Mino da Fiesole
Poppi, Arezzo, 1429 - Firenze 1484
 

Allievo secondo il Vasari di Desiderio da Settignano (ma i due scultori erano quasi coetanei), fu inizialmente attivo come ritrattista a Firenze (Piero de' Medici, 1453, Firenze, Bargello): a Roma, dove approfondì lo studio della ritrattistica antica (Niccolò Strozzi, 1454, Berlino, Staatl. Mus.), e a Napoli (Astorgio Manfredi, 1455, Washington. National Gallery).

 


 Pietro di Medici chiamato Il Gottoso
Firenze, Bargello

 Niccolò Strozzi
Berlino, Staatliche Museen, 1454

Tornato a Firenze eseguì, oltre a ritratti (Giovanni de' Medici; Rinaldo della Lina, 1461, Firenze, Bargello) e al tondo con la Madonna e il Bambino pure al Bargello (1470 ca), opere di maggior impegno architettonico e di destinazione funeraria come il monumento Salutati, Fiesole, Duomo, il monumento a Bernardo Giugni  e la tomba del conte Ugo di Toscana, entrambi alla Badia fiorentina).

 

 

Quest'ultimo, considerato il capolavoro di Mino, presenta nel fondo una slanciata figura della Carità "con certi putti, lavorata molto diligentemente ed accordata insieme molto bene" (Vasari).
 


Tomba di Bernardo Giugni
Firenze, Badia

Astorgio Manfredi
Washington

Tomba del Conte Ugo
Firenze, Badia, 1471-81

Oltre che a Firenze, svolse un'intensa attività a Volterra (tabernacolo, 1471, Duomo), Prato (due rilievi per il pulpito di Antonio Rossellino, Duomo) e soprattutto a Roma (1474-80), dove eseguì da solo o in collaborazione (con G. Dalmata e A. Bregno) numerosi monumenti funerari (tomba di Paolo II in San Pietro; tomba Riario ai Santi Apostoli; tomba di Cristoforo Della Rovere in Santa Maria del Popolo; altare di San Gerolamo, 1475, in Santa Maria Maggiore).

 

 

La sua attività è spesso confusa, per l'omonimia, con quella di Mino del Reame. Tornato a Firenze nel 1480, vi completò la sua opera maggiore, la ricordata tomba del conte Ugo di Toscana scolpendo la lunetta con la Madonna e il Bambino, e realizzò il marmoreo reliquario in Sant'Ambrogio (1481).

Artista eclettico, Mino si adeguò agli ideali umanistici di Bernardo Rossellino interpretandoli con una grazia e un gusto decorativo che si avvicinano a Desiderio da Settignano.

 

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