CATACOMBE

Catacombe  

LE IMMAGINI NELLE CATACOMBE


Tre giovani nella fornace
III secolo, Roma
Catacombe di Priscilla


Il Buon Pastore
III secolo, Roma
Catacombe di Priscilla


Noè e la colomba
II secolo, Roma, Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro

Gli antichi cimiteri cristiani erano gallerie sotterranee dove venivano sepolti i defunti, in attesa della resurrezione dei morti. Questi cimiteri erano chiamati catacombe dal nome proprio di uno di essi,quello di San Sebastiano, costruito sulla via Appia in corrispondenza del terreno detto ad calacutnbas, vicino alla "conca d'oro". Dislocate sulle vie consolari che dal centro di Roma si irradiavano verso la campagna, le catacombe erano costituite da gallerie disposte su più livelli per sfruttare al meglio lo spazio a imposizione. Lungo le pareti dei cimiceli si aprivano i loculi, contrassegnati da simboli di tede, iscrizioni o immagini. L'ancora, il vaso con l'acqua, la colomba con il ramo d'olivo. la palma o la corona, alludevano alla speranza,al refrigerio, alla pace e alla ricompensa dopo la morte. Spesso ai simboli si aggiungevano vere e proprie pitture, con scene che esprimevano la speranza nella Salvezza: il Buon Pastore che salva le sue pecore, Daniele che sì sottrae ai leoni. i tre fanciulli di Babilonia che escono vivi dalla fornace, Noè che sopravvive al diluvio. Le immagini evocavano a volte la speranza nella resurrezione, rappresentata attraverso Lazzaro che intercede per i credenti, o Cristo che guarisce il cieco e il paralitico. la Madonna, gli apostoli, i martiri assistono e pregano per tutta la Chiesa intesa come comunità.

La raffigurazione di Cristo

Sulla base dell'insegnamento apostolico la Chiesa elaborò, tra il II e il V secolo, il dogma cristologico; Cristo, vero Dio e vero uomo, partecipa della natura umana divina e di quella umana, riunite in una sola persona. Per salvare l'umanità dal peccato, fu mandato dal Padre sulla terra, dove nacque da Maria, una Vergine della stirpe di Davide. Qui visse, morì e resuscitò, per salire
al ciclo da dove regnerà in eterno. In epoca paleocristiana Cristo appare spesso raffigurato in forma simbolica, come pesce (in greco iktfous, che è l'acrostico dell'espressione "Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore"), e attraverso l'immagine di altri animali: l'agnello, a esempio, sacrificato durante la Pasqua ebraica alludeva al sacrificio di Gesù, come il pellicano che si lacera il petto per nutrire i suoi piccoli del suo stesso sangue. Accanto a queste, tra il IV e V secolo, vennero elaborate altre immagini che incarnano i principali temi del pensiero cristologico e che fino all'epoca medievale diffondono messaggi dottrinali: la rappresentazione del Buon Pastore, a esempio.


Monogramma di Cristo
Roma, Palazzi Vaticani
Museo Pio Cristiano

Sarcofago con adorazione dei Magi particolare
Roma, Palazzi Vaticani
Museo Pio Cristiano

Il Buon Pastore, III-IV secolo
Roma, Palazzi Vaticani
Museo Pio Cristiano

Traduce l'idea dell'amore di Dio verso l'uomo, mentre altre formulazioni insistono piuttosto sul concetto di Cristo vincitore che, abbigliato come un guerriero, calpesta gli animali mostruosi descritti nel Salmo 91. Al potere profetico di Cristo allude l'immagine del Salvatore che ammaestra seduto tra gli apostoli, mentre le scene ispirate dalla iconografia imperiale - dove Cristo è raffigurato frontalmente, in trono, affiancato dagli apostoli Pietro e Paolo con ai piedi un simbolo della dimensione cosmica del suo regno raffigurano la sua regalità, lo stesso tema si precisa ulteriormente nella Traditio legis, in cui Cristo consegna un rotolo a Paolo, o nella Consegna dette chiavi a san Pietro, di cui il papato si serve per affermare il primato della sede romana. A volte intorno al Cristo trionfante si dispongono gli apostoli, che ricevono dal Maestro il compito di evangelizzare il mondo; altre volte la composizione si arricchisce di una mandorla circondata dai quattro esseri del tetramorfo, come nella Maiestas Dominis, che costituisce l'immagine per eccellenza della teofania di Cristo. Più tardi lo stesso schema sarà contraddistinto dall'introduzione dei segni e degli attributi della Passione: Cristo siede ancora in giudizio, ma ha il corpo parzialmente scoperto e mostra la piaga sul fianco e la mano ferita dai chiodi. Secondo le dottrine elaborate nel XII secolo, infatti, è proprio la sofferenza che gli conferisce il diritto al regno universale e, di conseguenza, il potere di giudicare. Parallelamente, il Cristo morto si andrà affermando anche nell'iconografia delle crocifissioni, soppiantando le formule più antiche col Cristo trionfante e vivente.

ARCHITETTURA E MOSAICI
NELLA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE

 


Santa Maria Maggiore
navata centrale, V secolo, Roma


Ritorno degli esploratori
mosaico della navata centrale
prima metà del V secolo
Roma, Santa Maria Maggiore


Il passaggio del Mar Rosso
mosaico della navata centrale
prima metà del V secolo
Roma, Santa Maria Maggiore

La basilica di Santa Maria Maggiore rappresenta una delle testimonianze più grandiose dell'architettura paleocristiana a Roma. Fu alla metà del IV secolo nel popolare quartiere della Suburra e occupa quindi una posizione centrale rispetto alle basiliche precedenti,costruite per iniziativa per imperiale in aree periferiche a perpetuare il culto delle tombe dei primi martiri cristiani. Prima chiesa di Roma dedicata alla Vergine, conserva all'interno di un involucro settecentesco l'aspetto originario, appena turbato dal dorato soffitto a cassettoni e dalle due arcate che interrompono l'infilata delle colonne in corrispondenza del transetto, aggiunto nel XIII secolo insieme con l'abside poligonale. Ha pianta basilicale spartita da colonne coronate da capitelli ionici, sui quali poggia, come nella primitiva basilica di San Pietro, una trabeazione rettilinea. Su di questa si innalzano alte lesene che salgono fino al soffitto inquadrando pannelli musivi e finestre. Una ricca decorazione accompagna le linee architettoniche dell'edificio, così da esaltare il ruolo della navata centrale, che ha forme grandiose e armoniose. Contribuisce a tale effetto un sapiente uso della luce che, penetrando dalle finestre, investe la grande navata mediana lasciando in ombra quelle laterali. Le superfici edilizie si animano così dì colori e riflessi luminosi, che ne attenuano la solida consistenza.


 


Mosaico dell'arco trionfale
prima metà del V secolo
Roma, Santa Maria Maggiore

Santa Maria maggiore
arco trionfale, prima metà del V secolo, Roma, Santa Maria maggiore

Gerusalemme celeste
particolare del mosaico dell'arco trionfale prima metà del V secolo
Roma, Santa Maria Maggiore

 

Una ricca decorazione musiva riveste internamente le pareti dell'edificio attingendo a un vasto repertorio iconografico unisce storie dell'Antico e del Nuovo Testamento ad altre tratte dai Vangeli apocrifi. Gli episodi dell’Infanzia di Cristo si dispongono nell'arcone trionfale, succedendosi lungo strisce sovrapposte. Al centro, tra Pietro e Paolo e i quattro simboli degli evangelisti, campeggia l'immagine di un trono gemmato, sul cui cuscino sono rappresentati una corona e una croce, a simboleggiare la divinità presente ma invisibile. Il racconto inizia dall'alto, a sinistra, con la scena dell’Annunciazione: la Vergine siede in trono circondata da angeli, presso il tempio dove, secondo i testi apocrifi, era stata nutrita fin dall'infanzia, mentre l'angelo annunziante appare ancora in volo, in un ciclo infiammato da nuvole rosse. Segue sullo stesso lato l'Adorazione dei Magi, i quali recano doni al Bambino seduto su di un ricco seggio e attorniato dagli angeli, dalla Madonna e da una misteriosa figura femminile, forse personificazione della Chiesa. All'estremità opposta dell'arco, un colonnato fa da sfondo alla Presentazione al tempio, cui si affianca la scena con l'apparizione in sogno dell'angelo a Giuseppe. La profetica rivelazione induce Giuseppe a fuggire in Egitto, dove è accolto con la sua famiglia da un principe, come appare nella scena sottostante.

 


Abramo e Melchisedec
mosaico della navata centrale
prima metà del V secolo
Roma, Santa Maria Maggiore

I Magi davanti a Erode
particolare del mosaico dell'arco trionfale prima metà del V secolo
Roma,S anta Maria Maggiore

Conquista di Gerito
mosaico della navata centrale
prima meta del V secolo
Roma, Santa Maria Maggiore

Nel registro inferiore i re Magi vengono ricevuti da Erode, che ordina la Strage degli innocenti. Alla base dell'arco appaiono le raffigurazioni di Betlemme e di Gerusalemme, circondate da mura d'oro ingemmate come nelle visioni apocalittiche. Una particolare ricchezza ed enfasi caratterizza l'intera raffigurazione, nelle vesti sfarzose, nei luminosi fondi dorati, nella stessa impostazione delle composizioni dove i personaggi della storia sacra siedono su troni preziosi, circondati da un corteo di angeli. Diversi appaiono gli episodi disposi lungo la navata, relativi alle vite di Abramo, Giacobbe, Mosè e Giosuè: in queste scene le figure, plasticamente rilevate, si dispongono all'interno di paesaggi naturalistici, contro verdi prati e cicli azzurri entro i quali si muovono con libertà, intessendo tra loro un vivace gioco di sguardi e di gesti.


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