Dada

 

Dada  

Movimento culturale di completa rottura con la tradizione nato ufficialmente nel 1916 con la fondazione a Zurigo del Cabaret Voltaire, luogo di incontro di artisti e intellettuali e di serate all'insegna della dissacrazione di ogni forma e di ogni significato correnti.

Tipico del gruppo è il rifiuto di ogni atteggiamento razionalistico e l'attribuzione di valore estetico alla realtà comune, all'oggetto di uso quotidiano, tratto dal suo abituale contesto e assunto al rango di oggetto d'arte in virtù di  tale decontestalizzazione operata dall'artista (lo stesso nome Dada fu trovato sfogliando a caso un dizionario di francese).

 


Duchamp
Nudo con scala

Arp
Paysage bucolique

Man Ray

 

Le opere dada sono dipinti, sculture, collages, fotografie, ma anche fotomontaggi, oggetti trovati (ready-made) e "rifatti" dagli artisti, oltre a poesie astratte, poemi, spettacoli, opere musicali e cinematografiche. I più importanti artisti del movimento sono Arp, Picabia, Duchamp, Man Ray.
Altri artisti avranno momenti di temperie dada nel corso della loro esperienza proveniente da altri ambiti culturali e diretta poi ad altri ancora; tra questi Grosz, Schwitters, Ernst.
 

 

La portata culturale del movimento Dada, soprattutto per ciò che significò l'opera di Duchamp per le successive generazioni (l'artista è considerato il padre di tutte le esperienze concettuali del '900), fu tale che nell'ultima parte degli anni cinquanta molte premesse del movimento furono riprese dal New Dada con Rauschenberg, Johns e Nevelson e dal Nouveau Realisme con Arman, Christo, Spoerri, Rotella.

La parola Dada viene trovata casualmente, forse sfogliando un dizionario francese ("dada" è un'espressione spesso usata per giocattolo) e, proprio perché, citando le parole di Tristan Tzara, estensore dei manifesti del movimento, "Dada non significa nulla.

 


Grosz

Max Ernest

Dada è un prodotto della bocca", è usata per designare quello che sarà, più che un movimento artistico omogeneo, uno spirito e un atteggiamento accomunante intellettuali di diversa estrazione nei confronti del fare e del pensare l'arte.

Questi poeti, critici, pittori, uniti nel rifiuto di ogni valore e modello della cultura tradizionale, si contraddistinguono comunque per l'estrema autonomia artistica e per l'impegno nel modificare radicalmente l'approccio mentale al prodotto artistico e a ciò che di esso è parte integrante: le figure dello stesso artista e del fruitore dell'opera d'arte, gli intermediari del mercato, delle istituzioni museali e della stampa.


 

 

Seppure non si possa parlare di data ufficiale di nascita di Dada, alcune opere del 1913-14 di Marcel Duchamp e Francis Picabia preannunciano una situazione che si espliciterà teoricamente nel 1918 con la redazione del primo manifesto Dada, dopo che nel 1916 l'apertura del Cabaret Voltaire a Parigi, animato da Tzara e dal regista teatrale Hugo Ball dà l'impulso principale alla sua nascita.

Oltre a Zurigo, patria adottiva dell'esule rumeno Tzara e di
Hans Arp, altri centri propulsori delle diverse attività gravitanti attorno all'universo dada sono Colonia, dove sono attivi Max Ernst e Arp; Berlino, sede del gruppo dada maggiormente impegnato in politica a cui aderisce anche Grosz; Hannover, dove lavora Kurt Schwitters e infine New York , in cui opera Man Ray in seguito al passaggio nella metropoli di Duchamp e Picabia.
Sicuramente è Zurigo il centro più importante dei primi anni, sede propulsiva di vaste attività espositive, musicali, teatrali ed editoriali di vasto respiro internazionale: il
dadaismo infatti non investe soltanto il settore della ricerca visuale, ma si estende a tutti gli altri campi dell'attività artistica in cui il contributo di musicisti come Erik Satie e poeti e letterati come André Breton, Louis Aragon, Jean Cocteau e Robert Desnos è determinante per la nuova avanguardia.

 
 


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The King and the Queen

Francis Picabia

La critica più frequente al pensiero dada è quella che gli contesta un atteggiamento nichilista, volto a distruggere ogni convenzione, senza però proporre alcunché di costruttivo, ma il Dadaismo, al di là delle manifestazioni esteriori di puro gusto provocatorio, cerca soprattutto di rifondare completamente, attraverso processi solo apparentemente distruttivi, un'arte e un'estetica che, lungi dall'essere sino a questo momento modificate radicalmente, rimangono sempre all'interno di un corso storico ampiamente accettato.

 

 
L'espressione più significativa del movimento si trova nell'opera di Marcel Duchamp, Man Ray,
Kurt Schwitters, Francis Picabia e Max Ernst, che propongono attraverso il loro lavoro i cardini fondamentali attorno ai quali ruota tutta la provocazione dada, primo fra tutti il sovvertimento e la delegittimazione del linguaggio artistico convenzionale e tradizionale, con la conseguente ridefinizione del rapporto tra gli oggetti e le parole atte a definirli, ma anche l'ironia nei confronti delle regole e delle norme vigenti all'interno del sistema non solo artistico, nonché l'assunzione della casualità e dell'inconscio quali principali forze propulsive della creazione artistica, aspetto quest'ultimo che verrà successivamente sviluppato in seguito dal surrealismo.

A partire da questi assunti le opere dada adottano la combinazione di varie tecniche come il collage, l'assemblage, il fotomontaggio e in genere le soluzioni derivanti da un uso innovativo della fotografia che vive nel periodo dada un'intensa stagione creativa, con la presa di coscienza da parte degli artisti che tale tecnica, non più solo strumento di riproduzione fedele della realtà, diviene un mezzo per reinventarla e per materializzare efficacemente le intuizioni della mente attraverso l'uso di tecniche quali, oltre a quelle già citate, la solarizzazioni e la sovrimpressione.

Il francese
Marcel Duchamp (1887-1968 / "Fontana", 1917; "Ruota di bicicletta", "La Sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche", 1915-1923) dopo una prima esperienza cubo-futurista, lega il suo nome all'invenzione del "ready - made", opera d'arte costituita semplicemente da oggetti comuni e banali prelevati dalla quotidianità, oggetti appunto "già fatti" e collocati in un altro contesto, quello artistico, senza alcun intervento aggiuntivo da parte dell'artista, all'interno di altre e diverse regole di percezione e di interpretazione.

In seguito divenute celeberrime e assunte a simbolo della contemporaneità sono la "Ruota di bicicletta", lo "Scolabottiglie", l' "orinatoio" esposto con il titolo "Fontana", l'ampolla contenente aria di Parigi.

Al di là dell'intento provocatorio queste opere rappresentano il tentativo di attuare uno spiazzamento nei rapporti tra un oggetto, il suo luogo e le sue funzioni, ricollocandolo all'interno di un ambito in cui vigono altre regole, quelle estetiche, a loro volta sovvertite dall'ingresso di tali oggetti nella loro sfera di competenza.

L'opera di
Duchamp "La Sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche", conosciuta come "Il grande vetro",  è un'opera di lunghissima gestazione a cui lavora a partire dal 1915 e che comunque lascerà incompiuta. Essa rappresenta l'approdo e la conclusione dell'intera ricerca duchampiana: di non facile decifrabilità, oltre alla novità della scelta del vetro come supporto, che permette all'opera di comprendere in sé l'ambiente in cui è collocata, documenta da un lato il tentativo ironico di assimilare l'uomo alla macchina e dall'altro l'interesse dell'artista per la tradizione alchemica ed ermetica.

Pur percorrendo una strada diversa da quella di Duchamp, un altro importante artista del movimento dada, Francis Picabia (1979-1953 / "Very rare picture on the Earth", 1915; Parata amorosa", 1917; "Idillio", 1925; "Il sole nella pittura", 1945) afferma anch'egli che ogni valore artistico ed estetico conferito ad un'opera d'arte è determinato unicamente dall'impegno intellettuale e dal pensiero che sottende alla sua creazione e dalle reazioni che essa è in grado di provocare negli spettatori.  Perfettamente aderente a questo pensiero è l'opera "L'il cocodylate" del 1921, costituito unicamente dalle frasi e dalle firme dei rispettivi autori, persone amiche dell'artista, poste su di una tela su cui campeggia, unico elemento, un occhio; il lavoro, dunque è di Picabia, in quanto suo ideatore e promotore, malgrado non possa essergli attribuita la realizzazione materiale.

La sua produzione artistica è principalmente basata sull'inserzione di elementi derivanti dal mito delle macchine, viste in chiave simbolica, e del disegno industriale. Proveniente da precedenti esperienze artistiche in ambiti prima impressionisti e poi cubisti sino ai margini del Fauve e del Cubismo orfico, Picabia è animatore in un primo momento del gruppo dada di New York e successivamente di quello parigino, sempre contraddistinguendosi per la totale autonomia del proprio fare che lo porterà negli anni Trenta al ritorno ad una figurazione di non facile interpretazione.

Man Ray (1890-1976) è l'esponente del Dada newyorkese fino al 1921, anno in cui si trasferisce a Parigi. A New York si dedica alla sperimentazione di nuove tecniche esecutive costruendo e fotografando oggetti astratti o fantastici, ottenuti con l'accostamento e il montaggio di oggetti preesistenti. Nell'opera "L'enigma di Isidore Ducasse" del 1920 l'oggetto, sconosciuto, avvolto da un telo e legato, è realizzato solo in funzione della riproduzione fotografica: esso dunque scompare, lasciando di sé solo l'immagine, riproducibile all'infinito e non per questo variabile di significato. A Parigi Man Ray perfeziona la tecnica della fotografia senza fotocamera, risolta attraverso il contatto degli oggetti e la carta sensibilizzata, in cui rimangono ombre, tracce immateriali, i famosi "rayographs". Vicino anche al gruppo surrealista, Man Ray, incarnando perfettamente la personalità dell'artista d'avanguardia poliedrico, che scavalca i confini disciplinari per affermare la pari dignità di ogni espressione artistica, allarga con successo le sue esperienze anche alla pittura e alla regia cinematografica.


I Merzbildern di Kurt Schwitters (1887-1948 / "Merzbild 25A - La costellazione", 1920; "Quadro Merz con cerchio verde", 1926) testimoniano  con i ready-mades e rayographs lo stretto rapporto dell'esperienza dadaista con gli oggetti; le opere-oggetto dell'artista tedesco sono costituite da diversi elementi tra i più disparati, casualmente tratti dalla quotidianità, assemblati su tavole su cui poi Schwitters interviene pittoricamente. La stessa parola "Merz" è un frammento di "Kommerz" presente in un ritaglio di giornale da lui usato per un collage, intitolato appunto "Merzbild".

 

In questo modo l'artista cerca di riscattare esteticamente una quotidianità fatta di oggetti di scarto, detriti che entrano a far parte dell'opera d'arte al pari delle componenti tradizionali del quadro, dichiarando allo stesso tempo il rifiuto di quella pittura gradevole che la tradizione accademica afferma ancora.

 


Scrittore, oltre che artista, Kurt Schwitters collabora alla rivista "Der Sturm", prima di fondare egli stesso la rivista "Merz".

Opera importante di questo artista, andata distrutta nel corso della guerra, è un ambiente, "Merzbau", realizzato all'interno di un appartamento, anticipazione delle innumerevoli installazioni degli anni a venire.

 

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