Masaccio

 

Masaccio
Tommaso di ser Giovanni Cassai
 S. Giovanni  Valdarno nel 1401 e morì a Roma nel 1428

Secondo quanto lo Scheggia, fratello minore di Masaccio, ebbe a dire ad Antonio Manetti nel 1472, Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai, detto Masaccio, nacque a Castel San Giovanni in altura (l'odierna San Giovanni Valdarno) il 21 Dicembre giorno della festività di San Tommaso. Il padre, che faceva il notaio, morì cinque anni dopo, nel 1406, quasi contemporaneamente alla nascita del secondo figlio, Giovanni, detto lo Scheggia. La madre, monna Jacopa di Martinozzi, non tardò rimaritarsi con un vecchio speziale, il più che sessantenne Tedesco, il quale visse fino al 18 Agosto 1417. Quando sarà stato aggiunto che Tedesco, vedovo già due volte aveva avuto dai precedenti matrimoni due figlie, una quali, Caterina, si maritò con il pittore valdarnese Mariotto di Cristoforo, che nel 1419 risulta già attivo a Firenze, sarà stato enumerato tutto quello che si sa sulla oscurissima giovinezza del maestro.

 


San Geremia e San Giovanni Battista
misto tempera e olio su tavola
1423-1424, National Gallery, Londra

Profilo di un giovane uomo
olio su legno 1425
National Gallery of Art Washington

Il tributo part. 1425
Cappella Brancacci
Santa Maria del Carmine Firenze

Per aver sue nuove notizie occorre attendere gli albori del 1422, quando, alla data del 7 Gennaio, i registri fiorentini dell’arte dei Medici e Speziali portano annotato « Masus s. Johannis Simonis pictor populi S. Nicholai de Florentia ».

A quest'epoca, dunque, Masaccio ormai risiedeva a Firenze, era pittore autonomo e come tale il 6 Ottobre dello stesso anno pagava due lire al camerario dell'arte a cui era iscritto.

 

 

 

Da questo momento in avanti le notizie si fanno più fitte anche se restano incredibilmente avare a proposito delle tappe fondamentali della sua arte e delle circostanze capitali in cui si svolse.

Nel 1424 Masaccio risulta iscritto alla compagnia di San Luca e si sa che dalla parrocchia di San Niccolò Oltrarno era passato ad abitare in quella di San Michele Visdomini quando il Febbraio 1426, per ottanta fiorini, ricevé l'allegazione della pala d'altare destinata alla cappella che il notaio ser Giuliano di Colino degli Scarsi da San Giusto si stava facendo costruire a Pisa, nella chiesa del Carmine. I lavori murari erano incominciati esattamente il 28 Novembre 1425.

Non si può dubitare che la commissione pisana, destinata ad una chiesa tenuta da frati carmelitani, debba essere considerata una conseguenza delle prove che il Masaccio aveva dato e stava ancora dando nella chiesa carmelitana di Firenze, nel cui chiostro, molto verosimilmente, aveva già dipinto la Sagra, oggi perduta, che raffigurava un avvenimento verificatosi il 19 Aprile 1422, e nella cappella Brancacci una parte notevole dei famosi affreschi, incominciati probabilmente non dopo la metà del 1424.

Tra le numerose annotazionioni di acconti che Masaccio riceve in Pisa durante il 1426 per la pala di ser Giuliano (20 Febbraio: dieci fiorini; 23 Marzo: quindici fiorini; 24 Luglio: dieci fiorini; 15 Ottobre: venticinque fiorini; 9 Novembre: tre lire; 18 Dicembre: un fiorino), sono di grande importanza quelle del 24 Luglio e del 18 Dicembre, perché in esse figura ricordato anche il nome di Donatello, al quale anzi Masaccio il 24 Luglio girò per intero i dieci fiorini incassati: « li quali di presente pagò a maestro Donatello maestro marmorario di Firenze ».

 


San Pietro risana gli infermi
con la sua ombra,

affresco 1425-1426
Cappella Brancacci,
Santa Maria del Carmine, Firenze

Madonna con Bambino
e angeli, olio su tavola 1426
National Gallery, Londra

Cappella Brancacci (lato sinistro)  
affresco 1426-1482
Santa Maria del Carmine, Firenze

 

La pala era compiuta il 26 Dicembre, quando ser Giuliano, versando l'ultima rata del compenso, sedici fiorini e quindici soldi, si riservava di sottoporla all'approvazione del priore della chiesa a cui la destinava, « maestro Antone ».

 

 

 

Quanto al resto, sappiamo soltanto che nell'Aprile 1426 i fratelli « Maso e Giovanni di ser Giovanni di Mone Cassai in Firenze » erano tassati per sei soldi all'estimo di Castel San Giovanni e che il 24 Luglio dell'anno successivo Masaccio stese di suo pugno la denuncia al nuovo ufficio del Catasto fiorentino.


Nello straordinario e scultoreo documento, che più che beni posseduti annota una lunga lista di debiti, persino nei confronti del discepolo Andrea di Giusto, si legge tra l'altro: « Siamo in famiglia noi due con nostra madre, la quale è d'età d'anni quarantacinque; io Tommaso sopradetto sono d'età d'anni venticinque e Giovanni mio o fratello sopradetto è d'età d'anni venti ».

 


Natività
tempera su legno
1427-1428
Staatliche Museen, Berlino

Trinità
affresco 1427-1428
Santa Maria Novella, Firenze

Il campione di questa stessa portata al Catasto, alla data del Novembre 1429, reca la cancellazione del nome di Masaccio e l'annotazione: « dicesi è morto a Roma ». Due anni dopo, nel 1431, Niccolò di ser Lapo, creditore del maestro, denunziava: « erede di Tommaso di ser Giovanni dipintore di dare lire sessanta otto; questo Tommaso morì a Roma, non so se mai narrò alcuna cosa perché dice il fratello non esser reale ».

 

 

La sua pittura prospettica, l'uso del chiaroscuro e del colore fanno di lui uno degli iniziatori del Rinascimento. Le sue notizie biografiche giungono a noi molto scarse: giovane collaboratore di Masolino da Panicale a Firenze, dove trascorse tutto il suo breve ma intenso percorso artistico prima di essere chiamato a Roma dove morì improvvisamente.

Le sue opere non sono numerose: S. Anna Metterza (Firenze Galleria degli Uffizi, in collaborazione con Masolino), Madonna in trono ( National Gallery di Londra), Crocifissione (Napoli, gallerie nazionali di Capodimonte ), affreschi della cappella Brancacci al Carmine a Firenze, eseguiti in parte in collaborazione con Masolino (sicuramente suoi sono: Cacciata dei progenitori, Battesimo dei neofiti, il tributo , Distribuzione dei beni alla comunità, Morte di Anania , Resurrezione del figlio di Teofilo). Quanto alla Trinità (1427-28, Firenze, S. Maria Novella), recenti studi pensano che il merito vada attribuito a Brunelleschi.

 

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