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Alessandro Algardi
Conosciuto soprattutto come rivale di Bernini,
Alessandro Algardi non visse di luce riflessa, ma mostrò costantemente
una sua autonoma e forte individualità che lo portò ad essere idolatrato
dagli studiosi del suo tempo e ammirato dalla aristocrazia romana, che
ritrovava nel suo stile il modo migliore per esprimere la propria dignità
e nobiltà. In effetti il mondo artistico di quegli anni era diviso tra
Barocco e Classicismo, cioè tra la passionalità e l’animazione
berniniana e la compostezza ed il rigore a volte velato di malinconia
dell’Algardi.
Nato nel 1595 a Bologna dove, indirizzato dapprima allo studio delle lettere, si iscrisse in seguito all'Accademia di Ludovico Carracci che fu da lui considerato maestro anche nella scultura più dell'oscuro Giulio Cesare Conventi dal quale apprese la pratica di quest'arte. Nel 1622 si recò a Mantova presso il duca Ferdinando Gonzaga nella collezione del quale poté conoscere la scultura classica che tanto ascendente esercitò sul suo indirizzo stilistico: esperienza del classico che proseguì quando, dopo un breve soggiorno a Venezia, nel 1625 si trasferì a Roma dove si dedicò al restauro delle statue antiche, che allora consisteva nell'aggiungere i pezzi mancanti alle mutile testimonianze della scultura ellenistico-romana. A Roma si legò d'amicizia col famoso pittore Domenichino, suo conterraneo, il quale, stando all'abate Bellori suo biografo, «non solo l'istruiva nelle cose dell'arte», ma lo propose per due statue in stucco della Maddalena e di San Giovanni Evangelista per le nicchie della cappella Bandini in San Silvestro al Quirinale (1628-29) per la quale aveva già eseguito due statue il Mochi: e fu forse l'esempio di questi, oltre alla statuaria ellenistica, a tener lontana la plastica algardiana dal tumultuoso gusto chiaroscurale di quella del Bernini per avviarla a quella pacata e diffusa luminosità che avvolge le superfici delle sue sculture. Mal però ne fu ripagato il Mochi quando nel 1645 l'Algardi riuscì, mediante intrighi, a togliergli la commissione del senato romano per una statua di bronzo di Innocenzo X da porre nel palazzo dei Conservatori, la quale è uno dei suoi capolavori per la vivacità del gesto benedicente e per la saldezza della costruzione animata dall'intenso gioco chiaroscurale degli ampi paramenti.
Diversamente da quelle del Bernini, che si direbbero concepite di getto, le opere dell'Algardi appaiono il frutto di una laboriosa e meditata gestazione, testimoniata anche dalla lunghezza dei tempi in cui furono eseguite: fu questo anche il caso del gruppo della Decollazione di San Paolo iniziata nel 1634 su commissione della famiglia Spada per l'omonima chiesa di Bologna e non ancora terminata nel 1641 e dalla modellazione analiticamente ricercata.
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