improvvisazione. Il 20 maggio 1893, il giorno del Prix de Diane, la gioventù bene di Parigi lo elesse tappa obbligatoria, poi divenne un luogo di mondanità in cui le celebrità non mancavano mai per apparire: a cominciare dalla Belle Epoque con le Cortigiane (che danno il nome alle patate: patate "Cocotte", patate "Anne",...), ai reali d'Europa, ai letterati, a Josephine Baker e Jean Cocteau, agli amori di Sacha Guitry, fino a tutti i divi del dopoguerra, Aristotele Onassis e il suo rivale Niarchos, Catherine Deneuve, Belmondo, Delon... la lista e' infinita. Aggiudicarsi un tavolo nella sala principale, quella con il pianista e la cantante, e' un'impresa ardua, soprattutto se si e' sprovvisti di un cognome altisonante, ma per un 'giorno da leoni' ... tra le pareti tappezzate di damasco rosso, a lume di candela, beh, si chiude un occhio sul conto.

Da non perdere il classico filet de sole, l'aragosta, il fagiano, le uova di quaglia al caviale, il salmone e la trota affumicata e la squisita torta di cioccolato, e l'immancabile bottiglia di DOM PERIGNON

CUBISMO

Movimento artistico del Novecento. Si forma a Parigi intorno al 1907, partendo dalla pittura di Picasso e Braque. Il termine viene coniato dal critico Vauxcelles che, recensendo su Gil Blas una serie di paesaggi di Braque (1908), sottolinea la tendenza del pittore a ridurre le forme a cubi. Fondamentale per l'elaborazione del Cubismo è la retrospettiva di Cézanne, tenutasi al Salon d'Automne nel 1907. La creazione dello spazio attraverso i volumi operata dal maestro francese, influenza profondamente Picasso, Braque e F. Léger, spingendoli ad esprimere una visione relativistica della realtà, in cui l'oggetto non si dà in una collocazione spaziale assoluta, ma in una simultaneità di punti di vista. Gli oggetti vengono dunque scomposti e presentati secondo diverse angolazioni, in uno spazio costruito attraverso l'intersecarsi e il sovrapporsi dei piani. Questa fase, che va sotto il nome di Cubismo analitico, inizia verso la fine del 1909. Segue, nel 1912-13, il Cubismo sintetico, che si concentra sulla ricostruzione dell'oggetto libero da legami spazio-temporali.


DADAISMO

Movimento artistico-letterario d'avanguardia sorto a Zurigo verso il 1915 intorno ad un gruppo di intellettuali che si riuniscono al Cabaret Voltaire, rimasto attivo fino al 1919. Al Dadaismo partecipano poeti, critici e pittori (T. Tzara, E. Hennings, H. Arp, M. Janco, R. Huelsenbeck, H. Richter) tutti concordi nel rifiutare i valori e i modelli della cultura tradizionale, dissacrandone le forme ed i significati, e nell'esaltare la spontaneità creativa. Il nome "dada" (in francese giocattolo) è scelto per caso, sfogliando un dizionario e T. Tzara (il letterato estensore dei manifesti del D.) dice: "dada non significa nulla. Dadaismo è un prodotto della bocca". I protagonisti pubblicano le riviste Dada (organo del movimento, diretto da Tzara) e Cabaret Voltaire. Le creazioni del Dadaismo (pitture e sculture allusivo-simboliche, collages e processi fotografici) mettono in luce l'importanza attribuita al "linguaggio" come fonte di creatività. Nel 1918 aderiscono al gruppo V. Eggeling e F. Picabia, il quale stabilisce un contatto con il Dadaismo americano, fondato a New York nel 1916 da M. Duchamp, Man Ray e Picabia, analogo negli scopi al Dadaismo zurighese.


DECADENTISMO

Corrente artistico-letteraria che, nata a Parigi intorno agli anni '80-'90 del XIX secolo, si è poi irraggiata in tutta Europa. Ma è solo in Francia che il Decadentismo assume un carattere organico, raccogliendo l'eredità dei "poeti maledetti" (in primo luogo Verlaine e Rimbaud), per rielaborarla in un programma definito. Questo viene sviluppato in diversi cenacoli, riunitisi intorno a riviste e caffè, e viene diffuso attraverso varie riviste tra le quali emergono Le Chat noir, Lutèce, Le Décadent, La Plume. Ma il vero "manifesto" del Decadentismo è rappresentato dal romanzo di J. K. Huysmans A Rebours (Controcorrente), del 1884, che ne consacra la nuova poetica: predilezione per gli aspetti estetizzanti della vita e dell'arte, il gusto per l'esotico, il raffinato, l'eccentrico, l'artificioso. Queste scelte esprimono anche la reazione contro il naturalismo, frutto del positivismo borghese. In Italia il Decadentismo viene impersonato soprattutto da Gabriele D'Annunzio, che ne abbraccia principalmente gli aspetti estetizzanti.

DIE BRÜCKE (IL PONTE)

Die Brücke costituisce il primo nucleo del movimento espressionista. Sorge a Dresda nel 1905 per volontà di un gruppo di artisti accomunati dal desiderio di reagire alla tradizione accademica e alle convenzioni della società borghese. I rappresentanti principali sono E. L. Kirchner, F. Bleyl, K. Scmidt-Rottluff, E. Heckel, E. Nolde (che vi prende parte per soli tre anni), E. Pechstein, K. Van Dongen, O. Muller. Nel 1911 la Brücke si trasferisce a Berlino dove vive un periodo di forti contrasti per poi sciogliersi nel 1913. Lo spirito di fondo della Brücke è la volontà di affermare in modo energico la realtà soggettiva e la necessità da parte dell'artista di esprimere liberamente e con forza "il grido originario", in contrasto con l'approccio accademico all'operare artistico. I pittori della Brücke si rifanno anche all'opera di Van Gogh, Munch ed Ensor, di cui apprezzano l'intensità drammatica e soggettiva. Un grande peso ha la tecnica dell'incisione, con la quale si vuole recuperare una tradizione tedesca di forte impatto visivo.

DIVISIONISMO

Corrente artistica nata in Italia alla fine del XIX secolo e attiva fin verso la metà del secondo decennio del '900. Il Divisionismo prende le mosse dal Pointillisme francese di Seurat e Signac, basato sul principio della scomposizione del colore nei suoi elementi di base, rifacendosi alle ricerche ottiche sulla luce ed il colore di Chevreul. Il Divisionismo riprende queste teorie rielaborandole in testi teorici, come quello di G. Previati Principi scientifici del divisionismo (1906), che spiega: "(Il Divisionismo) riproduce le addizioni di luce mediante una separazione metodicamente minuta delle tinte complementari". Il Divisionismo si impone all'attenzione della critica e del pubblico con la Prima Triennale di Milano del 1891, e viene sostenuto in particolar modo dal critico ed artista Vittore Grubicy de Dragon. I maggiori interpreti del Divisionismo sono, oltre a Previati, Segantini, Morbelli, Pellizza da Volpedo, Nomellini. Accanto ai soggetti naturalistici e simbolisti, il Divisionismo viene applicato anche a tematiche sociali. Il Divisionismo ha grande importanza per il successivo movimento del Futurismo, che vede nella scomposizione del colore un mezzo per esprimere il carattere di simultaneità della realtà.

ENCAUSTO

Tecnica pittorica che consiste nello stendere i colori mescolati per mezzo di cera riscaldata. I colori e la cera possono anche venire diluiti con oli essenziali quali la trementina e la nafta; la cera può venire "saponificata", cioè resa solubile con la lisciva (contenente soda). L'encausto è il procedimento pittorico maggiormente diffuso nell'antichità. Viene perfezionato nel IV secolo a.C.; successivamente continua ad essere usato ma più raramente, finché viene abbandonato intorno al VIII-IX secolo. Il termine encausto attualmente sta ad indicare una miscela di cera e resina usata per rendere più facile la stesura dei colori.

EN PLEIN AIR

Con la definizione "en plein air" (all'aria aperta) ci si riferisce alla ripresa pittorica della natura dal vero, direttamente all'aria aperta e non più nel chiuso dell'atelier. Sono i pittori impressionisti, preceduti da quelli della scuola di Barbizon, ad affermare decisamente questo nuovo, rivoluzionario approccio alla pittura, che si diffonde poi al resto d'Europa influendo profondamente sull'elaborazione delle successive esperienze artistiche. La pittura en plein air permette di cogliere tutto il valore dell'incidenza della luce naturale sul paesaggio, liberandolo in tal modo da una costruzione fittizia e standardizzata.

epistaltica

Il "Manifesto dell'epistaltismo" è scritto dall'artista Mimmo Rotella nel 1949. In esso sono provocatoriamente stabiliti i principi della "poesia epistaltica". L'aggettivo "epistaltico" è un neologismo che non vuol dire nulla, ma che l'autore utilizza con l'intenzione di sottolineare l'originalità della propria ricerca espressiva nel settore della "poesia fonetica". In realtà egli trae ispirazione dalle esperienze creative dei poeti fonetici appartenenti alle schiere delle avanguardie storiche, in particolare di autori dadaisti come Raoul Haussmann e Kurt Schwitters. Nel manifesto egli rivendica la possibilità di inventare parole, rendendole immediatamente svincolate da ogni valore utilitaristico. Per Rotella, infatti, la parola è soprattutto suono. Essa deve essere affidata alla voce, che è lo strumento musicale per eccellenza. Il manifesto della "poesia epistaltica" fu pubblicato da Leonardo Sinisgalli nella sua rivista "Civiltà della Macchine" (settembre-ottobre, 1955). I poemi fonetici di Rotella furono accolti con entusiasmo dal poeta sonoro francese Henri Chopin, che ne pubblicò alcuni nella sua rivista-disco "OU" nel 1965.

Ermetismo

L' ermetismo è una corrente italiana del primo '900. Interessa in special modo la letteratura e la musica. La prima raccolta di poesie ermetiche è Il porto sepolto di Ungaretti. Questa raccolta si riallaccia al romanticismo, precisamente alla solitudine dell' artista  e dell' uomo.
I poeti ermetici ripudiano la retorica nazionalistica, storica e sessuale, e hanno anche perso la fiducia nel mondo. La grande guerra aveva distrutto quella fiducia nell' uomo e nel mondo da far chiudere i poeti in un loro mondo personale.
Ai poeti ermetici interessa la scelta delle parole e le loro poesie non seguono le regole della poesia classica, infatti assomigliano a prose. La poesia è intensa e riesce ad esprimere immediatamente ciò che l' autore vuole manifestare e rappresentare. Il poeta, mediante la parola, esprime la realtà. I loro testi sono estremamente concentrati, molti significati si racchiudono in poche parole accuratamente scelte. La poesia degli ermetici vuole diventare "poesia pura" che si esprime con termini essenziali. L' esperienza della prima e della seconda guerra mondiale li ha condannati ad una grande solitudine morale e ono obbligati ad una ricerca poetica riservata a pochi e priva di impegno sul piano politico. I principali poeti ermetici sono: Giuseppe Ungaretti e Salvatore Quasimodo.
Giuseppe Ungaretti
Ungaretti è italiano ed è considerato tra i maggiori poeti della letteratura italiana.
Nato ad Alessandria, studente a Parigi, professore universitario nel Brasile, si orientò verso la poesia negli anni della prima guerra mondiale, cui partecipò. Inizia da queste esperienze la sua concezione poetica che diede origine negli anni '30 al movimento ermetico. Partendo dai temi della solitudine dell' uomo Ungaretti seppe scrivere poesie "diverse", il linguaggio retorico venne rinnovato, sostituito da un linguaggio di poche parole scelte.
La sua personalità tenta di costruire una solidarietà che dia senso alla vita terrena: si sforzò di allargare il suo pubblico e si impegnò nelle battaglie ideali contro il fascismo. Tra le sue poesie: Veglia e San Martino del Carso.
Salvatore Quasimodo nato a Siracusa all' inizio del '900. Seguì studi all' università di ingegneria di Roma. Lavorò poi come tecnico. Pubblicò le sue prime composizioni nel 1930. Trasferitosi a Milano diventò giornalista e studiò letteratura italiana. Le sue poesie furono molto apprezzate e si svilupparono nel pieno del periodo ermetico. Motivo centrale della poesia è stata dapprima una forma particolare di nostalgia, che si trasformò negli anni della seconda guerra mondiale in una ricerca dei valori umani nei fatti e nelle circostanze come risposta alle speranze del tempo. Molto apprezzate furono le poesie: Alle fronde dei salici e Milano, agosto 1943.

ESPRESSIONISMO

Movimento culturale nato in Germania all'inizio del XX secolo in opposizione al naturalismo e all'impressionismo. L'Espressionismo, che tra il 1910 ed il 1924 si allarga a tutte le arti, in principio riguarda le arti figurative, rappresentate dal gruppo Il ponte (Die Brücke), sorto a Dresda nel 1905. Di questo facevano parte i pittori E. Kirchner, E. Nolde, Pechstein, che si richiamano all'arte di Van Gogh, Munch, Ensor. Gli artisti de Il ponte condannano le convenzioni ed il materialismo della società borghese, sostenendo la necessità di dare ascolto alla vera e più profonda natura umana. Il gruppo si trasferisce a Berlino nel 1911; si scioglie due anni dopo ed i suoi membri continuano ad operare autonomamente. L'altro importante gruppo artistico dell'Espressionismo è quello del Cavaliere azzurro (Die blau reiter), fondato a Monaco nel 1912 da Kandisky e Marc, caratterizzato da una tendenza all'astrazione e allo spirituale. Poco prima dell'avvento del nazismo (che condanna l'Espressionismo quale "arte degenerata"), l'Espressionismo vede una esasperazione della sua poetica nell'opera di Grosz e Beckmann.

FAUVES

Sono chiamati "fauves", cioè belve, quei pittori che suscitano scandalo al Salon d'Automne di Parigi del 1905 con i loro quadri dalle forti tonalità pure, accostate con "selvaggia" irruenza. Si tratta di H. Matisse, M. Vlaminck, A. Marquet, A. Derain, K. Van Dongen, A.E.O. Friesz, H.-Ch. Manguin, Ch. Camoin, R. Pichot, J. Puy, L. Valtat, P. P. Girieud. La formazione del fauvisme risale agli anni 1894-97, quando nell'atelier di G. Moreau si riuniscono Matisse, Manguin, Marquet e Camoin, interessati soprattutto alle macchie di colore liberamente disposte e agli arabeschi del maestro. Il fauvisme propone una nuova concezione dell'opera d'arte, svincolata dalla rappresentazione della natura: questa deve servire come "trampolino" per affrontare la realtà con libera forza espressiva, basata sul colore puro e sui suoi accostamenti inediti. I fauves, a cui si aggregano R. Dufy e G. Braque, sono influenzati dalla pittura di Van Gogh (una sua retrospettiva si svolge a Parigi nel 1901) e da Seurat e, dopo il 1904, principalmente da P. Gauguin.

FORMA 1

Il 15 marzo 1947 Carla Accardi, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo e Giulio Turcato fondano a Roma la rivista Forma. Mensile di Arti figurative e firmano il manifesto che appare sul primo ed unico numero pubblicato. La pubblicazione del manifesto avviene in un momento in cui forti sono le divergenze sulle scelte estetiche tra i sostenitori dell'arte astratta e i fautori di un'arte figurativa d'impegno civile. Guttuso (1912/1985), che durante il periodo del fascismo ha rappresentato un punto di riferimento per i giovani artisti, si schiera a favore di una pittura neorealista aderendo alle posizioni del Partito comunista italiano. Il segretario generale del P.C.I. Palmiro Togliatti entra personalmente nella controversia: condanna senza mezzi termini l'astrattismo e si schiera a favore del realismo sociale. La prima frase del manifesto, "Ci proclamiamo formalisti e marxisti, convinti che i termini marxismo e formalismo non siano inconciliabili (...)", sta a significare il tentativo di conciliare le opinioni politiche del gruppo con la scelta dell'astrattismo. L'adesione al linguaggio astratto permarrà nel lavoro di Carla Accardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo, e Giulio Turcato. Ugo Attardi già nel '51 torna al figurativo mentre Mino Guerrini lascia la pittura per dedicarsi al giornalismo e al cinema. Gli artisti firmatari del manifesto sono identificati come gruppo Forma o Forma 1 dal titolo del primo numero della testata, anche se non si costituiscono mai in un vero e proprio gruppo: non utilizzano questa sigla né per presentare i loro lavori né per firmare testi (lo stesso manifesto è firmato con i nomi dei singoli artisti). La scelta dell'astrattismo, i rapporti di amicizia e collaborazione tra gli artisti e le frequenti iniziative comuni, hanno portato a sintetizzare la loro attività tra la fine degli anni '40 e gli anni '50 sotto la denominazione di Gruppo Forma o Forma 1.

FUTURISMO

Movimento artistico italiano dell'inizio del XX secolo. Nasce con la pubblicazione sul francese Figaro del Manifesto di F. T. Marinetti, il 20 febbraio 1909, a cui segue, l'11 febbraio del 1910, il Manifesto dei pittori futuristi e il Manifesto tecnico, firmati da U. Boccioni, G. Balla, C. Carrà, L. Russolo, G. Severini. Lo spirito di fondo che anima i Futuristi è la reazione contro la tradizione, l'accademia, le convenzioni borghesi e, per contro, l'affermazione di tutto ciò che esprime modernità (da qui il mito dell'automobile, della velocità, della fabbrica, della città), coraggio di infrangere le regole. I Futuristi riprendono la tecnica divisionista della scomposizione per esprimere i concetti di simultaneità e durata, elaborati dal filosofo H. Bergson, applicandoli sia alle realtà moderne della città, sia all'interiorità dell'individuo. Contrastato fu il rapporto con il Cubismo, abbracciato in modo personale da Carrà (con Funerali dell'anarchico Galli) e rifiutato da Boccioni che tuttavia ne subisce l'influsso. Pur presentando caratteri diversi nei vari artisti, il Futurismo ha uno dei suoi punti di partenza nel Divisionismo, da cui infatti molti Futuristi, tra cui Balla e Boccioni, prendono le mosse. La scomposizione del colore e della forma permette infatti di rendere i concetti di simultaneità, di durata (teorizzati da H. Bergson), e quindi di affermare una visione della realtà.

GRAFFITISMO

Il movimento del graffitismo ha orgine nei primi anni 70.
Nata come corrente innovativa, la graffiti art costituisce un momento di rottura con l'arte tradizionale anche se presto la forza e la seduzione di questo movimento lo trasformeranno in una disciplina con tutte le caratteristiche degli altri movimenti artistici, lasciando che si perda il significato "metropolitano" che ha dato origine alla corrente.
La vera rivoluzione creata dal graffitismo sta nel supporto sul quale vengono realizzate le opere; non si parla infatti di tele o tavole, ma vagoni ferroviari e pareti urbane, chiaramente non vendibili.
Altro punto di forza della graffiti art è il target: il graffitismo infatti non necessita dell'appoggio di critici o galleristi, ma viene indirizzato direttamente al pubblico "di massa".
Simbolo per eccellenza di questa disciplina è
Keith Haring.
L'artista ebbe il merito di promuovere per primo l'uso di dipingere, scrivere e disegnare sulle pareti e sui treni del metro, sfidando le autorità che proibivano tale pratica.
Haring disegnava sagome di uomini con il simbolo dell'atomica sulla testa, cani che abbaiano contro il video del televisore o davanti alle immagini dei manifesti. Le sue opere sono caratterizzate da schizzi rapidi e sintetici che raccontano le ossessioni dell'artista o commentano ironicamente i cartelloni della pubblicità ufficiale.

GUERNICA
 

In quest'opera Picasso si impegnò a raffigurare il tragico bombardamento di Guernica ( capitale storica del paese basco) compiuta dall'aviazione del terzo Reich il 26 Aprile 1937:vuole rappresentare l' abominevole brutalità di quest'azione contro la popolazione del piccolo villaggio sotto forma di una "Strage degli Innocenti".In Guernica ogni segno, ogni figurazione tende all'espressione del fatto; la deformazione accentua una verità delle cose. Al centro della tela, un lampadario rischiara una scena che emerge dal nero: una donna alla finestra brandisce una fiaccola; un cavallo imbizzarrito, e il braccio tranciato di un soldato giace serrando una spada spezzata da cui emerge un fiore. A sinistra, un toro volge uno sguardo inebetito verso lo spettatore; una donna urla per la morte del figlio che pende inerte dalle sue braccia; al suolo, la testa tagliata dello stesso soldato. A destra, una donna corre come una pazza verso il cavallo. Un'altra, con le braccia al cielo, perisce tra le fiamme. Il toro, il cavallo, la lampada, il coltello, il fiore, i personaggi emblematici del dramma, nella dilatata tensione dell'immagine,assumono un significato di implacabile, universale condanna a qualsiasi potenza che distrugga l'integrità della vita umana. Guernica da un lato reinterpreta l'Incendio di Borgo di Raffaello, il Massacro degli Innocenti di Guido Reni ed il Tres de Majo del Goya e dall'altro presenta in termini più chiari e impressionanti le enigmatiche prodezze del minotauro. Il simbolismo di Guernica è profondamente radicato nella mitologia personale del pittore spagnolo; il sentimento d'orrore che vi è dipinto è filtrato attraverso le sue ossessioni, temi ricorrenti in tutte le sue opere, che non sono prive di connessione col suo carattere mediterraneo: il toro, la donna, il cavallo, la luce. Il toro, che rappresenta per Picasso la forza virile e brutale, il furore e la sua personale tristezza di fronte al massacro, è risparmiato dalla morte. Esso regna, in un certo qual modo, su questo mondo sanguinario, oscuro e tenebroso. Il toro è, in Picasso, lo stesso popolo spagnolo. Al contrario, il cavallo è, come in ogni altra opera dell'artista, un simbolo femminile di luce, d'innocenza e di debolezza, particolarmente nelle scene di corrida e di tauromachia. In Guernica, esso va ben oltre tale significato per rappresentare anche la ragione e la giustizia massacrate dalla guerra. La donna con la fiaccola, fiaccola che è esattamente al centro della composizione, è anch'essa scampata al massacro. nel suo atto d'illuminare la scena, ella potrebbe significare la civiltà e la storia. Si sa, d'altronde, che essa ha la sua origme in quella figura della ragazza con i fiori e la fiaccola che, nell'incisione della Minotauromachia, raffigurava la purezza dell'animo creatrice e la sua invulnerabilità. Infine, la luce, come un motivo ricorrente, la si ritrova in tutta la composizione. Stranamente Picasso ha deciso, durante la sua realizzazione, di raffigurare il bombardamento in piena notte, mentre esso aveva avuto luogo, durante il giorno: egli voleva, per l'esattezza, rafforzare la presenza di questa luce simbolica: "Guernica, egli dice, sarà soltanto ombra e sole. La luce sono io: io rischiarerò la notte fonda dell'uomo e la mia".Sebbene le forme spezzettate e il loro sovrapporsi suggeriscano un assemblaggio caotico degli elementi, la rappresentazione è in realtà strutturata in base a un impianto dal rigore quasi classico. Lo spazio della tela si divide verticalmente in quattro parti uguali e si compone su un triangolo che culmina al centro della stessa. Con una serie di quinte giustapposte, su un suolo appiattito, senza prospettive né spessore, Picasso costruisce uno spazio che è allo stesso tempo aperto e chiuso, privato e pubblico, diurno e notturno. La luce fredda della lampada suggerisce uno spazio piramidale al vertice del quale domina la figura scalpitante del cavallo ferito, la cui testa ruota in un grido di dolore. L'animale dal ventre squarciato, strumento dell'uomo nella battaglia contro la forza bruta, assurge a simbolo della tragedia umana. Il capo scultoreo, ovoidale, nudo del guerriero morto evidenzia occhi allucinati, diversamente orientati, in modo da suggerire un'idea di stasi e al tempo stesso di tensione dinamica. Il suo corpo svuotato, martoriato, con il braccio destro legato alla mano sinistra, si costituisce come vertice di un triangolo rovesciato che lo lega al toro e al cavallo. La novità di questa composizione non è comunque la costruzione bensì l' impiego esclusivo del bianco, del nero,del grigio, colori che gli vengono suggeriti dalle foto della città distrutta apparse sui giornali.


IMPRESSIONISMO

Movimento pittorico sorto in Francia tra 1862 e 1880. Un gruppo di giovani pittori decide di riscoprire la natura non più attraverso la luce dell'atelier ma dipingendo direttamente all'aria aperta. L'Impressionismo si avvantaggia notevolmente dei risultati della scienza e della tecnica (i pratici colori in tubetto, il treno, le ricerche ottiche), concentrandosi sulle possibilità di rendere l'atmosfera, la sensazione, l'impressione attraverso la giustapposizione di colori puri. L'esposizione al Salon des Refusés del 1863 del quadro di Manet Le déjeuner sur l'herbe, segna l'inizio del vivace dibattito intorno alla nuova pittura. La mostra che presenta al pubblico i risultati di questa nuova ricerca artistica viene organizzata da Degas nel 1874 nello studio del fotografo Nadar a Parigi. In quell'occasione viene presentato il quadro di Monet Impression, soleil levant (1872) da cui deriva originariamente in senso dispregiativo il nome del gruppo. Non ci è stata un'elaborazione teorica, e i suoi protagonisti (da citare almeno Cézanne, Renoir, Bazille, Sisley) sviluppano poi ricerche diverse.

IN ARTE LIBERTAS

Fondata nel 1886 da Nino Costa la Società In Arte Libertas raccoglie un gruppo di artisti in disaccordo con l'arte ufficiale. La Società opera fino al 1900 e successivamente gran parte dei suoi artisti confluiscono nel gruppo dei XXV della Campagna Romana.

INFORMALE

Indirizzo generale di una parte dell'arte contemporanea nel quale si riconoscono correnti, movimenti e personalità diverse, accumulati solo dall'abbandono di ogni schema strutturale significante. L'espressione Arte Informale viene usata dal critico francese M. Tapié nel libro Un Art autre (1952) e destinata a prevalere su altre denominazioni intese a classificare criticamente tendenze e correnti (Action painting, Tachisme, Espressionismo astratto, . Comprende nella sua ampia definizione una condizione estetica nuova, quale si é venuta a determinare nel corso degli anni Quaranta e Cinquanta.

INTERVENTISMO
(1914 - 1915). Movimento d'opinione italiano a favore dell'intervento dell'Italia nella prima guerra mondiale a fianco dell'Intesa. Fra l'autunno 1914 e il maggio 1915, vari gruppi politici, minoritari nel paese ma molto attivi sul piano della propaganda, mossi da convinzioni ideologiche e da obiettivi diversi, si trovarono uniti nel reclamare sulle piazze la partecipazione al conflitto, nonostante l'atteggiamento neutralista di buona parte dello schieramento parlamentare, dall'ala liberale giolittiana alla componente cattolica e al Psi. Nel movimento confluivano due fondamentali scuole di pensiero: quella democratica, radicale, repubblicana e garibaldina, che concepiva la guerra come l'ultima campagna risorgimentale contro l'Austria per la liberazione di Trento e Trieste, e quella nazionalista, che vedeva nello sforzo bellico un grande lavacro purificatore, dal quale sarebbero uscite nazionalità rinnovate, gerarchicamente ordinate in base a un criterio di pura potenza, monde dalle "piaghe" della democrazia e del parlamentarismo. Motivi irrazionalistici, vecchie sollecitazioni romantiche, rapide conversioni dal sapore opportunistico alla causa interventista (B. Mussolini) contribuirono a rendere incandescente il clima politico italiano, forzando la classe politica, incalzata pure dai centri di potere militari e industriali, alla guerra.

IPERREALISMO

Corrente dell'arte contemporanea americana, nata negli Stati Uniti all'inizio degli anni Settanta e poi diffusasi in Europa. Chiamata anche superrealismo, realismo radicale, realismo fotografico, iperfotografismo, l'iperrealismo rifiuta la realtà, proponendone una riproduzione meccanica, spesso a partire dalla sua immagine fotografica ingrandita. Ne risulta dunque una visione che va al di là della realtà, stravolgendola. Pur derivando dalla Pop-art, l'iperrealismo non si propone come satira, giungendo talvolta ad un virtuosismo esasperato. I suo massimi esponenti sono R. Goings, C. Close, R. Ester, R. McLean, S. Posen per la pittura, e D. Hanson e J. De Andrea per la scultura.

LAND ART

Qual è il confine tra Land Art e Arte Concettuale? Facciamo un esempio: i participi passati di cui si parlava prima "percorso, solcato, arato…" si possono tradurre in interventi di Land Art (che punta all’esecuzione materiale di tali significati) e in quello "concettuale", sul tipo di quelli che hanno reso famoso lo statunitense Weiner, il quale appunto si limita a snocciolare in astratto (scrivendoli) questi stessi participi passati, lasciando al lettore il compito di attualizzarli, o comunque di eseguirli "immaginando" le relative operazioni (così come un conoscitore di musica può "immaginare" i suoni a partire dalla lettura dello spartito).
Land art  (comp. di land  "paesaggio, ambiente"e art "arte") - Forma d'arte contemporanea, nota anche come earth art, earth works ("arte della terra", "lavori di terra"), sorta intorno al 1967 negli U.S.A., e caratterizzata dall'abbandono dei mezzi artistici tradizionali per un intervento diretto dell'operatore nella natura e sulla natura. Le opere di questo indirizzo hanno per lo più carattere effimero e restano affidate specialmente alla documentazione fotografica e cinematografica, a progetti,schizzi, ecc. Gli artisti che hanno individuato nella natura la loro area operativa non puntano tanto al risultato, infatti, quanto al processo e alla realizzazione di un'esperienza esemplare; donde l'affinità che lega questo tipo di ricerca all'arte concettuale e, più in generale, all'arte di comportamento. Si ricordano, come esempi di l. a., i solchi tracciati in un campo di grano e sulla riva ghiacciata di un fiume, nonché lo scavo profondissimo effettuato nel deserto del Nevada, a opera, rispettivamente, degli statunitensi D. Oppenheim e M. Heizer; o anche l'impacchettamento con materiale plastico e corda di diverse migliaia di metri quadri di costa in Australia, a opera di Christo. Tra i seguaci di questa tendenza,che nasce da un atteggiamento rigorosamente anti-formale in antitesi con il figurativismo della pop art, come pure con le fredde geometrie della minimal art, e che, con il richiamo a temi ecologici, vuole contrapporsi al tecnicismo e all'urbanesimo esasperati della società contemporanea, ricordiamo ancora gli statunitensi W. De Maria e R.Smithson, gli inglesi R. Long e B. Flanagan, gli olandesi M. Boezem e J. Dibbets. In Italia esperienze di Land art si sono avute soprattutto nell'ambito della cosiddetta arte povera.

LA RINASCITA


Poiché la rinascita significa il nuovo ''di nascita del ``, è evidente che non può stare fermo. Una volta che qualcosa è sopportata, comincia a svilupparsi. Ma ciò non è stato mai sviluppo bene quanto quello della pittura come ha fatto maturare nell'alta rinascita. Qui troviamo alcuni degli artisti più grandi conosciuti mai: il da mighty Vinci
e Michelangelo di Leonardo , di Florentines ; il Umbrian, Raphael ; e, uguale dentro potrebbero, il Venetians -- il Titian , il Tintoretto ed il Veronese.

La rinascita di termine, adottata dall'equivalente francese "della rinascita italiana" di parola, significante letteralmente "il rebirth" descrive i cambiamenti radicali e completi che sono avvenuti nella cultura europea durante il quindicesimo e il sedicesimo secolo, determinando il “demise” di Medio Evo e contenenti per la prima volta i valori del mondo moderno.
La coscienza del rebirth culturale era in se una caratteristica della rinascita. Gli eruditi ed i critici italiani di questo periodo hanno affermato che avevano progredito oltre il barbarismo del passato ed avevano trovato la relativa ispirazione ed il relativo parallelo più vicino, nei progressi della Grecia e di Roma.


LA VOCE

Rivista politico-letteraria, fondata da G. Prezzolini nel 1908 a Firenze. Fino al 1914 è settimanale poi, fino al 1916, quindicinale. G. Prezzolini ne è il direttore quasi ininterrottamente dal 1908 al 1914 quando, in seguito a violente critiche ai suoi articoli a favore dell'interventismo, lascia la direzione a G. De Robertis per fondare una seconda Voce. Ai suoi inizi La Voce si pone vicino al pensiero di B. Croce e G. Gentile, ma al suo interno confluiscono vari orientamenti espressi da G.Papini, G. Amendola. A. Soffici. G. Salvemini, S. Slataper, G. Boine, C. Rebora, P. Jahier. Comune è l'impegno ad affrontare temi politico-sociali, come la questione meridionale e il suffragio universale, la scuola, l'impresa di Libia. Ne seguono accesi contrasti: Salvemini abbandona la rivista per fondare L'Unità, e così Amendola e Papini che danno vita al periodico L'Anima. Dopo il 1912 Prezzolini orienta decisamente La Voce verso posizioni interventiste che sono duramente attaccate su Lacerba. Il successivo direttore, De Robertis, dà alla rivista carattere prettamente letterario, puntando sulla qualità.

LIBERTY

Il termine Liberty deriva dal nome dei magazzini londinesi di Arthur Lasenby Liberty, che vendevano prodotti per l'arredo di gusto floreale. In Italia il Liberty si identifica con una corrente di gusto ispirata essenzialmente ai modelli dell'Art Nouveau, che permea le arti decorative dagli ultimi decenni del XIX all'inizio del XX secolo. Si propaga più decisamente a partire dall'Esposizione d'arte decorativa moderna, che si svolge a Torino nel 1902. Vi partecipano alcuni fra i più importanti protagonisti europei del nuovo stile, come C. R. Mackintosh, J. Hoffmann, J. Olbrich. Gli stessi padiglioni della mostra, realizzati dall'architetto R. D'Aronco, sono una delle prime manifestazioni ufficiali del Liberty in Italia. Il nuovo stile tuttavia, essendo sostanzialmente legato ad una cultura prettamente urbana ed industrializzata, non trova in Italia -ancora troppo arretrata- un terreno adatto ad accoglierlo e svilupparlo; e, conseguentemente, si afferma soprattutto nelle aree più industrializzate, e più al nord che al sud del paese.

L'ITALIANO

Rivista fondata da L. Longanesi a Bologna nel 1926. Da principio ha una frequenza settimanale, poi quindicinale, quindi mensile. Da Bologna viene trasferita a Roma dove termina la pubblicazione nel 1942. Longanesi ne è il fervido animatore, ricollegandosi alle posizioni del fascismo di fronda espresse anche insieme a M. Maccari ne Il Selvaggio. Esprimono le posizioni di quella corrente di Strapaese che cerca di affermare i valori positivi dell'Italia contadina e provinciale. Alla rivista collaborano da principio alcuni scrittori della rivista La Ronda, come E. Cecchi, G. Raimondi e A. Baldini. Una delle note salienti de L'Italiano è la ripresa, tra "l'ironico e il nostalgico" dell'epoca umbertina, di cui Longanesi dà acute interpretazioni grafiche.

LITOGRAFIA

Tecnica di stampa (incisione in piano) che utilizza una lastra di pietra calcarea sulla quale le zone stampanti e non stampanti sono sullo stesso piano e vengono differenziate da un diverso trattamento chimico: il disegno e i caratteri da riprodurre sono infatti tracciati con particolari sostanze grasse che, non assorbendo l'acido di cui viene cosparsa la superficie, restano sensibili alla successiva inchiostratura, rendendone possibile la stampa su carta mediante pressione a torchio.

MAC
La tesi si propone di fornire una lettura del Movimento Arte Concreta (MAC) che ponga particolare attenzione al dibattito ed agli interessi che vi si svilupparono relativamente al tema del design industriale.
Il Movimento Arte Concreta si formò a Milano nel dicembre del 1948 per iniziativa di Gillo Dorfles, Gianni Monnet, Bruno Munari ed Atanasio Soldati e protrasse la sua attività sino al 1958. Nacque come gruppo di artisti gravitanti nell’orbita dell’astrattismo, o meglio praticanti quella particolare tendenza dell’astrattismo che veniva identificata con il nome di Arte Concreta o Concretismo.
Da questa premessa, il MAC sviluppò sin dai suoi esordi un’insofferenza nei confronti dell’opera artistica concepita come oggetto unico, concluso in se stesso, e manifestò la volontà di intervenire ad ampio raggio all’interno di tutti quegli ambiti interessati da una qualche valenza estetica. Il movimento si proponeva di ristabilire un diretto legame tra arte e società, che si riteneva fosse andato progressivamente deteriorandosi, attraverso l’affermazione di una nuova figura di artista moderno, che avesse la volontà e le capacità di soddisfare le esigenze estetiche della società industriale: all’interno di questo scenario appunto si colloca organicamente la tensione sviluppata dal movimento nei confronti del design.
Il dibattito relativo al design era in quegli anni, soprattutto in ambito milanese, di particolare attualità, come dimostra l’interessamento che vi dedicarono numerose riviste, come “Domus” e “Stile Industria”, enti, quali la Triennale ed il Museo della Scienza e della Tecnica, e che si manifestò anche a livello istituzionale, coinvolgendo il Ministero della Pubblica Istruzione. Entro questo contesto si inserisce quindi l’apporto del MAC alla questione, che si concretizzò principalmente in una serie di mostre le quali da una parte manifestavano e riassumevano il dibattito del MAC relativo al design, dall’altra fornivano uno spunto di ulteriore riflessione.
Tali mostre sono state definite “mostre di design”; in realtà esse non esponevano progetti tecnici effettivamente realizzabili, nè oggetti prodotti industrialmente in serie a partire da un progetto originario. Tali manifestazioni, che si proponevano soprattutto di rendere noto al pubblico ed agli industriali in che modo il capitale di creatività proprio dell’artista fosse in grado di piegarsi a soddisfare le esigenze estetiche della collettività, si mantennero sempre su di un piano propositivo e sperimentale: gli artisti del MAC (a parte Munari) non avevano infatti le capacità tecniche nè l’esperienza professionale per porsi come veri e propri designers.
La visione del design che ne emerge è quella di un terreno d’incontro tra le esigenze dell’arte e quelle dell’industria, di uno strumento attraverso il quale sarebbe stato possibile ricomporre la frattura tra arte e società. Tuttavia il ruolo dell’artista in questo processo venne sopravvalutato, trascurando quello giocato dall’industria, per lo più disinteressata al discorso culturale portato avanti dal movimento e legata ad una logica di profitto.
L’interesse verso il design, all’inizio coerente con l’impostazione artistica del MAC, con l’avvento dell’informale determinò una contraddizione interna che portò sia alla fine del gruppo, sia al mantenimento su di un piano superficiale del dibattito sul design.
Il contributo apportato dal MAC al design italiano si situa ad un livello culturale piuttosto che esplicitamente formale: il suo merito fu quello di aver contribuito ad aggiornare la cultura italiana su temi che a livello europeo avevano già fatto il loro corso.


MACCHIAIOLI

La rivoluzione della "macchia" viene messa in atto da un gruppo di pittori che tra il 1855 e il 1867 si riuniscono al Caffè Michelangelo a Firenze. Il loro intento è quello di fare una pittura antiaccademica, basata sul vero e sulla giustapposizione di macchie di colori che diano l'impressione della realtà vista direttamente, senza il filtro del disegno. Il nome "macchiaioli" viene usato per la prima volta in senso dispregiativo in un articolo sulla Gazzetta del Popolo del 1862, in cui si accusa i pittori toscani di ridurre il quadro ad un semplice abbozzo. E' T. Signorini ad accogliere il nome, traducendolo in senso positivo. La scelta del vero non è limitata soltanto ad una questione di linguaggio formale, bensì esprime anche la volontà di rifiutare i limiti di una pittura di storia accademica e di una pittura fittizia, per allargarne il campo di interessi alla dimensione non solo naturale ma anche storica del presente. I principali protagonisti del gruppo sono G. Fattori, S. Lega, T. Signorini, V. Cabianca, R. Sernesi, V. D'Ancona, O. Borrani e, importante figura di critico sostenitore, è D. Martelli.


MANIFESTO DEL PRIMORDIALISMO PLASTICO

Firmato dai pittori Emanuele Cavalli, Giuseppe Capogrossi e Roberto Melli il 31 ottobre 1933 è redatto da un gruppo più ampio di artisti accomunati da una ricerca pittorica improntata al Tonalismo (vedi la relativa voce). Questo movimento svolge una ruolo di primo piano nella scena artistica romana degli anni Trenta e primi anni Quaranta, coinvolgendo in varia misura l'opera di numerosi pittori tra cui Scipione, G. Ceracchini, M. Mafai, C. Cagli, F. Pirandello. L'idea del Manifesto viene elaborata in seguito all'accordo con la Galleria Bojean di Parigi, dove deve essere trasferita la mostra di Cavalli, Capogrossi e Cagli svoltasi nel 1932 alla Galleria di Roma e nel febbraio 1933 alla Galleria del Milione di Milano. Nella presentazione alla mostra parigina il critico Waldemar George conia la famosa definizione di Ecole de Rome che indica una comunanza di idee e di intenti nel gruppo di pittori. Ed infatti questi decidono di dichiararle apertamente e diffonderle attraverso un Manifesto che tuttavia, in seguito a contrasti (successivamente risolti) sorti tra loro, Cagli non sottoscrive.


METAFISICA


La data di nascita della pittura metafisica viene indicata nell'anno 1917, quando si svolge l'incontro tra Giorgio De Chirico e Carlo Carrà a Ferrara. Tuttavia già a partire dal 1910 (L'enigma dell'oracolo) De Chirico elabora una poetica basata su una lettura enigmatica ed astratta della realtà, che si riallaccia alla sua formazione filosofica (Nietzsche, Schopenhauer, Weininger) e pittorica classicista e visionaria (Lorrain, Boklin, Friedrich, Klinger). Questa visione caratterizzerà tutta la successiva produzione dechirichiana, da Le Muse inquietanti (1916) alle serie dei "gladiatori", "archeologi", "mobili nella valle" degli anni '20 e '30. Alla Metafisica aderisce nel 1918 anche Giorgio Morandi che, come Carrà, vi giunge più attraverso una propria ricerca stilistica che per suggestioni culturali. Per entrambi infatti, la Metafisica costituirà solo una fase della loro ricerca artistica. Nel 1921, anche per lo svilupparsi delle tendenze di Valori Plastici, la Metafisica si conclude; ad essa hanno aderito anche A. Savinio (fratello di De Chirico) e Filippo De Pisis.

MOSAICO 

Tecnica artistica basata sull'accostamento di piccoli frammenti, chiamati tessere, di materiali vari (ciottoli, pietre dure, vetro, terracotta, smalti, marmi), di forma più o meno regolare, usata sin dall'antichità per decorare pavimenti (soprattutto in epoca classica), pareti, soffitti (in periodo altomedievale è la tecnica più usata per l'ornamentazione delle pareti e dei soffitti delle chiese). La forma irregolare delle tessere e della superficie che caratterizza i mosaici antichi, accentua gli effetti luministici e cromatici della decorazione, grazie alla rifrazione sulla superficie scabra.

MOSTRA D'ARTE MARINARA

Le Mostre d'Arte Marinara furono promosse dalla Lega Navale Italiana. La Prima Mostra si tiene a Roma nel 1926 presso il Palazzo delle Esposizioni. I soggetti delle opere esposte illustrano episodi di vita marinara. Come specificato nel Regolamento della Prima Mostra Nazionale d'Arte Marinara: "(L'esposizione) ha lo scopo di stimolare l'interessamento dei nostri artisti per i soggetti di carattere marinaresco e di farne conoscere al pubblico le varie manifestazioni."

NAÏF

Con il termine Naïf (parola francese che corrisponde all'italiano ingenuo, primitivo) ci si riferisce ad un atteggiamento estetico-espressivo dell'artista nei confronti dell'opera. Caratteri di fondo dell'arte Naïf sono una certa estraneità alla storia, una creatività istintiva, non colta, una visione positiva della natura. L'arte Naïf non va confusa con l'arte popolare, né col folklore, o con l'arte infantile o manicomiale. Dal punto di vista della storia dell'arte, la pittura Naïf si può far cominciare con i quadri di H. Rousseau esposti al Salon des Indépendants del 1886. Questa nuova arte viene guardata con interesse da Kandiskij e dagli artisti del Blaue Reiter. Gli elementi che rimangono costanti nell'arte Naïf dei vari paesi (in Italia vanno ricordati O. Metelli, A. Ligabue, Rosina Viva, B. Passotti, Covili), sono il gusto per la narrazione animata, la semplificazione dei tratti decorativi, un certo surrealismo misticheggiante e onirico, il cromatismo vivace e irreale.

NATURALISMO

Movimento artistico nato intorno al 1870 in Francia in continuità col Realismo. Di questo sviluppa l'allontanamento dall'idealismo classico e romantico a favore di un allargamento del campo di interesse artistico anche ai soggetti meno aulici ed edificanti, affermando in ciò il valore di tutta la realtà oggettiva, senza discriminazioni di carattere sociale. A questo si aggiunge l'attenzione alle contemporanee ricerche delle scienze naturali, che in quel periodo hanno uno sviluppo straordinario, in relazione con gli ideali del positivismo. Dalla Francia il movimento si estende alla Germania, affermandosi nell'opera di artisti come A. Von Menzel e H. Thoma, e dei paesisti delle scuole di Worpswede e di Dachau; al Belgio, con gli artisti C. Meunier e Ch. de Groux; all'Italia, soprattutto grazie agli stretti contatti con la Francia stabiliti dai fratelli Palizzi e da S. De Tivoli, influendo sulla formazione dei macchiaioli.

NOVECENTO

Movimento artistico che investe sia le arti figurative che la letteratura e la musica, negli anni '20 e '30 del nostro secolo. Si inserisce nel generale clima del "ritorno all'ordine", ispirandosi alle forme pure e nette dei Primitivi già esaltati dalla forma-volume di Valori Plastici. I soggetti preferiti erano la natura morta, il paesaggio, il ritratto, e scene di vita quotidiana fissate in una dimensione immobile e atemporale. Nel campo della pittura i suoi inizi vanno fatti risalire alla mostra del 1922 alla Galleria Pesaro di Milano, dove espongono artisti quali A. Funi, E. Malerba, P. Marussig, U. Oppi e M. Sironi. Il movimento ha la consacrazione ufficiale alla Biennale di Venezia del 1924, e si afferma decisamente con la Prima e Seconda Mostra del Novecento Italiano, svoltesi a Milano nel 1926 e 1929. Il principale sostegno teorico veniva dato da M. Sarfatti, che cerca di definire l'intero movimento. Tuttavia questo rimane composito, riunendo artisti di varia tendenza, che infatti prendono posizioni differenti rispetto ai valori epico-popolari imposti dal regime fascista negli anni Trenta.

OPTICAL ART

Movimento artistico contemporaneo emerso alla fine degli anni Cinquanta in clima postinformale. Il termine, entrato nel lessico artistico a seguito della mostra The Responsive Eve, che raccoglie a New York (1965) gli artisti europei impegnati nella ricerca visuale, si riferisce a un vasto arco di ricerche sperimentali sui processi percettivi basate sui fondamenti della Gestalt Psychologie (psicologia della forma). Quale derivazione del processo di astrazione geometrica, l'Optical Art offre suggestioni visuali del movimento (talora impresso da un apposito meccanismo) attraverso la matematica organizzazione di forme geometriche e combinazioni di colori puri in modo da agire sulla sensibilità psicofisica percettiva dello spettatore, che viene coinvolto così in un'attiva partecipazione.

POP ART

Espressione introdotta dagli studiosi L. Flieder e R. Banham e adottata nel 1961 dal critico inglese L. Alloway, per indicare un movimento artistico di avanguardia nato parallelamente in Inghilterra e negli Stati Uniti intorno al 1955, come reazione alla pittura degli espressionisti astratti. Gli artisti della Pop Art attingono forme e linguaggio dal vastissimo repertorio dei mass-media; essi si servono di immagini e di oggetti già esistenti che manipolati e prelevati in vario modo si caricano di una nuova espressività. Scopo del movimento é quello di sottrarre l'operazione artistica al suo carattere di esperienza unica e soggettiva, per riaccostare invece l'arte alla realtà quotidiana.

POSTIMORESSIONISMO

Le diverse esperienze figurative realizzate dopo l'Impressionismo, vengono chiamate generalmente Postimpressionismo.

In effetti vengono chiamati Postimpressionisti i pittori che hanno sviluppato la pittura figurativa nel periodo che va all’incirca dal 1880 agli inizi del 1900, considerati gli eredi degli Impressionisti.

I tre principali pittori  Postimpressionisti
 sono Vincent Van Gogh, Paul Gauguin ed Eduard Munch.

In questi tre artistii, accomunati dal rifiuto delle leggi prospettiche, la pittura non riproduce realtà visibili dall’occhio, ma riproduce il riflesso interiore, emotivo, della realtà esterna e questa corrente è identificata come Espressionismo
.

PRERAFFAELLISMO

Gruppo di pittori inglesi riunitisi in una Confraternita a Londra nel 1848. Vi aderiscono W. Holman Hunt, J. Everett Millais e il poeta e pittore D. Gabriel Rossetti, mentre F. Madox Brown sostiene il movimento senza però prendervi parte. I Preraffaelliti intendono opporsi alla cultura accademica, agli effetti negativi dell'industrializzazione e al convenzionalismo vittoriano, per ritornare invece ad un'arte pura, vicina alla natura e ad un'espressività genuina, "spontanea". Questi valori vengono individuati nella pittura precedente Raffaello, di cui si vuole riprendere non tanto lo stile quanto la presunta diretta rappresentazione della natura. La pittura preraffaellita si nutre dello spirito della poesia romantica, infondendo ai suoi quadri un afflato poetico che li distacca nettamente dai modelli antichi a cui si ispirano. I soggetti delle opere sono improntati ad un intimismo borghese, a temi populisti o letterari. I Preraffaelliti subiscono l'influsso della poetica del preromantico W. Blake. Al movimento (che viene criticato dal pubblico ma sostenuto da Ruskin), aderiscono E. Burne-Jones e W. Morris, importante per la successiva elaborazione dell'art nouveau.

PUNTASECCA

Tecnica di incisione su lastra di rame. Si utilizza uno strumento con una robusto ago d'acciaio o una punta di diamante (detto puntasecca) per tracciare, quasi verticalmente rispetto alla lastra, il disegno. Si possono ottenere solchi sottili, superficiali o profondi a seconda della pressione esercitata, ed anche sbavature o barbe che aumentano gli effetti pittorici dell'incisione. La puntasecca risulta più duttile del bulino (che fa solchi più larghi e netti) ma non altrettanto capace di sfumature come l'acquaforte. Si ottengono poche tirature da una lastra di rame incisa a puntasecca, perché le fragili barbe vengono presto schiacciate dalla pressa. Se l'acciaiatura della lastra avviene per elettrolisi si possono avere tirature più numerose. Originariamente la puntasecca veniva adoperata per integrare le incisioni a bulino; spesso è stata abbinata all'acquaforte.

PURISMO FRANCESE

Movimento francese chiamato Purismo (da non confondere con il Purismo italiano di Bianchini, Minardi, Tenerani, della prima metà dell'800) prende avvio nel 1916 con gli scritti del pittore Amédée Ozenfant sulla rivista L'Elan da lui fondata. Ozenfant approfondisce poi le sue teorie insieme con il pittore P. Dermée e il pittore e architetto C. E. Jeanneret (Le Corbusier). Il manifesto del Purismo da essi redatto, Dopo il cubismo, viene pubblicato nel 1918 sulla rivista Esprit Nouveau. Il punto di partenza del Purismo viene riconosciuto nelle conquiste del Cubismo, che ha permesso di liberare il linguaggio artistico da ogni forma superflua. Da queste premesse bisogna poi procedere recuperando le ricerche di Ingres, P. Cézanne, G. Seurat e H. Matisse. Nelle loro Nature morte, Ozenfant e Jeanneret vogliono affermare il valore intrinseco della realtà dell'oggetto e l'armonia dello spazio.

QUADRIENNALE

La Quadriennale viene istituita con Decreto del dicembre 1928 e giunge nel 1937 alla trasformazione della mostra romana in ente autonomo, con il corollario obbligatorio dello statuto. L'impostazione generale della Quadriennale si deve al lavoro di Cipriano Efisio Oppo, segretario generale durante le prime quattro edizioni della mostra romana, che sa tradurre in termini amministrativi un insieme di aspettative ed esigenze degli artisti italiani e nello stesso tempo un gran numero di intellettuali e di uomini politici. Un ruolo determinante viene occupato da una concezione centralista dell'intervento statale nel campo dell'arte contemporanea che il regime fascista potenzia, dopo averla ricevuta dai precedenti governi. La Seconda Quadriennale, tenuta nel 1935, viene vista come la più riuscita manifestazione artistica degli anni Trenta.

REALISMO MAGICO

La definizione di Realismo magico applicata all'arte, viene utilizzata per la prima volta dal critico tedesco Franz Roh nel 1925 in riferimento agli aspetti meno espressivi della Neue Sachlickeit (Nuova Oggettività). Il termine passa ad indicare il minimo comune denominatore di una serie di correnti artistiche europee di primo novecento, come il Purismo, il Neoespressionismo, la Nuova Oggettività. In Italia viene usato per la prima volta da Massimo Bontempelli per esprimere una sorta di neoclassicismo, un'arte che sappia "indicare il surreale nel reale", capace cioè, di trarre dalla realtà quotidiana i lati irreali e fantastici, grazie alle facoltà dell'intelletto e dell'ironia. Caratteristica del Realismo magico è la rappresentazione di interni domestici o di scene di vita quotidiana colti in una dimensione di staticità irreale e di fissità espressiva. I principali rappresentanti del Realismo Magico in Italia sono Emanuele Cavalli, Antonio Donghi, Riccardo Francalancia, Ubaldo Oppi, Felice Casorati, Carlo Carrà.

Nel corso del XIX secolo, ma soprattutto a partire dagli anni Trenta, numerosi paesaggisti sia francesi che di altre nazionalità trovarono un punto di riferimento nel piccolo villaggio di Barbizon, posto ai margini della foresta di Fontainebleau, vicino a Parigi. Nell’arco della giornata essi dipingevano en plein air (all’aperto), sia autonomamente che in gruppo, oppure rielaboravano in studio annotazioni prese dal vero, per poi ritrovarsi nel villaggio alla sera. A partire dal 1850 circa iniziò la consuetudine di riunirsi il sabato nel granaio di Théodore Rousseau.

Con Scuola di Barbizon (nota anche come Scuola del 1830 o come Scuola di Fontainebleau, da non confondere con l’omonima scuola del XVI secolo) si intende una poetica comune ad un certo numero di pittori e collegata alla loro permanenza a Barbizon. Varie sono le caratteristiche comuni a questi artisti: innanzitutto la ricerca di un paesaggio diverso da quello "ideale" di stile classicista: più che raffigurare scene bucoliche o idilli, a loro interessava riprodurre la natura nel suo aspetto reale e la solitudine dell’uomo di fronte ad essa.

Essi condivisero anche l’ammirazione per i paesaggisti inglesi contemporanei, coi quali furono in contatto e da cui mutuarono l’interesse per la pittura di paesaggio olandese del XVII secolo.

A Barbizon trovavano anche rifugio dalla crescita tumultuosa della città e dalla nuova civiltà che, chi più chi meno, rifiutavano.

Gli artisti che passarono a Barbizon o vi soggiornarono furono moltissimi. Tra questi si ricordano Dupré, Troyon, Diaz e Daubigny, ma in particolare Rousseau e Millet. Anche Corot e Courbet frequentarono assiduamente il posto.

Théodore Rousseau (1812-1867), che frequentò Barbizon dal 1833, vi si stabilì nel 1848 e vi morì, può essere considerato il fondatore della scuola. Si dedicò sin da giovane ai paesaggi, approfondendo lo studio di rocce, alberi (La quercia d’Apremont, 1852), corsi d’acqua analizzati, a partire dal 1842, all’interno del variare atmosferico delle ore e delle stagioni. Ma tale impegno non ricevette riconoscimenti adeguati. Con il trasferimento a Barbizon, invece, il suo ruolo di maestro ed esempio venne riconosciuto da un numero sempre maggiore di persone. I dipinti eseguiti a Barbizon vennero ritoccati molte volte dal pittore, spesso accostando tra loro sostanze chimicamente incompatibili che hanno scurito le opere (l’uso del bitume per accentuare i verdi si è rivelato la causa principale dell’annerimento). Rousseau inventò anche un modo di schiarire la tavolozza e rendere meglio la luminosità atmosferica giustapponendo piccoli tocchi di colore puro ed insegnò questa tecnica, che sarà alla base delle ricerche degli impressionisti, a Sisley (a Barbizon a partire dal 1860) e a Monet.

Rinascimento

Il Rinascimento è un periodo artistico e culturale della storia d'Europa, che si trova tra la fine del medioevo e l'inizio dell'età moderna. In quel periodo si instaurò un nuovo ideale di vita e il rifiorire degli studi umanistici e delle arti belle.

Il rinnovamento culturale e scientifico iniziò nel XV secolo in Italia, dove uno dei centri principali fu Firenze, per poi diffondersi in tutta Europa. Nella scienza, teologia, letteratura nell'arte, il Rinascimento iniziò con la riscoperta di testi greci e latini conservati nell'Impero Bizantino e nei principali monasteri europei, che incoraggiò tutta una serie di nuovi studi ed invenzioni nel secolo successivo. Altro centro principale di questa corrente è Napoli: grazie ai legami culturali ed artistici con Firenze ed ai rinnovamenti di Alfonso d'Aragona, nacque il Rinascimento napoletano.

Alcuni storici pongono la data della fine del Rinascimento al 6 maggio 1527, quando le truppe spagnole e tedesche saccheggiarono Roma, mentre nella storia della musica la conclusione si situerebbe più avanti, tra il 1600 ed il 1620.


scuola di Barbizon

Rousseau si differenzia dagli altri esponenti della scuola anche per una ricerca intellettuale e filosofica che si riflette nelle sue opere. Egli rifiuta apertamente la città ed indica nel mondo civilizzato l'origine dei mali dell’uomo, vedendo la natura come modello di una società ideale.
Jean-François Millet (1814-1875), il pittore simbolo di questa scuola, si trasferì a Barbizon nel 1849 e vi morì trent’anni dopo. Partito da una ricca produzione di ritratti, seguita poi da soggetti pastorali, idilli classici e nudi, iniziò le sue prime opere naturalistiche a partire dal 1845. Nelle sue rarefatte rappresentazioni di paesaggi, il ruolo centrale è sempre occupato dalla figura umana, o dal rapporto, intimo e religioso, tra uomo e natura. I suoi soggetti preferiti sono contadini impegnati nelle semplici attività quotidiane (lavorare nei campi, accudire gli animali, crescere i figli, preparare il cibo), raffigurati con imponenza e maestria e posti al centro di composizioni accuratamente studiate (le Spigolatrici, 1857 e l’Angelus, 1855-57). Queste opere non hanno tuttavia un intento di denuncia sociale, come in Courbet, ma piuttosto di descrizione e di accettazione fatalistica della realtà e sono permeate da motivi morali e sentimentali.
La scuola di Barbizon si pone quindi come crocevia fondamentale dell’arte francese del XIX secolo, aprendo la strada al Realismo prima e all’Impressionismo poi.

SCUOLA DI MILANO

La definizione di Scuola di Milano viene utilizzata dal critico P. M. Bardi in un articolo apparso sulla Rassegna dell'istruzione artistica del 1931 in cui viene recensita la I Quadriennale romana svoltasi in quello stesso anno. A Milano Bardi riconosce un'importante funzione polemica, in contrapposizione alla più accademica Roma. Milano invece viene considerata una "libera, accogliente, confortante palestra" pronta ad accogliere artisti provenienti da ogni parte d'Italia. I più importanti esponenti di questa scuola vengono indicati nei pittori Mario Sironi, Carlo Carrà, Achille Funi, Arturo Tosi e nello scultore Adolfo Wild.

SCUOLA ROMANA

Con Scuola romana (detta inizialmente Scuola di via Cavour) si definisce un movimento artistico sorto intorno al gruppo di pittori che espone nel 1928 alla Galleria Doria di Roma. I partecipanti a quella mostra sono Scipione, M. Mafai (che vanno considerati i promotori della Scuola), A. Raphael, G. Ceracchini, G. Capogrossi. Malgrado le premesse novecentiste, gli artisti della Scuola Romana sono accomunati da una ricerca di carattere espressionista, da una pittura dominata da un "tonalismo" caldo, e da un recupero della pittura barocca vista nei suoi aspetti di più coinvolgente drammaticità. Di particolare rilievo è anche l'esperienza parigina e la cultura orientale della Raphael. La ricerca tonale viene proseguita, in chiave più intimista, da G. Capogrossi, A. Ziveri, E. Cavalli, G. Omiccioli e soprattutto G. Stradone. Alla Scuola Romana si affiancano anche scultori (M. Mazzacurati) e alcuni letterati e critici (L. De Libero, G. Ungaretti, B. Barilli, R. Longhi).

SECESSIONE

Con il termine Secessione si indica una serie di movimenti artistici sorti in vari paesi europei tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo in opposizione all'arte ufficiale delle accademie e all'eclettismo ottocentesco. I paesi in cui la Secessione acquisisce un carattere più definito sono l'Austria e la Germania. Alle mostre della Secessione che si tengono in quegli anni a Monaco (1892), Vienna (1897) e Berlino (1898) emerge la complessità del movimento, che coinvolgeva la pittura, la scultura, l'architettura, l'illustrazione e le arti decorative. I motivi stilistici e iconografici di fondo della Secessione, linearismo, stilizzazione di motivi vegetali, essenzialità del disegno, vengono associati a quelli dell'Art nouveau, sorta parallelamente in Francia e in Belgio.

SECESSIONE ROMANA

Il clima in cui nasce e si sviluppa la secessione degli artisti romani è quello dell'insofferenza nei confronti del gruppo di artisti, critici, personalità emergenti della cultura e del mondo politico, che esercitano un'egemonia indiscussa nell'ambito delle arti figurative. L'Associazione nasce nel gennaio 1912, quando sono ancora vivi gli echi delle polemiche suscitate dall'Esposizione Internazionale di Roma, all'interno dei festeggiamenti per il Cinquantenario dell'Unità. In quella circostanza la Società degli Amatori e Cultori, presente nei diversi Comitati delle Celebrazioni, ha non soltanto orientato gli acquisti pubblici, ma monopolizzato le scelte espositive, incorrendo in clamorose esclusioni e in superflue presenze. La secessione avviene di fatto nei confronti della Società degli Amatori e Cultori, da cui si staccano in un primo momento circa trenta artisti, con la motivazione che la Società non è in grado di coagulare intorno alla città di Roma le presenze internazionali necessarie per produrre un autentico rinnovamento delle arti. Insieme con gli artisti - tra cui troviamo Balla, Prini, Noci, Innocenti, Cataldi, D'Antino - organizzano la secessione due personalità di grande rilievo nel panorama culturale romano: il conte Enrico di San Martino che è stato Presidente degli Amatori e Cultori fino al 1910 e Tommaso Bencivenga, che ne è stato più volte segretario. Costoro garantiscono sia il rapporto con le Istituzioni, sia l'adesione dei più importanti artisti italiani e stranieri alle mostre della secessione, che si terranno al Palazzo delle Esposizioni dal 1913 al 1916. La partecipazione internazionale alle singole edizioni è molto incoraggiante per gli organizzatori e assolutamente inedita per il pubblico. Si vedono Rodin, Bourdelle, Cézanne e gli impressionisti francesi, Munch e gli espressionisti tedeschi, Matisse, Klimt e i Secessionisti austriaci. Tra gli italiani, Viani, Casorati, Cambellotti, Grassi, Cataldi, Morandi, Noci, Innocenti, Melli, Oppo, Ferrazzi, Carena, Spadini, Primo Conti, Selva.

IL SELVAGGIO

Il Selvaggio nasce come rivista politica, fondata nel 1924 a Colle Val d'Elsa. Dopo qualche anno, nel 1927, viene trasferita a Firenze dove, sotto la direzione di Mino Maccari, è trasformata in rivista di letteratura e d'arte. Anche sotto questa nuova veste mantiene lo spirito originario, caratterizzato dalla volontà di rivalutare le radici popolari della cultura italiana. Il Selvaggio è infatti, insieme a L'Italiano di Leo Longanesi, il periodico che maggiormente diffonde e sostiene il movimento letterario chiamato Strapaese. Questo, affermatosi tra 1926 e 1932, si affianca alla politica fascista, sostenendo il valore della continuità delle tradizioni paesane e contadine della cultura italiana, in opposizione alla rivista Novecento di Massimo Bontempelli e a certi atteggiamenti cosmopoliti. Il Selvaggio tuttavia si impone più sotto l'aspetto grafico, per la graffiante satira politica di Maccari e Longanesi. Tra i letterati che collaborano alla rivista vanno segnalati G. Papini, A. Benedetti e R. Bilenchi.

SIMBOLISMO

Corrente artistica sorta in Francia intorno al 1885. Lo spunto di partenza è la reazione al naturalismo e all'impressionismo, a sostegno invece di una visione spirituale e sensoriale della realtà. Il primo manifesto del Simbolismo viene pubblicato su Le Figaro da G. Moréas nel 1886: l'arte deve esprimere la fusione tra percezione sensoriale e spirito. Lo stretto legame con la letteratura decadente è attestato dalla presenza dei nomi di alcuni artisti (Moreau, Bresdin e Redon), nel romanzo-emblema del decadentismo, Au reboirs di Huysmans. A quest'ambiente appartengono G. Moreau, F. Rops, F. Khnopff, M. J. Whistler. Ma il primo vero esponente del Simbolismo è O. Redon, nella cui opera la realtà si mescola al sogno, il visibile all'invisibile. Tra 1880 e 1890 il Simbolismo si va maggiormente definendo sia a livello teorico (la rivista Le Mercure de France è il portavoce del Simbolismo), sia pittorico. Con Gauguin il Simbolismo assume un carattere più marcato, espresso in una visione sintetica, "ideista" e decorativa, ottenuta attraverso i colori puri à plat (a zone circoscritte). La mostra che Gauguin e i pittori a lui vicini tengono al Caffè Volpini a Parigi nel 1889, segna il momento più rappresentativo del Simbolismo.

SINDACATO FASCISTA DEGLI ARTISTI

La Prima Mostra del Sindacato Laziale Fascista degli Artisti si svolge nel 1929. Le mostre sindacali sono promosse da Cipriano Efrisio Oppo, allora Segretario Nazionale del Sindacato Fascista degli Artisti. La realizzazioni delle esposizioni è preceduta da una legge di carattere accentratore (legge n. 1162 del 24-6-1929, dal titolo Riconoscimento al Sindacato Nazionale degli Artisti di attribuzioni in materia di disciplina di esposizioni e mostre d'arte), la quale di fatto sopprime le preesistenti società nelle quali erano fino a quel momento accorpati gli artisti.

SINTETISMO

Con Sintetismo ci si riferisce all'orientamento assunto dai pittori della scuola di Pont-Aven, riuniti intorno alla personalità di P. Gauguin (E. Bernard, M. Denis, C. Laval, H. de Chamaillard) che, in opposizione all'impressionismo, affermano la necessità di superarne il carattere aleatorio della visione e di ridurre questa ad una sintesi in cui siano compresi tutti gli aspetti della rappresentazione: dalla costruzione prospettica, alla definizione lineare, alla campitura cromatica. Una nuova superficie bidimensionale, realizzata attraverso nette campiture di colore come negli smalti cloisonné, esprime una nuova visione della realtà, profondamente influenzata dalle concezioni simboliste pronunciate da Gauguin.

SOCIETA' AMATORI E CULTORI

La Società nasce nel 1829 per opera di affermati artisti quali Bertel Thorvaldsen, Pietro Tenerani e Horace Vernet, ma emerge particolarmente dopo l'Unità, così a Roma, come in altre città italiane. Incoraggia un tipo di produzione ancora accademica e sostanzialmente chiusa alle novità che pure interessano il mondo della cultura figurativa italiana del XIX secolo e annovera continuativamente tra i Presidenti e i Segretari membri dell'aristocrazia e della cultura ufficiale romana. Dal 1884 la Sede dell'Associazione, e delle mostre, si trasferisce da Piazza del Popolo al Palazzo delle Esposizioni. Nelle edizioni degli Amatori e Cultori successive al 1895 -anno in cui alla I Biennale di Venezia vengono presentati artisti contemporanei stranieri di grande rilievo- si affacciano, accanto a quelli consueti, interessi nuovi che essenzialmente si evidenziano nell'approfondimento di temi sociali e di tecniche innovatrici. In occasione dell'edizione del 1908 il critico Vittorio Pica, recensendo la mostra su Emporium, commenta: "Trasformarsi completamente in modo da corrispondere alle esigenze odierne dell'arte o scomparire". In realtà la trasformazione auspicata da Pica non avviene; gli artisti che compongono la Commissione di accettazione delle opere e i consiglieri cultori rimangono per anni gli stessi: Balla, Cambellotti, Coromaldi, Costantini, Eroli, Guastalla, Innocenti, Sartorio, privilegiando aspetti diversi, ma mai radicalmente innovatori, delle arti figurative. L'esempio più clamoroso è costituito dallo stesso Balla, che mentre aderisce al movimento futurista, alle Esposizioni degli Amatori e Cultori continua a presentare opere più facilmente accettabili dal vasto pubblico e dalla critica. Il consenso alla linea culturale delle Esposizioni è confermato dai finanziamenti pubblici e dagli acquisti, che sia lo Stato sia il Comune di Roma effettuano regolarmente; acquisti che confluiscono nelle collezioni della Galleria Nazionale e della Galleria Comunale. La Società rimane attiva fino al 1930.

SOLARIZZAZIONE

Col temine solarizzazione ci si riferisce a due distinti fenomeni fotografici.

La solarizzazione propriamente detta è un'inversione tonale che si manifesta durante lo sviluppo di materiale sensibile che è stato soggetto a una sovraesposizione esasperata (almeno mille volte quella corretta). Alcune zone del negativo (appunto quelle solarizzate) risultano perciò, dopo lo sviluppo, positive. Nella stampa avviene ovviamente il contrario: le zone solarizzate risultano negative. La solarizzazione, che fu chiamata così dai dagherrotipisti, dal momento che solo la luce del sole poteva produrla, è praticamente impossibile da ottenere con i materiali sensibili attuali, salvo in situazioni particolari, come ad esempio lunghe esposizioni notturne di zone scarsamente illuminate, ma con alcuni punti luminosissimi (ad esempio lampioni stradali).

Il secondo fenomeno chiamato solarizzazione, anzi quello a cui normalmente ci si riferisce quando si parla di solarizzazione, è in realtà, più propriamente, la pseudosolarizzazione o effetto Sabattier, così chiamato perché fu Armand Sabattier a descriverlo nel 1862 e a chiamarlo inversione di pseudosolarizzazione. Questo effetto, sfruttato come tecnica fotografica per la prima volta in modo sistematico da Man Ray, si ottiene in camera oscura con il seguente procedimento:

esposizione della carta fotografica o della pellicola negativa
sviluppo parziale fino alla comparsa di una parte dell'immagine
seconda esposizione, ottenuta illuminando la carta o il negativo durante lo sviluppo

completamento dello sviluppo, avendo l'accortezza di non muovere la carta nel bagno come si fa normalmente, oppure muovendola lentamente per ottenere particolari effetti di scia. In questa fase appare la (pseudo) solarizzazione: le parti già sviluppate (le più scure) infatti agiscono come un filtro protettivo, mentre le altre, colpite dalla luce, subiscono un processo di inversione tonale (e sul negativo appariranno positive). Inoltre, fra le zone di diversa densità compare una sottile linea grigia, detta linea di Mackie, dovuta all'esaurimento locale dello sviluppo
completamento del processo con fissaggio, lavaggio ed asciugatura.

Nella fotografia tradizionale la vera solarizzazione, come già detto, è praticamente impossibile da ottenere coi materiali sensibili attuali. Coi programmi di fotoritocco si può invece simularla facilmente, anche nel caso di immagini a colori, semplicemente facendo assumere una pendenza negativa alla curva di trasferimento da immagine originale a immagine ritoccata, nella zona delle alte luci.

Per quanto riguarda la pseudosolarizzazione, nella fotografia tradizionale questo metodo è principalmente usato con immagini in bianco e nero. Si ottengono risultati diversi a seconda che si usino pellicole negative per fotografia tradizionale, carte fotografiche o pellicole ad alto contrasto per arti grafiche. È anche possibile produrre una pseudosolarizzazione con materiale a colori (negativi, carte, diapositive), usando luce bianca o colorata durante la seconda esposizione. Come la vera solarizzazione, anche la pseudosolarizzazione può essere simulata con la maggior parte dei programmi di fotoritocco (che la chiamano semplicemente solarizzazione), usando dei filtri (o plugin) specifici, in grado di produrre non solo l'inversione tonale, ma anche le linee di Mackie.


STILI POMPEIANI

Con Stili pompeiani si indicano le varie fasi della pittura parietale romana, esemplificate nelle case di Pompei del periodo tra la fine del II secolo a.C. al fatidico 79 d.C. Tale classificazione cronologica e tipologica è stata compiuta dallo studioso tedesco A. Mau sulla base della trattazione di Vitruvio sulla pittura, contenuta nel suo VII libro del De Architectura. Il primo stile pompeiano è detto a finte incrostazioni, poiché imita un rivestimento della parete a lastre marmoree su un alto zoccolo (Casa del Fauno); nel I secolo a.C. si afferma il secondo stile, che inserisce nella partizione geometrica della parete sfondi architettonici, paesaggi, megalografie con abile gioco illusionistico (Villa dei Misteri). Il terzo stile arriva fino alla metà del I sec. d.C. e si contraddistingue per il carattere ornamentale e policromo, dove quadri "riportati" vengono inseriti nella parete a tinta unita (casa di Lucrezio Frontone). Lo stile più esuberante, fino all'esasperazione, è il quarto, che si afferma in età neroniana: si distacca dagli altri per l'inserimento di architetture fantastiche e fortemente scenografiche (Casa dei Vettii, e a Roma, Domus Aurea).

SURREALISMO

Movimento artistico-culturale nato a Parigi nella seconda metà degli anni Venti; nel 1924 lo scrittore A. Breton, guida spirituale del movimento, legato alle concezioni psicoanalitiche di Freud, firma il Primo Manifesto Surrealista. L'importanza attribuita alla dimensione onirica dell'uomo comporta la necessità di liberare le forze dell'inconscio anche nello stato di veglia ed il rifiuto delle leggi della logica, per una libertà completa di espressione fondata su nuovi rapporti regolati dall'inconscio, dal fortuito, dall'automatico. L'arte viene intesa come veicolo di conoscenza irrazionale poiché sostituisce l'occulto e l'ermetico al palese e al lineare. Accanto a poeti (G. Apollinaire, P. Reverdy, A. Breton), pittori di diversa provenienza aderirono al S. (M.Ernst, Y.Tanguy, A.Masson, R. Magritte, S. Dalì, P. Delvaux, J. Mirò, V. Brauner), recando così personalissimi apporti al movimento che ha una vastissima diffusione fino alla vigilia della II guerra mondiale

Titian
(Tiziano Vecellio) (c. 1485-1576). Il pittore più grande della scuola veneziana.

TONALISMO

Il Tonalismo nell'arte del XX secolo rappresenta la componente fondamentale della ricerca pittorica di un gruppo di artisti i cui principali protagonisti sono E. Cavalli, G. Capogrossi, F. Pirandello, R. Melli, C. Cagli -per i quali la visione pittorica deve realizzarsi come "assoluta", svincolata dalla dipendenza al colore e alla luce naturali. Bisogna invece giungere al tono, cioè il valore assoluto del colore: "l'arte della pittura è rapporto di colore che suscita l'architettura del dipinto, la distribuzione dei suoi spazi, l'essenzialità tipica delle sue forme...". Questi concetti vengono elaborati prevalentemente da E. Cavalli a partire dal 1927, ed espressi nel Manifesto del Primordialismo plastico firmato da Cavalli, Capogrossi e Melli nel 1933. Le mostre più significative per l'affermazione di questo nuovo cromatismo antinaturalistico e sintetico si svolgono a Roma tra 1927 (Pensione Dinesen: Cavalli, Capogrossi e F. Di Cocco) e 1932 (Galleria di Roma: Cavalli, Cagli, Capogrossi e altri), giungendo alla piena espressione del tonalismo plastico della Scuola Romana.

TROMPE-L'OEIL

Con il termine francese Trompe-l'oeil, che si può tradurre in italiano con "inganno ottico", ci si riferisce ad un genere pittorico che vuole dare l'illusione di una realtà che non esiste. La struttura della composizione, la descrizione analitica ed il virtuosismo prospettico sono le basi su cui si costruisce tale inganno. Viene usato in vari periodi della storia dell'arte, ma prevalentemente durante il Barocco.

VALORI PLASTICI

Rivista mensile fondata e diretta a Roma (1918-21) da M. Broglio, che si avvale della collaborazione di artisti italiani e stranieri. Valori Plastici è espressione di un particolare periodo culturale italiano, volto da una parte verso aperture europeistiche, dall'altra all'affermazione di artisti italiani (C. Carrà, G. De Chirico, G. Morandi, Martini) fino a rivendicare, in campo morale ed estetico, il primato italiano nella tradizione Quattrocentesca.

XXV DELLA CAMPAGNA ROMANA

XXV della Campagna Romana è il nome di un gruppo di venticinque pittori attivi a Roma che, nel 1904, decidono di fondare una società finalizzata allo sviluppo della pittura dal vero. Il gruppo si rifà all'insegnamento del pittore Nino Costa, che è tra i primi in Italia ad indicare l'importanza della ripresa dal vero, a diretto contatto con la natura. Ogni domenica mattina alle otto i "XXV" si ritrovano alla stazione Flaminia o Termini di Roma per andare in qualche località della campagna nei pressi di Roma, a dipingere dal vero. Il luogo deve rispondere a due requisiti basilari: offrire un paesaggio interessante dal punto di vista pittorico, ed avere una buona osteria nei paraggi. I XXV della Campagna Romana riprendono l'abitudine diffusa tra i pastori laziali di darsi soprannomi di animali allusivi ai tratti somatici o al carattere di ciascuno. Ad esempio Lorenzo Cecconi è chiamato il "gallinaccio", tramutato poi in "pollo d'India" in seguito ad un viaggio nel paese asiatico; Camillo Innocenti viene soprannominato "il pechinese"; Enrico Coleman è "il birmano" a causa del suo temperamento mite e contemplativo.

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