Butti Enrico
Viggiù, Varese, 1847 -1932

Figlio di un intagliatore e nipote dello scultore Stefano Butti.
Nel 1861 si trasferisce a Milano dove entra, come garzone ornatista, nella bottega di Boni e Pelitti. Successivamente frequenta l'Accademia di Brera sotto la guida del Casnedi e lavora negli studi di Magni e Barzaghi. Tuttavia sono soprattutto gli influssi di Giuseppe Grandi e Vincenzo Vela a orientare la sua formazione artistica in senso realista.

Autore della statua di San Gerolamo (1875) a Milano, nel 1885 esegue i monumenti a Garibaldi di Viggiù e Treviglio.
Nel 1890 realizza la scultura tombale della famiglia Casati (La Morente), in cui ha modellato gli ultimi istanti della giovane Isabella Airoldi, morta nel 1889 a soli 24 anni, con la sottile coscienza della bellezza recisa nel fiore degli anni. Il busto è appena sollevato sui morbidi cuscini dove è appoggiata la testa con la disciolta capigliatura, che sembra esprimere ancora, nel suo ondeggiante moto, un estremo palpito di vita. Il volto bellissimo è assopito nell'ultimo sonno mortale, nudo è l'acerbo piccolo seno, il lenzuolo, su cui si posano le braccia inerti, s'allunga sul corpo immobile in morbide pieghe.

 

Ancora a Milano, scolpisce una Santa Rosa (1888) per il Duomo, e i monumenti al Generale Sirtori (1892) e a Garibaldi. Uno dei suoi monumenti più famosi è sicuramente il monumento al Guerriero di Legnano (1900) a Legnano dove lo scultore ha riassunto il momento della vittoria sull'esercito del Barbarossa, avvenuta nel 1176, nel gesto del guerriero che, al centro dell'alto piedestallo in granito grigio, alza in alto la spada perché il combattimento è ormai concluso con la sconfitta del nemico.

Da ricordare inoltre il monumento ai Caduti di Viggiù, Gallarate (1924) e Varese (1925); mentre per il monumento a Vittorio Emanuele II a Roma esegue l'altorilievo Unità.

 

A Milano espone nel 1872 Raffaello Sanzio adolescente, nel 1874 Eleonora d'Este e nel 1888 l'opera di chiaro impegno sociale Il minatore uno dei suoi migliori lavori. Tale scultura, riproposta a Parigi nel 1889 e a Vienna nel 1894, è oggi conservata nella Galleria d'Arte Moderna di Milano insieme a Scherzo infantile a Caino (1875). Del 1913 è il monumento a Giuseppe Verdi a Milano, Piazza Buonarroti davanti la Casa di Riposo dei Musicisti: opera egregia, tutta incentrata sul valore di un genio che in ogni gesto della sua vita aveva saputo mantenersi schietto e umano.

 

Nel 1893 succede a Francesco Barzaghi nella cattedra di scultura all'Accademia di Brera, dove rimane sino al 1913, anno in cui si ritira a Viggiù.

Numerosi gessi delle sue opere sono conservati nel Museo Civico Enrico Butti a Viggiù.
 

 

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