Antonello da Messina

 

Antonello da Messina


Nel 1456 Antonello era a Messina , nel 1475 a Venezia, dove tra l'altro realizzò il S. Sebastiano e la pala di S. Cassiano, che, per mezzo del particolare colorismo, sarà uno stimolo importante per gli sviluppi della pittura tonale veneta. Infine, nel 1476 ritornò a Messina dove rimase fino alla morte nel 1479.
Nella Crocifissione di Bucarest e poi in due tavolette (“la visita dei tre angeli ad Abramo” e “S. Girolamo penitente” ) di Reggio Calabria e nel “S. Girolamo nello studio” (Londra) si avvertono influenze fiamminghe; l'influsso di Piero della Francesca è invece rintracciabile in dipinti successivi (“le annunziate”, “il Salvator Mundi”.

 

Autoritratto
Londra - National Gallery
Presunto Autoritratto

San Gerolamo nello Studio
San Gerolamo studio

Grande e immortale è la sua pittura, purtroppo solo una cinquantina di quadri sono sicuramente autografi secondo il parere di critici e storici dell'arte, si ipotizza appena il 20% della produzione del grande maestro.

C'è da chiedersi allora quali aggettivi si dovrebbero usare se di Antonello ci fosse tutto noto, opere e dati biografici, anziché avvolto tutto nel mistero. La figura di Antonello, proprio a causa della scarsità di opere quanto di notizie, viene sottovalutata dal Vasari nel '500 e misconosciuta lungamente sino alla fine dell'Ottocento quando Bernard Berenson e altri studiosi squarciano il velo polveroso dell'oblio con la luce della conoscenza e dell'intelletto. Antonello è il tipico rappresentante dell'Homo Novus del Rinascimento, un fenomeno tutto italiano dalla Sicilia a Venezia.

E' il simbolo di quel secolo, il Quattrocento, in cui l'uomo riprende coscienza di sé dopo i secoli bui del sino a varcare l'immenso Oceano per scoprire il Nuovo Mondo. Antonello, in età giovanile oltrepassa lo Stretto per raggiungere il continente quasi che questo fosse un'entità geografica del tutto diversa oltre che separata. Raggiunge Napoli e trova Renato I il Buono, duca di Angiò e conte di Provenza, re di Napoli, di Sicilia e di Gerusalemme. Insomma, un misto di siciliano, figlio di Luigi II re di Sicilia, dall'esperienza internazionale.


Il sovrano, amante dell'arte, si diletta di pittura ed è ammiratore di Jan Van Eyck e di Van der Weyden, artisti che hanno mandato alla sua corte le loro opere importanti. Antonello, mentre impara l'arte alla bottega di Colantonio, respira l'aria di un ambiente culturale molto vivace nel quale le influenze iberiche e provenzali si intrecciano con quelle fiamminghe.
Il maestro può così avviarsi ad una pittura che integra le diverse esperienze italianizzandole e si rifà in particolare a quella fiamminga di Van Eyck: quest'intreccio di suggestioni  è  palpabile nel  "San Gerolamo nello studio" (National Gallery di Londra).

E' questo un piccolo, prezioso dipinto ricco di particolari minutamente descritti con una chiarezza spaziale tutta italiana.
Il probabile viaggio a Roma lo mette in contatto diretto con le opere di e consolida la tendenza a semplici e calibrate architetture spaziali. La suggestione della pittura di porta Antonello alla conquista di uno spazio generato dalle figure stesse, e a organizzare i particolari, osservati sempre con senso acuto della preziosità delle diverse materie in ampie e serene composizioni prospetticamente bloccate nelle quali le forme, grazie alla luminosità del colore, assumono risalto nettissimo.

Piero della Francesca

 

Fin dagli inizi, comunque, Antonello è sé stesso, artista personalissimo e figlio della sua terra. In uno dei suoi primi dipinti del 1455, La Crocifissione, conservato al Muzeul de Artà di Bucarest, trasporta l'azione in un ambiente siciliano immaginario ma vero. Nota come Crocifissione di Sibiu, dal nome della località in Transilvania dove era collocata fino al 1948, nel museo fondato nel 1817 per ospitare la raccolta del barone Samuel von Brukenthal di Hermannstadt, la piccola tavola ha suscitato un grande interesse nella critica, per la singolare tessitura iconografica e per i rapporti di stile che questa traduce.

Il paesaggio si rivela un evidente, inedito omaggio di Antonello alla sua città natale ed anche una delle più antiche immagini di Messina: lo sfondo propone, infatti, la falce naturale del porto con in primo piano il monastero basiliano del Salvatore e la Rocca Guelfonia, mentre oltre le colline l'artista non rinuncia all'arbitrario inserimento delle Isole Eolie.
 

La base delle tre croci è lunghissima: Cristo risulta spinto in alto, sembra in procinto di tornare in quell'infinito cielo azzurro dal quale era disceso per salvare l'umanità peccatrice, mentre i due ladroni a fianco sono appesi per braccia, pendono verso il basso, verso il mondo terreno al quale appartengono.
I volti dei dipinti di Antonello hanno tutti le stesse sembianze, sono i volti che l'artista incontra nella sua Isola: popolani o nobili fieri o contadini "che veramente sanno di chiostro e d'ovile" secondo l'efficace immagine di Leonardo Sciascia. In questo dipinto si affacciano già alcune caratteristiche che saranno vitali per la sua pittura futura quali l'ariosità dell'insieme, la particolarità del riferimento alla Sicilia, la trasparenza di una pittura che si fonda ancora su colori smorti e che soltanto in seguito acquisteranno la lucentezza della pietra preziosa.

La piazza di scena, di atroce indifferenza al martirio di San Sebastiano, (Dresda - Staatliche Gemaldegalerie); non si può certo dire che nell'architettura sia riconoscibile come siciliana; Antonello ha voluto inventarla su elementi di varia provenienza nella ricerca di rapporto tra architetture e figure che è poi uno dei più perfetti che siano mai stati conseguiti nella pittura.

Ma nella donna che si affaccia da una quinta col bambino in braccio, nelle figure che  si affacciano ai terrazzi, nelle graste e nelle grate, in quella borraccia appesa a lato della finestra alta, c'è un'aria di casa, di pomeriggio messinese.
Si svolge quindi la parentesi veneziana. Antonello è chiamato dal patrizio Pietro Bon per eseguire la Pala di San Cassiano" per la chiesa omonima, opera che sarà spezzata, ritagliata e posta nei musei di varie città (Vienna, Barcellona, Budapest). Quest'opera all'inaugurazione esplode letteralmente come una bomba atomica dell'arte.
Il maestro messinese ha portato sulla laguna, insieme alle nuove concezioni rinascimentali, il colore compatto e cristallino della pittura nordica. La serie delle opere veneziane del grande maestro siciliano è di estrema importanza per l'influenza che queste eserciteranno sulla pittura della Serenissima e principalmente su quella di Giovanni Bellini. Il trapasso dall'una all'altra sta a indicare che Antonello porta sì a Venezia l'esperienza di Piero della Francesca ma la rinnova egli stesso a contatto con la poetica di . Giunge insomma a quella completa risoluzione delle forme in architettura e dell'architettura in colore-luce, per cui la Pala di San Cassiano si pone come il punto di arrivo di tutte le precedenti ricerche e come il punto di partenza delle ulteriori esperienze sia di Bellini sia dei suoi allievi e seguaci. Le inflessioni fiammingheggianti di altre opere qui realizzate dal maestro di Messina non rimangono senza eco e trovano riscontro anche nelle opere del Carpaccio. Nel dipinto la Pietà con tre angeli conservato al Museo Correr di Venezia, come nella Pietà con un angelo (Prado di Madrid), insieme a riferimenti  alla Città di Messina  (absidi Chiesa di S. Francesco) si riscontra una specie di messa a punto finale dell'arte di Antonello che provoca una magistrale correzione di rotta nell'ambito della grandissima pittura veneziana.
 

Pala di San Cassiano
Pala San Cassiano
Pieta con Tre Angeli
Pietà Tre Angeli
Pieta con tre angeli_particolare
Pietà Tre Angeli
particolare
Salvator Mundi
Salvator Mundi

Fermenti e forze che si influenzano vicendevolmente, con reciproco vantaggio. Antonello non sarebbe quello che è se non avesse guardato i fiamminghi e Piero della Francesca, o se prima di maturare completamente non avesse visto anche Venezia e i pittori veneziani.
Questi ultimi, i maestri della Serenissima, devono a lui l'apertura verso la dimensione rinascimentale in modo da non restare avulsi dal fenomeno generale apparso nel resto dell'Italia, dalla Toscana alla Sicilia. Salvator Mundi (Londra, National Gallery) a quanto si conosce è la prima opera da lui firmata e datata, 1465.

 

Si nota un pentimento nella mano benedicente. Questo pentimento è affiorato dal velo sottilissimo della pittura ad olio e mostra come, in un primo momento, le dita nel gesto della benedizione fossero in una posizione diversa, parallela alla superficie del quadro.
Antonello ha voluto forare lo spazio, impadronirsene in profondità: da qui l'audace scorcio delle dita che sembrano uscire come dal pelo dell'acqua e venire avanti verso lo spettatore. Cristo ha gli occhi piccoli, affioranti e a mandorla, l'iride pare luminosa alla stregua di un topazio bruciato. C'è nei suoi lineamenti qualche tratto mongolico tale da far supporre un collegamento con i personaggi caratteristici di Petrus Christus, l'erede spirituale di Van Eyck, con quale è avvenuto forse un incontro diretto a Milano. Nella splendida Vergine Annunziata (Museo Nazionale di Palermo), la mano alzata della Madonna non è scorciata esattamente, è piuttosto come storpiata.

Il manto azzurro gira invece nello spazio come se fosse in una nicchia: da l'impressione della scultura. Da rilevare che il leggio, sopra il quale la Vergine ha aperto il libro, è ancora in stile gotico.

Altrettanto poeticamente nuova, il viso così giovane atteggiato a un'espressione di stupore ma anche di mistero, è la Vergine Annunziata di Monaco (Bayerisches Staatsgemäldesammalungen) del 1473, che ha pure un libro aperto davanti. Ecce Homo conservato a Piacenza (Pinacoteca Collegio Alberoni), ma anche quello di Genova (Galleria Spinola) e di Vienna: l'espressione dolorosa risulta scandita dal modulo volumetrico che, cilindrico o conico, si riflette nelle lacrime che solcano il viso e nelle gocce di sangue che cola, moltiplicando nell'osservatore le sensazioni di una grande indicibile sofferenza.
L'espressionismo spagnolo e la minuzia fiamminga dei particolari vengono superati da una visione complessiva di classica potenza e dal respiro squisitamente rinascimentale.