Giovanni Bellini

 

Giovanni Bellini
1429 - 1516

Nato a Venezia nel 1429.
Pittore. Pittura rinascimentale veneta.
 


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Vergine con bambino

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Pietà

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Madonna con bambino benedicente

Giovanni Bellini, figlio di Jacopo - uno degli artisti più illustri della sua generazione - e fratello di Gentile, nacque a Venezia intorno al 1430 e morì, nella stessa città, nel 1516.
Fu pittore dalla lunga e gloriosa carriera, costellata d'importanti incontri e molteplici influenze che spiegano le variazioni del suo stile.

 


Educatosi nella bottega paterna, sentì molto presto l'esigenza di allargare i propri orizzonti studiando approfonditamente i più innovativi artisti rinascimentali, sia quelli che avevano lasciato tracce a Venezia, come Andrea del Castagno nella Cappella di San Tarasio in San Zaccaria, sia quelli che operarono fuori, da Piero della Francesca e Roger Van Weyden - che probabilmente conobbe a Ferrara - ad Andrea Mantegna, nel 1453 destinato a divenire suo cognato per il matrimonio con la sorella Nicolosia. Al 1450 circa risale la sua prima opera firmata, il "San Girolamo nel deserto" del Barber Institute di Birmingham, in cui l'autore evidenzia già una marcata sensibilità verso i paesaggi, destinata a svilupparsi appieno nella maturità.


 

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Presentazione di Gesù al Tempio


Darbringung Christi im Tempel

The Adoration of the Kings

Seguì un periodo d'intensi rapporti con il cognato Mantegna, che consentì a Giovanni di conoscere l'ambiente colto ed innovatore di Padova - largamente tributario della cultura fiorentina - e di adottare uno stile compositivo rigoroso e un disegno preciso e lineare: ad esso vanno ascritti capolavori come la "Trasfigurazione" del Museo Correr di Venezia, la "Pietà" (Milano, Pinacoteca di Brera), l' "Orazione nell'orto" della National Gallery di Londra e il "Cristo morto sorretto da due putti" (Milano, Museo Poldi Pezzoli).

 


Dopo essersi procurato una notevole fama con queste opere, attorno al 1465 fu incaricato di lavori più ambiziosi: nel campo della produzione della pala d'altare, in cui ben presto la sua bottega raggiunse una posizione egemone, spicca il "Polittico di San Vincenzo Ferrer" (Venezia, Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo), dall'illuminazione arditamente contrastata e la cornice di ispirazione rinascimentale nella struttura e nelle decorazioni.


 


Madonna del Prato

Unzione di Cristo

Madonna Adoring
the Sleeping Child,
early 1460s

Tra il 1470 ed il 1475, probabilmente a seguito d'un viaggio nella città d'Urbino, entrò in contatto con la pittura di Piero della Francesca e successivamente, a Venezia, intraprese un dialogo con Antonello da Messina.

Tale fase si concretizza nell'esecuzione di numerose pale d'altare che rinnovano radicalmente la tipologia della Sacra conversazione architettonica, approfondendo nel contempo le ricerche nel campo della prospettiva e della luce, grazie all'adozione ed al perfezionamento della tecnica a olio.

 


 

Rimarchevole la "Pala di Pesaro", databile al 1474, che dall'arte di Piero deriva l'impeccabile costruzione prospettica e la complessa architettura del trono, impreziosito da inserti marmorei e bassorilievi d'ispirazione classica.

Molti dipinti dell’artista trattano episodi della vita di Gesù, il tema più frequente è quello della crocifissione, rappresentata a volte con la Madonna e San Giovanni ai piedi della croce.

Le figure, gli elementi vegetali, animali e paesaggistici assumono molto spesso una valenza simbolica ben codificata (anche se per noi contemporanei la lettura può risultare non sempre immediata).

 


The Agony
in the Garden 1465

Crucifixion
1465 c

The Agony
in the Garden 1465


I dipinti devozionali con Madonna e il Bambino da soli o accompagnati da santi di piccolo formato erano destinati generalmente ad una committenza privata.

Il loro significato non è banalmente un 'rapporto affettuoso madre-figlio' bensì più complesso e riassumibile nel preannuncio della Passione di Cristo. Infatti in quasi tutti i dipinti il Bambino è raffigurato in posizioni che ricordano la morte.

 

 

Nell'ambito delle commissioni pubbliche (fondamentali per gli esiti della pittura italiana) realizzò pale di grande importanza come:  la famosa pala Incoronazione della Vergine, probabilmente del 1475,  eseguita per la Chiesa di San Francesco di Pesaro ed oggi nel locale museo civico, che portò l'influenza del Bellini su pittori anche non veneti, come è il caso del forlivese Marco Palmezzano il trittico con la Madonna, il Bambino e due angeli musicanti fra i santi Nicolò, Pietro, Marco e Benedetto (1488) ancor oggi conservato nel luogo originario, la cappella Pesaro della chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari di Venezia l'imponente Pala di San Zaccaria (1505), anch'essa conservata nel luogo d'origine (chiesa di San Zaccaria, Venezia).


 


Orazione nell'orto
1465-70

The Dead Christ supported by Angels 1465-70

Le Christ bénissant
1465-1470


Dal 1492 Giovanni è impegnato con il ciclo (perduto in un incendio) dei teleri per la Sala del Maggior Consiglio del Palazzo Ducale di Venezia e per questo motivo forse trascura le commissioni delle pale d'altare, lasciando provvisoriamente il campo libero - in ambito veneziano - al pittore Cima da Conegliano. Gli anni seguenti furono caratterizzati da un notevole ampliamento della bottega, dettato dalla necessità di far fronte alle crescenti richieste della committenza ed agli incarichi ufficiali.

 

 

Tra le opere realizzate, l' "Estasi di San Francesco" (Collezione Frick, NewYork), la "Trasfigurazione" della Galleria Nazionale di Napoli, la "Sacra allegoria" degli Uffizi e, soprattutto, la "Pala di San Giobbe" (Accademia di Venezia), che, in un'architettura simmetrica, presenta sei maestose figure di santi al centro delle quali si dispone la Vergine col Bambino.

E proprio il tema della "Madonna con il Bambino" è argomento della vasta produzione d'immagini destinate alla devozione privata di questo periodo, nelle quali Bellini dà prova di straordinaria inventiva e che trovano il loro acme nella splendida "Madonna del prato" della National Gallery di Londra.


 


Venice c. 1470

Estasi di San Francesco 1475-78

Trasfigurazione
di Cristo 1480

Nonostante la predilezione per allegorie ed i soggetti religiosi e l'avversione ai grandi cicli narrativi, o pitture di storie, il fratello Gentile prima di morire, nel 1507, riuscì a convincere Giovanni ad ultimare il telero della Scuola Grande di San Marco con la Predica di San Marco in Alessandria (Pinacoteca Brera); infatti se non lo avesse completato non avrebbe ricevuto in eredità il prezioso quaderno di disegni del padre Jacopo.

 

 

Nell'ultimo periodo della sua attività artistica si confronta con temi mitologici come nel 1514 con il Festino degli dei, realizzato per lo studiolo di Alfonso d'Este a Ferrara (oggi alla National Gallery di Washington) tecnicamente di altissimo livello e molto curati anche se sono evidenti problemi di impaginazione legati appunto alla scarsa confidenza del vecchio maestro con queste tematiche (Tiziano, autore degli altri dipinti dello studiolo, rifece quasi completamente il paesaggio).

Di fronte a tematiche religiose però Giovanni Bellini riesce ad essere ancora in grado di sperimentare soluzioni così moderne (per impaginazione, formato, soggetto) da aver portato i critici ad attribuire la Derisione di Noé del Musée des Beaux-Arts di Besançon a Lotto o Tiziano.

 


Saint Jerome reading in a Landscape 1480-85

La Vierge et l'Enfant 1487c

Compianto sul Cristo morto 1490


Bellini coniuga il plasticismo metafisico di Piero della Francesca e il realismo umano di Antonello da Messina (non quello esasperato dei Fiamminghi) con la profondità cromatica tipica dei Veneti, aprendo la strada al cosiddetto "tonalismo" veneto. Viene inoltre influenzato dal cognato Andrea Mantegna, che lo fa entrare in contatto con le innovazioni del Rinascimento fiorentino. Sempre Mantegna, con cui ha modo di lavorare a contatto nel soggiorno padovano, lo influenza nell'espressività dei volti e nella forza emotiva che trasmettono i paesaggi sullo sfondo.

 

 

A Padova, Bellini conosce inoltre la scultura di Donatello, che in questo periodo imprime una carica espressionistica alla sua opera (vedi S. Maddalena), avvicinandosi ad uno stile più vicino all'ambiente del Nord. Bellini porta quindi grandi innovazioni nella pittura veneziana, quando il padre Jacopo e il fratello Gentile erano ancora legati alla ieraticità bizantina, e al tardo gotico che a Venezia, nell'architettura, inizia a tramontare solo a partire dal 1470.

 

Altre informazioni:

Nella Venezia della seconda metà del XV secolo, incarna il  genio  del Rinascimento, ma in modo conforme alle tradizioni e ai gusti dell'ambiente locale. Una lunga carriera e la diversità delle influenze subite spiegano le variazioni del suo stile, che ebbe una lenta maturazione.

Gli inizi e i primi capolavori

 


Portrait d'homme 1490-95

Portrait d'homme 1490-95

Portrait d'homme 1490-95

The Circumcision 1500

G. Bellini apprese il mestiere di pittore nella bottega del padre. Ma non tardò  a  subire  un'influenza che doveva segnarlo profondamente: quella del Mantegna di cui sposò, nel 1453, la sorella Nicolosia.

Attraverso l'arte del cognato, Giovanni conobbe l'ambiente  colto  e innovatore di Padova, tributario della cultura fiorentina.

Del Mantegna adottò la composizione serrata, la prospettiva  rigorosa,  il disegno preciso e lineare. Tuttavia, il mondo del Bellini è meno incorruttibile, meno archeologico e meno impassibile di quello del Mantegna.

 

Il suo  colore è più profondo, più omogeneo e ha già un ruolo importante nella traduzione del rilievo.  C'è  più  umanità  nei  sentimenti  espressi: tenerezza, gioia o dolore.

La natura è rappresentata, fatto del tutto nuovo, con tanta  verità  quanto  amore;  spesso  le  composizioni  si stagliano su fondali paesaggistici dove si riconoscono la campagna o le colline di Venezia.

 


Saint Jerome Reading 1505

The Infant Bacchus 1505-10

Saint Jerome Reading, 1505

 

Le prime opere, dipinte verso il 1450, sono piccoli pannelli, come la Pietà dell'Accademia Carrara, a Bergamo, che raggruppa, secondo un tema che sarà frequente nel Bellini, le figure a mezzo busto della Vergine, di San Giovanni Evangelista e del Cristo alla tomba.

Possono essere datati agli anni successivi la Trasfigurazione, densa e cristallina, della pinacoteca Correr (Venezia) e l'Orazione nell'orto della National Gallery di Londra.

Verso il 1460, si situa l'ammirevole Pietà della pinacoteca di Brera di Milano, dipinta in  una  gamma  di  colori  smorzati  che  traduce  il sentimento tragico.

 

 

Bellini comincia a moltiplicare le variazioni su un tema che non smetterà mai di interessarlo: quello della Madonna con il Bambino, per lo più ritratto a mezzo busto, su un fondo a volte neutro, a volte con elementi architettonici o paesaggistici (Madonna dal mantello rosso del Castello Sforzesco, a Milano).

Dopo essersi fatto conoscere con queste opere, Bellini  è  incaricato, attorno al 1465, di lavori più ambiziosi. Il Polittico di San Vincenzo Ferreri (Venezia, chiesa dei SS. Giovanni e Paolo) è più di ogni altro testimone di una forte personalità.

 


Lamentation over
the Body of Christ 1510

Festino degli dei
1514

Saint Dominic
1515

Virgin and Child with Saint Anne, probably 1519

La sua predella porta scene narrative animate: un'illuminazione arditamente contrastata sottolinea la potenza plastica delle figure dei santi del registro principale.

Come per la gran parte dei pittori veneziani, in lui colpisce l’uso del colore, i suoi colori sono pastosi e le tinte sono ricche, con essi conferisce unità alle pitture. Ben poco si sa dei primi anni della sua vita: la concordanza della sua data di nascita con quella del fratello e il non essere ricordato nel testamento della madre, hanno fatto pensare che il Giambellino fosse figlio naturale di Jacopo.

 

 

Del suo periodo giovanile ci restano molte Madonne, tutte legate, pur nell'acerbità dei toni, alla produzione paterna.

Nei dipinti non legati alla sola raffigurazione della Vergine, esprime un'esperienza nuova, più luministica, che non risente della produzione precedente, da cui si distacca attraverso una visione del paesaggio ravvivato dalla luce che compenetra l'episodio, di cui è sublime e drammatico esempio il Cristo morto di Brera.


La partenza di Gentile per Costantinopoli contribuì, attraverso un incarico ufficiale, alla fama di Giovanni che dipinse alcune tele (distrutte poco tempo dopo) nel Palazzo Ducale; altre sue opere andarono bruciate, ma sufficienti sono i suoi soggetti sacri per attestare la grandiosità della sua arte, come l'Incoronazione della Vergine di Pesaro, il Cristo deposto della Pinacoteca Vaticana, la Trasfigurazione di Napoli.

 

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Madonna con bambino
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Natività

Giovane davanti allo specchio
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Crocifissione

Le sue numerose Madonne formano un insieme d'alto valore artistico, da quelle degli anni giovanili, alle più studiate e più robuste della maturità, di Brera, Verona, Berlino, dell'Accademia Carrara di Bergamo, del Correr e dell'Accademia di Venezia.
Dei molti ritratti, di cui ne sono rimasti pochi, va ricordato quello del doge Loredan alla National Gallery di Londra, ma abbiamo già accennato come parecchie figure delle grandi tele eseguite dal fratello siano in realtà opera del Giambellino. Negli ultimi anni della sua vita, circondato da una schiera di allievi (Rondinelli, Boccaccino, Mazzola e molti altri), eseguì dipinti nei quali afferma, con vigore, la concezione luministica che sarà alla base di tutta la successiva pittura veneziana, dalla pala di S. Zaccaria al Battesimo di Cristo di Vicenza, alla Mistica allegoria degli Uffizi, fino all'ultimo capolavoro, la pala luminosa, morbidamente chiaroscurata, della chiesa di S. Cristoforo.

 


 

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