CENTRO ARTE

Carlo Carrà
(1881-1966)

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Autunno a Merate

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Paesaggio

1881, 11 febbraio, Quargnento (Alessandria), da una famiglia artigiana, nasce Carlo Carrà.
1893, a causa della prematura scomparsa della madre e delle ristrettezze in cui si trova la famiglia, Carrà, va a Valenza Po per fare l'apprendista decoratore.
1895, si trasferisce a Milano dove Angelo Comolli, divenuto professore a Brera, lo assume come garzone muratore.
Di sera frequenta la scuola di Brera diretta dal decoratore Lorenzoli. "di questo periodo, scriveva di sé Carlo Carrà: « Non passava quasi domenica senza che io andassi alla Pinacoteca di Brera, o al Museo Poldi Pezzoli.... Frequentavo pure la Galleria d'Arte Moderna al Castello Sforzesco e le esposizioni ... alla Permanente. Mosè Bianchi, che io conobbi nella sua tarda età, era allora l'artista più apprezzato dell'ambiente milanese. Ma una vera cotta l'ebbi per la Galleria Grubicy del Largo Cairoli, dove erano esposte opere di Segantini e di Previati»."
1899, va a Parigi, attratto dalla prospettiva di lavorare all'Esposizio­ne Universale che in quella città si sta preparando e vi lavora come decoratore dei padiglioni.

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Antigrazioso

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Madre e figlio

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L'idolo emafrodito

Visita a più riprese il Louvre, il Petit Palais, il Luxembourg. Gli artisti che più vivamente lo colpiscono sono Courbet, Delacroix, Gérkalt, Manet, Monet, Renoir, Cézanne e Gauguin.
1900,
finiti i lavori di decorazione dei padiglioni dell'Esposizione di Parigi si trasferisce a Londra in cerca di altro lavoro.
A Londra visita tutti i principali musei e ammira in particolare le opere di Constable e di Turner; s’interessa anche di politica, frequenta gruppi anarchici coi quali rompe presto i rapporti.
Ritorna a Milano e riprende l'attività di decoratore. Si reca a Bellinzona per affrescare una facciata e i soffitti di una casa. Visita il Canton Ticino, lavora a Lugano e a Mendrisio.

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Donna con bottiglia e casa

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Ritmi di oggetti

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Ciò che m'ha detto il tram

1902, ritorna a Milano, decora la villa Ottolini a Busto Arsizio, inizia il ritratto del padre che ultima nei primi mesi del 1905. "Di quest'opera Carrà scrisse: «Mi sembra di avere con questo dipinto, chiarito a me stesso quali fossero le mie capacità artistiche in quel periodo della mia vita, e che alla data di quel lavoro si possa far risalire il corso dei progressi che sono andato facendo in questo quarantennio.» (1945) ".
1904, durante uno sciopero generale è ucciso a Milano in Via Carlo Farmi, l'anarchico Galli. Carrà partecipa ai funerali che degenerano in una mischia tra polizia e dimostranti nella quale è coinvolto; dalla violenta impressione che ne riporta, nasce il famoso quadro futurista "Il funerale dell'anarchico Galli".

1905, riceve due premi dalla scuola superiore d'arte applicata del Castello Sforzesco che frequenta durante la sera.
1906, entra all'Accademia di Brera dove diviene allievo di Cesare Tallone. Fa nuove conoscenze nell'ambiente artistico e stringe amicizia con Aroldo Bonzagni e Romolo Romani.

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Brocca

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Natura morta con pesce

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fiori e frutti

1908, espone dei Paesaggi dipinti a Sagliano Micca e  riscontra un notevole successo.
I tempi del Futurismo erano maturi e Carrà con Boccioni e Russolo, abbozza lo schema di un manifesto futurista completato con l'aiuto di Marinetti e di Decio Cinti.
1910, 11 febbraio nasce il primo «Manifesto della pittura futurista» firmato solennemente da Boccioni, Russolo, Carrà, Balla e Severini. Segue un periodo d’eccitati entusiasmi e di fervore rivoluzionario accompagnato da turbolente «serate futuriste» tenute in vari teatri d'Italia.

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La foce del Cinquale

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La casa del pazzo

1911, partecipa con Boccioni e Russolo all’esposizione d’arte libera a Milano, al padiglione Ricordi. Si reca a Parigi dove conosce la nuova pittura cubista. Stringe rapporti con il gruppo fiorentino della Voce, capeggiato da Ardengo Soffici e inizia così il suo progressivo distacco dal Futurismo; un distacco che si chiarisce con i due saggi «Parlata su Giotto» e «Paolo Uccello costruttore» pubblicati sulla Voce.

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Autunno al mare

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Vele nel porto

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Mattino al mare

1912, terzo viaggio a Parigi. Esposizione futurista alla gal­leria Bern heim Jeune. Conosce Fénéon, Apollinaire, Kahn, Picasso, Braque, Modigliani, Matisse, Léger, Derain, Viaminck, Gleizes, e Medardo Ros­so.
1913, collabora assiduamente con la rivista quindicinale fiorentina "Lacerba", diretta da Soffici e Papini.
1914, Intraprende un'altro viaggio a Parigi. Rientra in Italia poco pri­ma dello scoppio della guerra. In Carrà matura la crisi del futurismo. E' anche l'anno in cui Carrà si volge allo studio della pittura di Giotto e Paolo Uccello.

1916, incontra a Ferrara Giorgio de Chirico ed a Pieve di Cento dipinge le sue prime opere metafisiche.
1919, ritorna a Milano dove conosce Cardarelli, Bontempelli, Ungaretti, Medardo Rosso. In quello stesso anno si sposa con Ines Minoja e si trasferisce nelle famose due stanzette di Via Vivaio 16.

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Natura morta con squadra

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Natura morta con ananas

1921, partecipa alla mostra berlinese dedicata alla tendenza Valori plastici con otto opere.
1922, nasce l'unico figlio di Carrà, Massimo. Espone alla Biennale di Venezia e presenta "I Dioscuri" e "La Casa dell'amore", provocando accese polemiche.
Espone in numerose mostre del Movimento del Novecento, promosse da Margherita Sarfatti.
All'estero, è considerato il maggiore esponente del Realismo magico.
1931, partecipa alla I Quadriennale romana con 33 opere a soggetto per lo più paesaggistico, tra cui "Cancello Rosso" proprietà Galleria Comunale di Roma.
1933, esegue un affresco alla V Triennale d'arte decorativa di Milano.
1935, partecipa alla II Quadriennale romana con 10 opere tra cui "Sintesi di una partita di calcio" proprietà Galleria Comunale di Roma.
Per circa sedici anni dal dicembre del 1922 fino al 1938 è critico d'arte del quotidiano «L'Ambrosiano».
1936, dipinge per la VI Triennale di Milano i tre pannel­li dell’Industria del Marmo. Si reca a Napoli.
1941, è nominato titolare della cattedra di pittura all'Accademia di Brera.
1942, inaugura la mostra antologica alla Pinacoteca di Brera con 114 opere.

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Venere anadiomene

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Nudo accovacciato

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Inferno Canto XXVI

Dopo la guerra, oltre a dipingere svolge attività d'illustratore per l'Odissea tradotta da Quasimodo e per La saison en enfer di Rimbaud.
1950, la Biennale di Venezia gli dedica una sala e gli conferisce il Gran premio per un artista italiano.
1956, la Quadriennale romana gli dedica una mostra personale.
1957, esegue i bozzetti e i costumi per il balletto «La Lampara» di Donatoni messo in scena alla Scala.
1960, in autunno tiene una vasta esposizione persona­le a Londra, alla Galleria O'Hana.
1962, inaugurazione di una mostra storica al Palazzo Reale su Carlo Carrà di 106 quadri e 100 opere grafiche.
Esce anche la raccolta dei suoi scritti d’arte "Segreto professionale".
1966, 13 aprile muore a Milano.

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