Arman Fernandez

 

Armand Fernandez
Nizza, 17 novembre, 1928 – 22 ottobre, 2005, New York

 

 

Armand Fernandez nasce a Nizza nel 1928 , figlio di Marthe Jecquet e Antoine, pittore dilettante e uomo dotato di grande energia e creatività.


1929-1948

Trascorre l'infanzia a Nizza e rimane profondamente influenzato dagli orrori della guerra. Dimostra grande precocità inventando, già all'età di dieci anni, un sistema di pittura seriale trafficando con una ruota di bicicletta. I Paesaggi nizzardi così realizzati vengono venduti dal padre nel negozio di Brocanta e dal quale la famiglia trae sostentamento.

 

1949-1959
Si diploma alla Scuola di Arti Decorative di Nizza e si trasferisce a Parigi dove frequenta la Scuola del Louvre. Conosce Pierre Restany ed Yves Klein e forma con loro un trio di amici inseparabili. Si dedica principalmente alla pittura, con opere di impronta prima surrealista poi, dopo aver visto i lavori di Pollock, De Stael e Kurt Schwitters, sempre più orientate verso la gestualità e le sperimentazioni con materiali della quotidianità.

 

 

 

1959-1962
Realizza le prime Accumulazioni nel 1959 e firma a Milano il manifesto del Nouveau realisme di Pierre Restany nel 1960. Presenta mostre personali a Milano (Galleria Apollinaire, 1959 e Galleria Schwarz, 1961), Dusseldorf e Los Angeles(Dwan Gallery, 1962); Partecipa alla mostra L'Arte dell'Assemblaggio al MOMA di New York nel 1961.
Inizia a saldare gli oggetti delle accumulazioni.


1963-1965

Realizza le prime Combustioni e presenta una personale nella galleria di Sidney Janis a   New York. Espone al Walker Art Center di Minneapolis (1964) ed allo Stedelijk Museum di Amsterdam (1964). Con le Inclusioni(1964) il poliestere, che dal 1961 utilizzava come collante, diviene elemento fondamentale nella composizione delle opere.

1966-1968
Prime accumulazioni di tubetti sigillati nel poliestere. Retrospettiva al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles (1966) e varie personali a Torino, Venezia, Nizza e Bruxelles. Nel 1968 partecipa alla Biennale di Venezia ed a Documenta a Kassel.

1970
Prime accumulazioni nel cemento

1971-1980
Mostre personali in tutto il mondo, fra cui si ricordano: 1974 - La Jolla Museum di Los Angeles (poi ripresa da altri quattro musei americani); 1975 - Museo d'Art Moderne di Parigi; 1976 - Biennale di Venezia; 1977 - Ulrich Museum of Arts, Wichita, Kansas; 1978 - Galerie Beaubourg, Parigi.

1980-1989
Soggiorna in Giappone nel 1980 e lavora a grandi sculture murali di utensili accumulati. Nel 1984 il Ministero della Cultura Francese gli commissiona un monumento commemorativo in occasione del bicentenario della Rivoluzione Francese, che verrà installato all'Eliseo. Prosegue un'intensa attività espositiva: 1985 - Retrospettiva al Seibu Museum of Art di Tokyo e al Walker Hill Center di Seul. 1986- Retrospettiva al Pavillon Wed, Zurigo. 1988 - Musèe d'Art Contemporain di Nimes.

 


1990-2001

Negli anni '90 Arman continua, nonostante il successo internazionale di critica e mercato, a lavorare con instancabile dedizione e coerenza. Crea nel 1990 una serie di sculture intitolate Atlantis, sperimentando un procedimento di fusione per il bronzo che lo fa apparire come deteriorato da immersione nell'acqua marina per lungo tempo. Nel 1991 realizza dei quadri con biciclette sulla tela. Sono del 1995 le accumulazioni con diversi tagli di carta moneta e degli oggetti in relazione (caffettiere e macinacaffé, legno segato e sega per il legno, etc.).

 

 

Continua anche un importante percorso espositivo: 1991 - Museum of Fine Arts di Huston, Brooklyn Museum e Detroit Institute of Arts; 1998 - Retrospettiva al Museo de Jeu de Paume, Parigi; 2001 - Retrospettiva al Museo d'Art Moderne et Contemporain di Nizza.

 

BIBLIOGRAFIA

D. Durand-Ruel, Arman, Catalogue Raisonné, la Difference, Paris, 1992-1994; B. Lamarche-Vadel, Arman, la Difference, Paris, 1987; J. Van der Mark, Arman, Abbeville Press, New York, 1984; A. Jouffroy, Arman, Arturo Schwarz, Milano, 1963.
 

Arman e l'elenco   di Umberto Eco

È morto Arman (Armand Pierre Fernandez), a settantantasette anni. È stato uno degli artisti del Nouveau Réalisme, quello delle scatolette piene di orologi ed occhiali, degli 'assemblages' di violini spaccati o di ruote e pedali di biciclette. Un grande - e un uomo amabilissimo e generoso. Raggiunto il successo, spesso si faceva pagare solo in natura.

 

Aveva arredato gran parte del celebre Circus di New York, e cercava disperatamente di ricuperare il dovuto invitando in quel ristorante carissimo tutti gli amici che poteva - ma rimaneva sempre in credito. Aveva creato un'intera suite al Lutetia di Parigi, dove ogni mobile recava la sua stralunata impronta, e poteva abitarvici, salvo che ogni volta che partiva doveva fare le valigie perché la suite era concupita da amatori danarosi, e si lamentava, perché era come andare e venire in un 'hotel meublé' dove ti sbattono fuori se non hai pagato il conto. La sua palazzina in una zona degradata di downtown New York era un luogo magico, con due piani popolati di tutti gli oggetti improbabili che lui raccoglieva per poi farne assemblaggio.
 

 

 

Da tempo desidero scrivere, non so se un saggio o un libro, sulla forma dell'elenco o del catalogo. Uno dei capitoli finali riguarderà certo Arman. Partirei per contrasto dal canto XVII dell'Iliade, quando Teti va da Efesto e gli richiede uno scudo per Achille, ed Efesto glielo costruisce come un microcosmo mirabilmente organizzato. Ha una forma circolare, con un triplice bordo e cinque fasce concentriche, lungo le quali sono scolpite la terra, il cielo e il mare, il sole e la luna con tutte le costellazioni. Poi dalla geografia e dall'astronomia si passa alla vita civile e si vede una città con le sue cerimonie nuziali, i suoi mercati, i suoi tribunali. Segue infine intorno alla città una rassegna dell'arte della guerra, ma poiché la guerra si svolge nel territorio esterno, intorno ad essa appaiono la vita dei campi e gli animali selvaggi. Poi, in armonia con la natura, ecco le feste e le danze, e cioè l'arte. Intorno a tutto, la forza anzitutto dell'Oceano. Questo scudo è un'enciclopedia di tutto quello che gli uomini di allora sapevano e a cui conferivano valore, ordine e criterio. Esso rappresenta la forma del mondo.

Invece, sempre nell'Iliade, canto secondo, i Troiani devono rendersi conto di chi abbiano di fronte, e in quali forze. Impresa difficile in quei tempi arcaici, perché in fondo i Greci si riconoscono come tali solo nel corso della comune impresa della guerra contro Troia. Chi essi siano, come entità politica e culturale, non lo sanno ancora, e tanto meno lo sanno i Troiani. E qui la descrizione non può individuare una forma compiuta, e procede per elenco. È il catalogo delle navi e degli eserciti, e alcuni commentatori ritengono che proprio attraverso questo catalogo noi possiamo oggi fare congetture circa la realtà geografica, economica e politica di quell'era della civiltà mediterranea. Insomma, si costruiscono forme compiute quando si è sicuri della propria identità culturale, e si accumulano elenchi quando ci si trova di fronte a una serie ancora sconnessa di fenomeni all'interno dei quali si cerca questa identità.

 

Il libro che vorrei scrivere non dovrebbe occuparsi delle epoche capaci di offrire le forme compiute della Venere di Milo o dell'Apollo del Belvedere, ma dovrebbe parlare dei lunghi cataloghi della letteratura e delle enciclopedie medievali, di quegli elenchi in carne ed ossa che sono i tesori delle cattedrali e le Wunderkammern barocche, dei panorami sconnessi in cui Bosch disegna paesaggi multipli e creature uscite da tutte le mitologie, per arrivare - magari attraverso Arcimboldi - ai collages cubisti e agli elenchi che nutrono lo 'Ulysses' di Joyce. Ogni esperimento di assemblaggio appartiene alla tradizione dell'elenco.

 

 

Salvo che l'elenco può essere sia rassegna di cose disparate che moltiplicazione di cose identiche.

Arman aveva scelto la seconda strada. Le sue opere sono state quasi sempre moltiplicazioni di un oggetto singolo, o quasi. Ma è questo 'quasi' che rende i suoi cataloghi misteriosi e rivelatori. Perché essi ci mostrano che anche all'interno del medesimo (tante forchette, tanti occhiali, tanti strumenti musicali) esiste la possibilità di una modulazione del molteplice. Nel forsennato (ma segretamente regolatissimo) gioco dei suoi assemblaggi, in cui ogni oggetto, per un'inclinazione, una deviazione di equilibrio, una rotazione minima, si differenzia dai suoi confratelli, Arman trasforma la monodia dell'identico in sinfonia dell'eterogeneo. Lui giocava, e si divertiva, ma al tempo stesso sornionamente s'interrogava sul nostro mondo quale immensa sfilata di oggetti che, non avendo ancora noi trovato le caselle dove porli in armonioso rapporto reciproco, non ci resta che mettere appunto insieme, come nell'attesa - non di rado angosciata - di scoprire il segreto di una forma nascosta, di una regola aurea di cui si prova la nostalgia.

 

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