Gian Lorenzo Bernini
Napoli 1598 - Roma 1680

Scultore, Architetto

Figlio e allievo di Pietro, fu uno dei creatori in campo scultoreo ed architettonico del barocco, anche se le sue costruzioni non raggiunsero mai l'intensità fantastica di quelle del Borromini. Dalla nativa Napoli seguì ancora bambino il padre a Roma e di qui non si mosse quasi mai; a lui si deve in gran parte il gusto scenografico dell'urbanistica romana.

La sua educazione di scultore si svolse sotto gli influssi manieristici del padre; per il cardinal Scipione Borghese, che fu il suo primo mecenate, eseguì circa il 1618 il gruppo di Enea, Anchise e Ascanio che fuggono da Troia nel quale il famoso tema di Raffaello nell'Incendio di Borgo acquista per lo slancio verticale una connotazione manieristica.

Ma ogni residuo della tradizione manieristica appare già eliminato con le successive sculture nelle quali progressivamente si afferma la nuova concezione compositiva e dinamica del barocco: col David (1623, Galleria Borghese) che attorce a spirale il suo corpo nello sforzo di tendere la fionda con un gesto di scatenato e aperto movimento che si oppone alla conclusa compostezza dei suoi illustri precedenti di Donatello e di Michelangelo.

 

Conclude mirabilmente questo giovanile periodo il gruppo dell'Apollo e Dafne eseguito dal 1622 al 1623 anch'esso per il cardinal Scipione Borghese, in cui il Bernini ha colto il momento in cui la ninfa, inseguita e raggiunta dal dio, sta per tramutarsi in alloro, una corteccia arborea già comincia a racchiuderne le tenere membra ignude e delle ciocche dei capelli sparsi al vento e dalle dita spuntano le foglie.

 

 

Nel 1624 con il baldacchino di San Pietro egli mostra di aver pienamente raggiunto la sua maturità ribadita nel 1626 dalla Santa Bibiana nel omonima chiesa e nel 1627 dalla statua di San Longino, in San Pietro, prototipi della statuaria barocca. Non sappiamo come Bernini si sia educato all'architettura e presso chi, ma sin dal 1627 egli si dimostra padrone di questa tecnica allorché edifica la facciata del palazzo di Propaganda Fide. Costantemente protetto dal cardinale Barberini dal 1623 pontefice col nome di Urbano VIII, gli furono affidati i principali lavori in Roma, ai quali provvide con una organizzazione efficientissima di bottega, cui parteciparono scultori di ottime qualità, come il Finelli, il Bolgi, il Baratta e il Raggi.
Per la famiglia del suo protettore continuò la costruzione del palazzo Barberini, iniziato dal Maderno e dal Borromini. Sono di questo periodo i due bei ritratti del cardinale Borghese (Roma, Galleria Borghese) e di Costanza Buonarelli, amante dell'artista (Firenze, Museo nazionale), esempi dell'appassionata vitalità che sempre il Bernini cercò di infondere nei ritratti, eseguiti con i modelli in movimento, onde rifuggire da atteggiamenti ricercati.
Prototipo delle fastose fontane barocche è quella del Tritone, progettata nel 1640, accanto al palazzo Barberini. Nel 1644 morì Urbano VIII e il suo successore, Innocenzo X, allontanò dalla corte tutti i protetti del papa Barberini e fra essi anche il Bernini, sostituito dal Borromini nelle grandi imprese romane. A questo episodio è dovuto probabilmente il gruppo statuario della Verità scoperta dal Tempo (Roma, Galleria Borghese).

 

La diminuzione di fortuna del Bernini fu però di breve durata: già nel 1647 egli era nelle grazie del nuovo pontefice ed immaginava la scenografia della originalissima cappella Cornaro in Santa Maria della Vittoria, in cui è compreso il gruppo Estasi di Santa Teresa, uno dei punti più alti raggiunti dal barocco e forse, proprio per questo, oggetto degli strali della critica classicistica.

 

 

Il gusto scenografico fu fortissimo nel Bernini; del resto, il grande sviluppo a Roma, in questo periodo, del teatro gli diede occasione per moltissime creazioni propriamente sceniche. Nel 1650 progettò la curva facciata del palazzo di Montecitorio, esempio della tendenza dell'artista a sostituire schemi statici con andamenti dinamicamente movimentati; notevole anche l'originale basamento in roccia.
Dell'anno successivo è un'altra complessa fontana, quella dei quattro Fiumi, in piazza Navona, di fronte alla chiesa di Sant'Agnese, edificata dall'avversario Borromini. Fin da giovane con pari genialità il Bernini di dedicò alla ritrattistica , illustrata da una copiosa e superba serie di busti in marmo ed in bronzo come il volto di Costanza Buonarelli con la quale l'artista ebbe una tempestosa relazione. Ma l'attività più intensa del Bernini, che aveva lasciato ormai in secondo piano la scultura, si svolse sotto il pontificato di Alessandro VII (1655-1667).

 

Nel 1656 iniziò i lavori per il colonnato di San Pietro e per la Cattedra nella stessa chiesa, con la geniale soluzione di collegare la basilica con la piazza antistante e idealmente con la intera città in una forma in cui la scenografia raggiunge il suo punto di più intima giustificazione. La semplicità che presiede al colonnato non si ritrova, invece, nella macchina che sorregge e circonda la cattedra di san Pietro, creazione barocca di ricchissima fantasia, in cui ancor più che i singoli particolari conta il complessivo effetto di esaltazione luministica.

 



Nel 1664, dopo aver ideato il palazzo ora Odescalchi, il Bernini si recò in Francia per progettare il palazzo del Louvre, mai eseguito per l'opposizione degli artisti locali: la sola realizzazione di questo viaggio fu il busto di Luigi XIV. Tornato a Roma creò ancora la Scala regia in Vaticano, in cui gusto scenografico e sapienza costruttiva si uniscono perfettamente, il monumento funerario di Alessandro VII in San Pietro: e la statua della beata Ludovica Albertoni, nella chiesa di San Francesco a Ripa.

Nel 1680, dopo esser rimasto paralizzato alla mano destra, morì. Fra le numerose sue opere ricordiamo ancora la chiesa di Castel Gandolfo, a croce greca, e quella della Assunta all'Ariccia; fu anche pittore, ma distrusse insoddisfatto quasi tutti i suoi quadri.

 

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