Judd Donald

 

Donald Judd
 3 giugno 1928 - 12 febbraio 1994

Donald Judd è stato spesso considerato l'artista minimal per eccellenza.

Iniziò la sua carriera artistica alla fine degli anni Quaranta come pittore tradizionalista e dagli esperimenti su tela sviluppò la tradizione matura all'inizio degli anni Sessanta. Nel 1961-62 realizzò numerosi rilievi che combinavano elementi della pittura e della scultura, poi nel 1963 cessò definitivamente di dipingere, concentrando il proprio lavoro nello spazio e con lo spazio.

È un fatto straordinario che lo sviluppo della sua produzione tra il 1957 e il 1963 abbia avuto luogo quasi interamente a porte chiuse. Per oltre cinque anni, infatti, Judd rifiutò di esporre in pubblico. In questo periodo era più conosciuto come critico d'arte che come artista (v. saggio Specific Object).

Nel dicembre 1963, la prima personale di Judd fu ospitata dalla Green Gallery di New York, nella quale espose cinque oggetti che posizionò direttamente sul pavimento. Li aveva realizzati manualmente, usando soprattutto compensato e componenti metalliche, poi li aveva dipinti con colore uniforme. Queste opere, estendendosi nello spazio reale, rivelavano un allontanamento irreversibile dalla pittura a favore della tridimensionalità. Invece di suggerire uno spazio illusorio, Judd voleva servirsi di un'arte veramente astratta per usare e definire lo spazio reale.

 

Nel 1964 Judd iniziò a sfruttare il potenziale delle tecniche di produzione industriale, creando così un'arte astratta e geometrica, dalla fredda eleganza, da cui sembra essere stata bandita ogni soggettività, ogni firma personale.

Il 1965 vide la comparsa dei suoi primi Stacks, scatole di metallo fissate alla parete a intervalli identici che formavano una colonna verticale. Le sculture possono essere combinate serialmente o meno, a seconda della volontà dell'artista.

Alcune sue creazioni sono state esposte con un numero diverso di elementi, a causa delle limitazioni dello spazio a loro destinato.

 Apparentemente autonomi, i suoi oggetti non possono essere percepiti senza considerare il rapporto con lo spazio che occupano e influenzano.

 


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